venerdì 22 dicembre 2017

S. Marinella, bilancio ed emergenze: un lavoro impegnativo per la Commissaria.

Con fiducia, il Paese che Vorrei pone l’attenzione su alcune criticità.


Il Paese che vorrei saluta la Vice Prefetto Enza Caporale, Commissaria prefettizia e le augura buon lavoro per riportare nel nostro Comune la trasparenza e l’efficacia amministrativa che sono mancate negli ultimi anni.

Sappiamo che il compito non sarà semplice, a partire dalle opportune verifiche sui dati di bilancio. I problemi accumulati sono molti perché l’indifferenza e l’incapacità della passata Amministrazione si sommano alle questioni che la caduta anticipata di un sindaco lascia in sospeso, aggravando l’onere che la Commissaria si troverà ad affrontare e la responsabilità di tutti noi nell’agevolarne l’operato.

In questo spirito ci permettiamo di segnalare alcune criticità che possono avere ripercussioni gravi sulla vita dei cittadini, pregando la Commissaria, compatibilmente con gli impegni che sta affrontando, di riuscire a individuare lo spazio operativo per porvi rimedio.
La prima è una questione di sicurezza per l’incolumità dei cittadini e riguarda la verifica dello stato di manutenzione dei fossi. Ci troviamo infatti ad affrontare l’inverno e purtroppo conosciamo gli effetti drammatici e i danni che un violento temporale può provocare in assenza della dovuta manutenzione.

La seconda criticità riguarda gli edifici scolastici. Ogni giorno in più che i nostri ragazzi trascorrono nel degrado, documentato perfino dalla televisione nazionale, aumenta il malessere e la sfiducia che i più giovani maturano nei confronti delle istituzioni. Vivere in un ambiente degradato non può che produrre scoraggiamento, distacco e risentimento nei ragazzi e nelle loro famiglie.

Sulla questione degli impianti sportivi il problema è duplice perché, se da un lato ci auguriamo possano emergere le precise responsabilità di chi ha distrutto le strutture e il patrimonio legato alle attività sportive, dall’altro riteniamo fondamentale intraprendere un percorso per restituire alla città almeno parte dei servizi sostenuti con lo sforzo economico di tutti e da anni indisponibili alle attività.

La caduta del sindaco ha inoltre lasciato in sospeso la questione del progetto SPRAR, interamente finanziato attraverso il relativo Fondo Nazionale, che mira a offrire accoglienza a circa quaranta persone richiedenti asilo o rifugiate. Si tratta di persone che vivono un dramma che non è giusto acuire per inadempienze amministrative. Inoltre, il nostro territorio rischia di perdere un finanziamento di più di seicentomila euro che potrebbe essere utilizzato per coltivare le politiche dell’accoglienza.

Ci preme però segnalare alla Commissaria prefettizia l’importanza di predisporre adeguatamente il nostro comune all’arrivo della stagione estiva. Questa rappresenta un fattore economico vitale per Santa Marinella e Santa Severa e riteniamo fondamentale curare una programmazione sulle strutture ricettive e sulle attività da intraprendere affinché l’intera comunità non debba fronteggiare un calo dell’affluenza turistica in una congiuntura già particolarmente sfavorevole.
L’elenco sarebbe lungo (cantieri aperti, verde pubblico, servizi ai cittadini); non si può pretendere di rimediare alla mala gestione di anni in pochi mesi ma confidiamo che la Commissaria possa riavviare un meccanismo per troppo tempo inceppato con la conseguente mortificazione del nostro territorio.

Qualora lo ritenesse opportuno, la nostra associazione si dichiara fin da subito disponibile sia a un incontro di approfondimento sia a collaborare, anche in termini di volontariato operativo, alle iniziative che la Commissaria dovesse ritenere utili a raggiungere lo scopo di mitigare il disagio e trasformare queste criticità in opportunità per un futuro migliore.

lunedì 20 novembre 2017

Il "Paese che vorrei" si candida al governo della città.

Una lista civica per sfidare l’incompetenza e gli opachi interessi che hanno distrutto la Perla del Tirreno negli ultimi decenni.




L’assemblea degli associati del Paese che vorrei, riunita il 19 novembre, ha deliberato di impegnarsi concretamente nelle elezioni comunali candidandosi al governo del comune di Santa Marinella con una propria lista civica. Per anni il Paese che Vorrei ha cercato di costruire sul territorio una realtà volta all’impegno civico e sociale, con l’intento di promuovere azioni volte allo sviluppo del bene comune e del territorio.

Fra pochi mesi il Comune di Santa Marinella verrà nuovamente chiamato al voto. Lo scenario che si sta preparando vede una assoluta continuità nella proposta di candidati e liste, con finte aggregazioni civiche guidate da persone che per anni hanno fatto parte della attuale compagine di governo e tentano ora improbabili trasformismi e camuffamenti per riproporre ai distratti il loro volto sotto forme nuove, o con personaggi che hanno attraversato per decenni la politica locale con l’unico risultato di favorire il tornaconto proprio o di pochi privilegiati a detrimento degli interessi della comunità. Tutto quello che si offre ai cittadini è ormai un’inaccettabile “alternativa del diavolo”: la scelta fra l’incompetenza manifesta e il conclamato disinteresse del bene pubblico e collettivo.

Per questo abbiamo deciso che è ora di mettere a disposizione le nostre forze, il nostro impegno, il nostro servizio per costituire una possibilità di riscatto per Santa Marinella ed i suoi cittadini. Non lo desideravamo, ma se questo è quello che siamo chiamati a fare, lo faremo appassionatamente, perché crediamo che in qualunque direzione si debba andare, bisogna andarci con tutto il cuore.

Non siamo animati da ambizioni personali, non rappresentiamo gli interessi di parte di speculatori, di costruttori, di pseudo investitori che per decenni hanno saccheggiato le nostre coste e le nostre terre. Non siamo gente di potere ma di servizio. Siamo cittadini di Santa Marinella, professionisti, operai, impiegati, insegnanti, studenti. Gente normale che prende atto di come, ancora una volta, i soliti noti, con nuove vesti, si preparano a fare i loro interessi nella nostra città. Abbiamo deciso di chiamare all’impegno tutti coloro - non complici di questi decenni di predazione - che abbiano voglia e competenze per trovare la strada giusta. Una strada fatta di progresso, onestà, buon governo ed equità.

Non siamo sprovveduti: conosciamo il territorio, abbiamo specifiche competenze tecniche e amministrative, abbiamo esperienza e determinazione e abbiamo i necessari rapporti con le altre forze istituzionali, ad iniziare dalla Regione Lazio; siamo in grado di attuare un programma concreto, di costruire un bilancio veritiero, di azionare le leve dell’amministrazione per avviare finalmente una fase positiva per il governo della nostra città. Non vi è un ambito sul quale non si debba ricostruire. E per ricostruire c’è bisogno di passione, competenza e serietà. Tutte doti non intravedibili in nessuno dei candidati che i veri partiti o movimenti stanno facendo scaldare per le elezioni del 2018.

Ci prenderemo cura di tutti i santamarinellesi, delle loro ambizioni, dei loro sogni, delle loro speranze e delle aspettative dei loro figli.

Chiediamo a tutti di esserci compagni di strada, di voler condividere idee e proposte per partecipare alla liberazione di Santa Marinella, da troppo tempo prigioniera di interessi personali, potentati ristretti, saccheggi indiscriminati.

sabato 30 settembre 2017

CA CHANGE QUOI

2 ottobre 2017, facciamo un punto sui fossi


“Ca change quoi”, letteralmente Cosa cambia, che senza punto interrogativo diventa una constatazione, ha il valore di un’evidenza negata, e per questo messa ancora più in evidenza; è un interrogativo che contiene già una risposta: non cambia nulla (A. Tabucchi, Di tutto resta un poco, Feltrinelli).




Il 2 ottobre 1981, una pioggia torrenziale arrecò a Santa Marinella gravi lutti e ingenti danni. Questa cicatrice è rimasta impressa nella memoria di Santa Marinella. Fino ad allora, ci si era illusi di poter imbrigliare i fossi e le acque che vi scorrono con coperture per recuperare strade e parcheggi o di poter costruire argini di cemento ed edificare, senza conseguenze. Tutto questo ha invece creato le condizioni per il disastro del 2 ottobre; l’impeto dell’acqua non conosce ostacoli e trae vigore dalle strettoie, travolge ponti, muri, edifici.

Dichiarata da allora città a grave rischio idrogeologico, S. Marinella avrebbe avuto bisogno di interventi strutturali seri per mettere in sicurezza i cittadini e di un calendario rigoroso di manutenzione dei fossi per assicurare che il passaggio dell’acqua non sia MAI ostruito.
Purtroppo, la condizione attuale dei fossi, anche dei più pericolosi straripati nell’81, è perlopiù identica. Le amministrazioni che si sono succedute non hanno ravvisato l’urgenza e la necessità di intervenire anche quando comitati cittadini hanno sollecitato ed addirittura dato indicazioni di fondi stanziati per la sicurezza del territorio. Inoltre, ci si ostina a non programmare la manutenzione con regolarità e tempismo ma s’improvvisano, alla bisogna, tardivi “interventi urgenti di manutenzione ordinaria” (!).



Qualche esempio? Tra gli interventi già finanziati, c’è quello del fosso delle Guardiole. L’iter, avviato nel 2008, non ha avuto seguito per un contenzioso con il residence Baia del Sole, che si oppone all’esproprio della porzione di parcheggio costruita sul letto del fosso. Questo ha convinto l’amministrazione a modificare il progetto, ignorando le prescrizioni dell’Autorità di Bacino.

Al fosso delle Vignacce l’intervento di ampliamento in corrispondenza del ponte pedonale “dei carabinieri” non è stato risolutivo: basta una pioggia più intensa a provocare l’allagamento del sottopasso e delle strade adiacenti (aggravato dall’aumento di superficie impermeabilizzata “a monte”, realizzato per il raddoppio di via delle Colonie).


Per quanto riguarda il fosso di Ponton del Castrato, il progetto preliminare, presentato dal Comune alla Regione grazie alle pressioni dei cittadini del rione Alibrandi, prevede la creazione di due grandi vasche di espansione tra il paese e l’autostrada, per dare sfogo all’acqua e impedire che raggiunga impetuosa il punto critico del sottopasso ferroviario. I fondi “Italia sicura” stanziati per redigere il progetto esecutivo potrebbero arrivare entro ottobre. La qualità del progetto dovrebbe assicurare l’ok dell’Autorità di Bacino e i lavori potrebbero cominciare subito visto che il terreno individuato per le vasche è comunale. Ma altri Comuni, più avveduti del nostro, che hanno già presentato in Regione i progetti esecutivi, potrebbero avere una precedenza nell’erogazione dei fondi che, non essendo illimitati, potrebbero non essere destinati a noi nei tempi auspicati.

Un’amministrazione responsabile potrebbe perlomeno ridurre i rischi per la popolazione dando seguito all’approvazione del Piano di Emergenza Comunale che serve a coordinare tutte le azioni di prevenzione e soccorso.

Obbligatorio dal 2012, il nostro Comune l’ha approvato il 30 novembre 2016 ma non lo ha ancora illustrato alla popolazione, che di fatto non saprebbe come comportarsi in caso di alluvione.

Una volta realizzati questi interventi, si potrebbe anche valutare la riqualificazione dei fossi come risorse paesaggistiche e ambientali, perlomeno nel caso di Castelsecco: un’ampia foce naturale, ricca di vegetazione che invita alla sosta gli uccelli migratori. Anche su questo fronte i cittadini si sono attivati da tempo: attraverso il progetto “Castelsecco partecipato”, il Comitato 2 Ottobre insegue da anni il sogno di regalare alla città di Santa Marinella il suo primo parco naturale cittadino.




Il Paese che vorrei

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mercoledì 27 settembre 2017

Raccolta differenziata: farla bene conviene



L'amministrazione sta, faticosamente, procedendo con la procedura di gara per l'affidamento della gestione dei rifiuti.

Ma a monte ci siamo noi che non sempre differenziamo correttamente. Per non parlare di coloro che non lo fanno affatto.
Per funzionare bene e portarci dei vantaggi, però, è necessario che tutti la facciano bene.
Ecco quindi alcune informazioni che possono chiarire dubbi, stimolarci a farla meglio e aiutarci a convincere anche i più recalcitranti. Stiamo volantinando per raggiungere anche coloro che non frequentano i social. Diffondiamo le informazioni: GRAZIE!






lunedì 18 settembre 2017

Modifiche allo Statuto Comunale

NESSUNA VISIONE E NESSUNA VOLONTÀ DI RISPONDERE CONCRETAMENTE ALLE ESIGENZE DEI CITTADINI.


La decisione della maggioranza di modificare lo Statuto senza alcun coinvolgimento delle forze politiche e dei cittadini è fortemente criticabile, tanto più se ciò avviene negli ultimi mesi di mandato e in una situazione di grave dissesto economico e di ripetute bocciature contabili che ne delegittimano, almeno moralmente, l’operato.
La bozza comincia a circolare e il Paese che Vorrei esprime un suo negativo parere sul nuovo documento.
Lo Statuto dovrebbe essere l'atto fondamentale attraverso cui un Comune si dà delle regole trasparenti per delineare le finalità generali dell’azione politica e per incrementare l’efficienza della gestione e dei servizi amministrativi. Questo, naturalmente, quando non è relegato a vuoto atto formale.
È un documento che non si riscrive tutti i giorni. Lo si modifica quando, sul fronte gestionale, si intende riorganizzare la struttura e gli uffici comunali per adeguarne il funzionamento alle concrete esigenze dei cittadini.  Oppure quando, sul fronte dell’indirizzo politico, si è maturata una nuova visione della comunità e si intende delinearne l’indirizzo programmatico di lungo periodo. 
La questione avrebbe meritato una valutazione attenta e condivisa. Quanto è stato fatto appare piuttosto come una forzatura opportunistica di pochi membri dell’amministrazione con il beneplacito svogliato del sindaco Bacheca.
Nel merito, il nuovo testo dettaglia le funzioni del Consiglio comunale e dei suoi organi ed introduce la nomina di un capogruppo per ogni lista rappresentata in Consiglio piuttosto che uno per coalizione come era precedentemente (finalmente avremo dei consiglieri capigruppo di sé stessi, questione che certo non teneva i cittadini svegli la notte). 
Un’altra novità, più significativa, riguarda l’introduzione nell’art. 46 della definizione di Fondazioni e Società per azioni e del loro rapporto con l’ente comunale. Certamente, quella di supplire a carenze di funzioni e di servizi attraverso il ricorso alle risorse economiche di Fondazioni e di Società per azioni è tendenza generale. Ciò testimonia la triste resa degli enti pubblici, non più in grado di rispondere alle esigenze, spesso anche primarie, dei cittadini. Non stupisce che i nostri amministratori, dopo averci portato sull’orlo del default, si allineino senza remore a questa tendenza. Ci saremmo aspettati, però, che il Comune prevedesse almeno specifici dettami improntati alla massima trasparenza visto come, in altri contesti, il rapporto con fondazioni e S.p.a. ha rivelato ambigue commistioni tra apparati politici e interessi privati.
Queste le modifiche proposte, in tutta fretta. Numerose le omissioni sui molti altri punti che potevano essere introdotti o migliorati a concreto beneficio dell’interesse pubblico, della partecipazione democratica e della trasparenza

Il più importante di questi riguarda l’articolo relativo all’edilizia concordata, rimasto immutato. L’articolo prevede i project financing e gli accordi di programma, cioè i permessi che un Comune può accordare a imprese per costruire e/o gestire anche in deroga al piano regolatore, in cambio di benefici per la collettività. Per amara esperienza a S. Marinella i benefici alla comunità sono venuti sempre dopo agli interessi privati o non sono venuti affatto.

Sarebbe stato opportuno introdurre un Regolamento che prevedesse puntuali requisiti a tutela dell’interesse collettivo, una maggiore partecipazione delle Commissioni Consiliari nella fase di decisione e un più ampio coinvolgimento dei cittadini.
  
Ed è proprio sugli strumenti di democrazia partecipata che lo Statuto rivela le sue lacune più gravi. Nel corso delle molte campagne di raccolta firme, Il Paese che Vorrei si è scontrato con la mancanza di un Regolamento che ne stabilisse le modalità e lo ha segnalato. Eppure, su questo fronte, tutto è rimasto immutato. 

Invece di procedere a modificare lo Statuto, non potevamo cominciare con il redigere i Regolamenti, citati ma inesistenti, che rendono molte delle direttive enunciate nel testo inattuabili?

Si è preferito specificare e ampliare in astratto le finalità del Comune. Adesso che a fine mandato non c’è più il rischio di doverle perseguire concretamente, la maggioranza snocciola generici obiettivi tra i quali spicca un rinnovato interesse per la floricoltura.

Tutto questo, da domani però. Fino ad oggi ci si è guardati bene dal promuovere, incentivare, stimolare, ammodernare, potenziare alcunché. Se i dettami dello vecchio statuto sono rimasti lettera morta per due mandati e non si è nemmeno ritenuto opportuno di scrivere i regolamenti attuativi mancanti che senso ha proporre ora, in tutta fretta e senza discussioni, questo nuovo testo? 

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lunedì 11 settembre 2017

SOS DAL KM 58 - ORA LA SPIAGGIA C’È MA NESSUNO CI VUOLE ANDARE


Il paradosso di un lavoro fatto male: le attività economiche sono a rischio, la godibilità della spiaggia libera è compromessa, la costa ha subito un danno paesaggistico e ambientale.


Il Paese che Vorrei ha incontrato le titolari dell’edicola al km 58 e del vicino chiosco ristorante la Sassola. Le due imprenditrici, allarmate dalla crescente infruibilità di questo tratto di costa hanno chiesto visibilità per stimolare un intervento che fronteggi i crescenti problemi creatisi a seguito della costruzione delle scogliere anti erosione. Purtroppo, il problema della costa al km 58 non è circoscritto al danno economico diretto subito da queste attività commerciali.

L’intervento, in sé, si è dimostrato efficace: la barriera rompe le onde, la statale è salva, l’ANAS può essere soddisfatta. Non si può dire altrettanto della comunità di S. Marinella.

La costruzione della barriera, eseguita nel 2004 per proteggere la statale ss1 Aurelia dall’erosione, ha cambiato il volto di una delle insenature più belle di S. Marinella (che ospita anche la famosa villa di Rossellini e uno dei quattro ponti romani di S. Marinella edificato tra il III e il II secolo a. C.).


Il collocamento della barriera artificiale, in superficie e a meno di 20 metri dalla costa, ha devastato la baia; le attività economiche sono in sofferenza, la gradevolezza di una delle poche spiagge libere del nostro comune è compromessa, i surfisti hanno perso uno degli spot più frequentati, la costa ha subito un danno paesaggistico e ambientale.

L’interruzione del naturale scambio tra il mare e la costa sta provocando un grave fenomeno di ristagno dell’acqua. A parte il concreto rischio della diffusione di alghe tossiche, il risultato è che l’acqua è poca e ferma, le alghe si accumulano, fermentano e puzzano. La barriera inoltre, per altezza e dimensione, ostacola anche il ricircolo dell’aria. Sulla spiaggia non soffia un alito di vento e sdraiati sulla sabbia, non si vede il mare. Ricordiamo anche che proprio a destra della Sassola c’è un fosso, nel quale al sopralluogo dei primi di agosto scorreva acqua, (e che acqua è visto che non piove da mesi!) il cui sfogo a mare è attualmente insabbiato. Non stupisce quindi che, in piena estate, la spiaggia fosse quasi deserta.


Leggermente meno grave la situazione sul versante del ristorante il 58. L’unico varco realizzato nella massicciata consente un minimo, ma solo un minimo, di ricambio dell’acqua e di ventilazione.

La necessità di proteggere la statale era e resta incontestabile ma i danni collaterali per la nostra comunità erano inevitabili?

Al tempo dei lavori, gli allora concessionari dell’arenile interessato sollevarono, inascoltati, la necessità di effettuare uno studio di Valutazione di Impatto Ambientale che tenesse conto delle specificità della costa e del movimento delle acque, prima di effettuare qualsiasi intervento. Si chiedeva che l’intervento di difesa antierosione integrasse criteri di sviluppo turistico sostenibile, valorizzazione e tutela del patrimonio ambientale litoraneo.

Si sollecitava anche una valutazione dell’intervento sulla base di una reale concertazione con i soggetti interessati. Si chiedeva di non essere lasciati soli. Purtroppo, anche in quell’occasione l’Amministrazione comunale non volle o non fu capace di farsi parte attiva nella vicenda, commissionando una seria valutazione sul possibile impatto dell’intervento e negoziando con la Regione i requisiti dell’opera necessari alla difesa del nostro patrimonio costiero e delle attività economiche ad esso collegate.


Ci si aspetterebbe che un’amministrazione comunale si facesse attore delle scelte da effettuare sul proprio territorio. Che potesse far sentire la propria voce, ossia quella dei propri cittadini, per tutelare al meglio il paesaggio, le attività economiche e le opportunità di fruizione dell’ambiente.

La protezione del muro di contenimento della Statale Aurelia, infatti, poteva essere realizzata tramite la posa in opera di una barriera soffolta, ossia una barriera che posta all’opportuna distanza dall’arenile, avrebbe potuto smorzare la violenza dell’onda consentendo il movimento di correnti di superficie e la godibilità del tratto di costa e della visione dell’orizzonte (essendo realizzata sotto il livello del mare).

Invece no. L’amministrazione di allora, come quella di oggi, in un intervento di questo genere non vede altro che la possibilità di delegare ad altri oneri, scelte e decisioni e, in funzione di questa deresponsabilizzazione, è disposta a sacrificare uno dei pochi tratti di spiaggia libera nel nostro comune, lasciando che si trasformi in un acquitrino maleodorante.


Non è troppo tardi per intervenire. Una modifica della barriera potrebbe ancora essere realizzata ma il disinteresse si protrae a tutt’oggi anche sul fronte del decoro ambientale. Infatti, oltre ai danni dovuti alla presenza delle barriere, tutta la zona d’accesso meridionale del nostro comune versa in uno stato d’abbandono. L’orologio della rotonda, danneggiato mesi fa da un temporale non è stato né riparato né rimosso, la struttura rugginosa e cadente della fermata degli autobus troneggia in mezzo ai rifiuti, il ponte romano giace soffocato dalle sterpaglie- invisibile e non segnalato- i muri e i segnali stradali vandalizzati fanno bella mostra di sé offrendo una prima impressione assai poco attraente di S. Marinella.


Per sollevare il problema, abbiamo atteso la fine della stagione estiva per evitare le solite polemiche sul darsi la zappa sui piedi e non scoraggiare i già pochi fruitori dell’arenile ma è evidente che il nostro territorio ha bisogno di ripartire da zero. L’intervento effettuato al km 58 va rivisto; non possiamo rassegnarci e dare per persa una della nostre baie più belle. Molte aree del nostro comune soffrono di analoghi problemi legati all’abitudine di mettere toppe estemporanee ed inutili quando invece avrebbero bisogno di essere ripensate nella loro totalità. I soldi sono pochi, si sa, ma dobbiamo deciderci a invertire la rotta. Tutto il nostro territorio ha bisogno di interventi di risanamento e riqualificazione, indispensabili se nei fatti e non solo nelle chiacchere si vuole concretizzare un vero rilancio turistico ed economico della ex Perla del Tirreno.

giovedì 15 giugno 2017

Piovono tegole: salviamo i nostri studenti

Scuole a rischio per il prossimo anno scolastico.


Siamo alle solite: si prospetta un altro anno scolastico difficile a Santa Marinella. Quanti altri studenti saranno costretti a migrare da una scuola all'altra? Non bastava aver chiuso Vignacce novembre scorso per inagibilità, ora l’impianto termico della scuola media ex Carducci è completamente da rifare.

I provvedimenti a riguardo procedono molto lentamente o forse non procedono affatto.

Per Vignacce il progetto di rifacimento doveva essere consegnato da mesi. Dov’è? Qualcuno lo ha vagliato? Perché nessuno ne parla? L’assessore ai lavori pubblici Bronzolino continua a sostenere che tutto va bene. Rassicurazioni risibili visto che il plesso non è stato più riaperto.


E ancora: il 26 maggio viene affidato l’incarico per riprogettare l’impianto di riscaldamento della scuola media Carducci: il vecchio è ormai irrecuperabile. La cifra ipotizzata è di 375.000 €, senza il riscaldamento della palestra.

Speriamo che sia tutto pronto per Il 15 novembre, data prevista per la riaccensione dell’impianto. Le passate esperienze non rendono ottimisti.

Se anche questi interventi andassero a buon fine resterebbero una goccia nell’oceano a fronte della grave situazione della Carducci recentemente illustrata dal servizio RAI che mostrava una scuola fatiscente e ridotta a colabrodo. Immagini ampiamente diffuse dalle pagine FB che hanno umiliato i santamarinellesi, attoniti di fronte a tanto scempio, ma che non hanno minimamente scosso chi di questo scempio è responsabile.

Faremo in tempo a sanare queste situazioni o, per il prossimo anno scolastico, si prospetta lo smembramento della scuola di S. Marinella su tutto il territorio? E a quale altissimo costo?

Questo è il risultato di 10 anni di amministrazione Bacheca. Nessuna pianificazione coerente degli interventi di manutenzione ordinaria che ci avrebbero permesso di non arrivare allo stato in cui siamo. Anni di sollecitazioni inascoltate: dei genitori, dei dirigenti scolastici, delle forze politiche. Una scaletta delle priorità che pone spese improduttive e clientelari prima della scuola. Tutto questo deve finire.


mercoledì 7 giugno 2017

Restituiamo un futuro a Santa Marinella!

Ripartiamo dalle idee, dal programma e dai progetti e non dai soliti nomi



In Paese c’è fermento pre-elettorale. Girano voci, si fanno illazioni, si ipotizzano scese in campo. Voci inquietanti perché invece di avere come tema centrale il futuro di questa città allo stremo – senza servizi, senza opportunità e senza un centesimo nelle casse – riguardano unicamente il toto-sindaco. Tornano a echeggiare i soliti nomi, che credevamo ormai consegnati alla storia.

Nomi di chi avanzerebbe senza vergogna la propria candidatura, contando su un’amnesia collettiva. Facendo leva sulle pessime condizioni in cui versa Santa Marinella, si torna ad evocare l’ormai logoro miraggio dell’uomo forte che stavolta, miracolosamente, risolverà tutti i nostri problemi. E come cura, si propongono le stesse dinamiche che ci hanno condotto a questo degrado.

Dall’una e dall’altra parte, ma anche tra le parti, pare siano già partite le campagne acquisti all’insegna del “che te serve”; ricche di promesse di favori o di scambi ed elargizioni di privilegi. Tra gli affaristi, c’è gran fermento perché, si sa, che qualche metro cubo di cemento o qualche concessione per “fare un po’ come ti pare” non si nega a nessun compare fedele.

Il fatto che né coloro che sembrano sponsorizzare i soliti noti, né i loro candidati abbiano mosso un dito in questi ultimi anni per promuovere un’iniziativa, per appoggiare una proposta o un’azione a beneficio di questo territorio, la dice lunga sui loro reali interessi.

Un dimesso fatalismo genera l’idea che non nulla potrà mai cambiare e che le scelte elettorali risulteranno inutili. Così, invece di pretendere programmi convincenti, ci si accontenterà di ripiegare su una fantomatica “vittoria” di parte, come se mettere un sindaco alla guida della città equivalesse a prendere il biglietto vincente di una lotteria.

Il Paese che Vorrei crede che vivere la politica sia un’altra cosa. Dalle ultime elezioni abbiamo mantenuto attivo un presidio di proposta per la città. Abbiamo una visione di questo Paese e di ciò che potrebbe essere se solo si smettesse di scommettere sulla forza dei comitati d’affari e si disegnasse il futuro all’insegna del rispetto per il nostro ambiente, lo sviluppo dei servizi, la necessità di nuove opportunità occupazionali.

È necessario abbandonare gli schemi consumati e fallimentari dei capibastone, da qualunque matrice provengano. Dichiarare apertamente la propria contrarietà ai patti inconfessabili con cui un manipolo di persone si spartisce il potere spostandolo da un padrone all’altro, tramite la logica di presunti serbatoi di voto utili solo a garantire tornaconto personale e mai collettivo.

Riportiamo al centro del confronto idee, programmi e progetti riqualificanti per questa città. Vincere non ha senso se non vince la collettività. Vincere vuol dire essere portatori di azioni in grado di restituire dignità al compito amministrativo, perseguire la giustizia sociale, ridisegnare un futuro sostenibile. Rilanciamo l’idea di una crescita collettiva e agevoliamo il cambiamento con le nostre azioni. Le cose a Santa Marinella possono cambiare.











mercoledì 31 maggio 2017

Finché la barca va....


Vi ricordate il tavolo di lavoro per la riduzione delle emissioni nel porto di Civitavecchia, cui era stato accreditato anche Il paese che vorrei? Era il 29 marzo, e da tale data non ha fatto seguito nessun altra convocazione. Nonostante ciò, qualcosa si è mosso: martedì 30 maggio, infatti, Comune di Civitavecchia, Capitaneria ed Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale hanno sottoposto agli armatori la firma dell’ accordo volontario per la riduzione delle emissioni. La Grandi Navi Veloci è, per ora, il primo ed unico firmatario ma l'auspicio è che altre compagnie possano presto decidere di sottoscrivere l'accordo.

In concreto, analogamente a quanto già fatto sul Porto di Venezia con la ratifica del “Venice Blue Flag”, saranno introdotti limiti più stringenti sull’utilizzo di combustibile ad alto tenore di zolfo. L’accordo, denominato “Civitavecchia Blue Agreement”, prevede che le navi dirette al Porto passino all’utilizzo di combustibile a basso tenore di zolfo già un’ora prima dell’inizio delle manovre di attracco. In conseguenza, le emissioni prodotte in prossimità e all’interno dello scalo saranno sicuramente di minore impatto rispetto a quanto accadeva prima, dove l’obbligo era previsto solo dopo l’attracco, per il mantenimento in accensione dei motori ausiliari (quelli che producono corrente per la nave, n.d.r.).

Ottimo accordo, ma ci permettiamo di esprimere perplessità in merito alla capacità di controllo sul rispetto dello stesso, soprattutto in virtù del fatto che dal 2016 tutte le centraline di controllo dedicate al monitoraggio della eventuale ricaduta dei fumi emessi dalla centrale termoelettrica di Torre Valdaliga Nord sono state cedute ad ARPA LAZIO, e da quel momento i valori di zolfo rilevati (già di per sé molto bassi, ma comunque con andamenti correlabili sia allo stato di impianto che alle variazioni del traffico portuale) sono tutti diventati pari a zero, o comunque al di sotto del limite di rilevabilità strumentale (*).
Come faremo, quindi, a controllare? Se ARPA dice “zero” tutti gli altri sono inutili: i “giudici” dell’ambiente sono loro, e se l' Agenzia Regionale per l' Ambiente maggio 2016 afferma che lo zolfo è scomparso bisogna credergli… o no? Certo è che se la centrale ha continuato a funzionare, se il traffico portuale non è diminuito, se il traffico veicolare è rimasto lo stesso, ci rimane difficile giustificare questa misteriosa scomparsa di zolfo contenuto nell’aria… che dire: finché la barca va …




(*) si definisce “limite di rilevabilità strumentale” il valore al di sotto del quale lo strumento, per come è stato costruito, non è in grado di rilevare l’inquinante specifico (in questo caso, SO2). Tanto per capirsi: se il limite degli analizzatori utilizzati nelle centraline è 0,5 microgrammi, qualunque valore misurato al di sotto di 0,5 è da scartare in quanto inattendibile secondo il costruttore dello strumento.


martedì 4 aprile 2017

Castello di Santa Severa, quali prospettive




Lo scorso 22 marzo, una delegazione de “il paese che vorrei” ha incontrato il dirigente di LAZIOcrea, società in-house della Regione Lazio incaricata della gestione del Castello di Santa Severa, per discutere e approfondire la questione del futuro del Castello.

In sintesi, dall’incontro si è capito che la Regione ha recepito l’esigenza espressa dal progetto, da noi presentato ormai quattro anni or sono, circa il livello qualitativo delle attività da sviluppare e il vincolo di apertura del castello per l’intero arco dell’anno ma non ha recepito le nostre istanze riguardo la struttura economica e il sistema gestionale che costituivano il cuore della proposta.

Purtroppo, erano proprio gli aspetti strutturali del progetto a poter garantire la continuità delle attività e il loro livello qualitativo, le ricadute occupazionali e formative per il territorio, nonché la possibilità del sistema di autofinanziarsi nel tempo. Il sistema gestionale garantiva inoltre la possibilità di un controllo sulla opportunità e qualità delle azioni da sviluppare all’interno di quello che è un bene comune di interesse strategico per il nostro territorio.

Avevamo suggerito l’idea di una Governance composta da Ente Regione, Comune di Santa Marinella, comuni del comprensorio (che hanno approvato in Consiglio comunale il nostro progetto), Società di Gestione del Castello.

Questa Governance avrebbe approvato il calendario delle attività previste nell’arco dell’anno e i Partner coinvolti dalla Società di Gestione per il loro sviluppo; avrebbe identificato gli eventuali finanziamenti per le attività di particolare ricaduta sociale, come la formazione professionale e i seminari di interesse strategico per lo sviluppo economico del comprensorio, avrebbe vigilato sull’effettivo svolgimento delle attività e sul perseguimento degli obiettivi prefissati, correggendo, aiutando ed eventualmente sanzionando l’operato della Società di Gestione.

La Società di Gestione, nel progetto da noi presentato, era l’impresa che avrebbe garantito la gestione di tutti gli spazi del Castello ad eccezione di quelli dedicati all’ambito museale. Un’unica società avrebbe gestito le attività economiche più redditizie, (ristorante, foresteria, bar), garantendo loro continuità di mercato tutto l’anno attraverso la gestione delle attività culturali, sociali e di formazione che avrebbero richiamato una fruizione continua di utenti, visitatori, ospiti, avventori, partecipanti a corsi e seminari, frequentatori di mostre e tanto altro.

Infatti, per poter garantire il lavoro presso un ristorante è necessario creare i presupposti affinché il gestore possa contare su un flusso continuativo di avventori. Altrimenti, le attività resteranno aperte per la stagione estiva e, se va bene, durante qualche fine settimana. E i lavoratori, di conseguenza, saranno occupati stagionalmente o per lo più a chiamata.

Per non correre questo rischio, avevamo suggerito un sistema gestionale di un bene comune che garantisse delle ricadute positive per tutti e non per pochi imprenditori. Un sistema in cui, per il suo stesso interesse, l’imprenditore investisse al tempo stesso su un’attività commerciale e su attività d’interesse sociale che avrebbero attratto utenti a garanzia della continuità dell’attività commerciale stessa. Ma non solo, la continuità di frequentazione del castello avrebbe potuto garantire un mercato di riferimento anche per le botteghe artigiane che immaginavamo potersi sviluppare all’interno del Castello. Per loro ipotizzavamo un canone agevolato in relazione all’erogazione di corsi di formazione artigianale da svolgersi nelle botteghe stesse; se porti un beneficio sul territorio ottieni un’agevolazione economica, se porti nuovi utenti e nuovi visitatori, anche tu contribuisci alla creazione del sistema di gestione economica per cui tutti gli operatori creano un beneficio per gli altri e, ovviamente, per se stessi.

Questo riassunto sintetico delle nostre istanze serve per spiegare il nostro disappunto nei confronti delle scelte operate dalla Regione, di cui siamo venuti a conoscenza durante l’incontro.

Il primo disappunto riguarda la decisione di procedere con uno spacchettamento in antitesi con il concetto di unità produttiva che avevamo auspicato.

Si procede quindi con una frammentazione del bene comune che vede gli spazi che generano ricchezza economica affidate tramite bando a due o tre imprenditori ognuno dei quali si potrà gestire il proprio ristorante, il proprio bar, il proprio albergo. Ciò che riguarda tutti gli altri, ossia le attività che dovrebbero portare nuovi visitatori e fruitori, la formazione professionale, gli incontri culturali, i seminari scientifici o le attività di intrattenimento, rimangono al buon cuore, alla disponibilità economica e alla volontà politica della Regione, per tramite della società LAZIOcrea.

Il canone di locazione degli spazi commerciali andrà direttamente a contribuire al risanamento del bilancio della sanità regionale, mentre le attività di interesse sociale e culturale continueranno a ricadere sulla spesa pubblica della Regione stessa. Questo comporta che i visitatori e quindi i clienti delle attività remunerative, saranno garantiti solo sino a quando la Regione riterrà di spendere soldi sulla creazione di attività. A questo si aggiunga che mentre nella Regione e dentro LAZIOcrea gli obiettivi, le priorità e le persone, cambiano (già a marzo prossimo si vota per il rinnovo della dirigenza politica della Regione) gli appalti remunerativi rimangono visto che LAZIOcrea sta pensando di indire bandi che prevedono una durata gestionale di 12 anni.

Inoltre, difficilmente si potrà vigilare sulla qualità, sull’utilità o sulla ricaduta sociale di quanto avverrà nel Castello. Se un operatore economico non avrà mercato, sospenderà l’attività per riprenderla nella stagione più proficua. Per avere delle possibili ricadute sul territorio non resterà che sperare nel buon senso e nella continuità di erogazione della spesa di chi organizza la riqualificare funzionale del complesso.

Nessun piano per garantire la continuità di posti di lavoro, nessun obiettivo per trasformare il Castello dal pozzo senza fondo che è stato negli ultimi quindici anni, in una risorsa comune, effettivamente in grado portare eccellenza amministrativa, gestionale economica e sociale per tutti, a Santa Marinella e dintorni. Quello che probabilmente si riuscirà a fare è una stagione estiva ricca di offerta. Da settembre in poi, si vedrà.

Ecco il motivo del nostro disappunto. Riteniamo che una grande occasione di sviluppo è andata perduta. Il disappunto aumenta poiché questo è potuto accadere perché né la nostra Amministrazione comunale né quelle degli altri comuni che avevano approvato il progetto, hanno poi mosso un dito per sostenerne le motivazioni, gli obiettivi e le istanze.

Nessuno si è mosso per affermare in Regione la rilevanza del complesso monumentale e delle sue ricadute sociali, per l’occupazione, la crescita culturale e la destagionalizzazione dell’offerta e dell’economia di questo territorio. E questo è proprio uno scandalo.

Nel dirigente di LAZIOcrea abbiamo avuto l’impressione di trovare un interlocutore motivato, sensibile e disponibile alla collaborazione. Quindi, nonostante l’impossibilità di condividere il percorso delineato, abbiamo cercato di essere collaborativi suggerendo alcune scelte, ispirate dall’interesse collettivo.

Abbiamo chiesto che gli spazi aperti (i vialetti, i cortili e il giardino interno) possano essere destinati a parco pubblico, ossia spazi in cui si possa accedere senza visite guidate, senza pagare biglietti, senza dover necessariamente consumare mercanzie, cibi o bevande.

Che i bandi per l’affidamento delle attività commerciali possano attribuire un punteggio relativo alle ricadute occupazionali su cui impegnare il futuro gestore e un punteggio che possa favorire il gestore che si impegna a erogare corsi di formazione inerenti la propria attività.

Analoga richiesta è stata rivolta nell’ambito della formazione sulle attività artigianali affinché anche gli artigiani che occuperanno gli spazi del Castello, possano avere un canone agevolato in relazione alla qualità e alla quantità di attività di formazione da svolgere nell’arco dell’anno.

Abbiamo sollecitato LAZIOcrea a investire in attività di formazione scientifica da sviluppare negli spazi del Castello, su temi inerenti le potenzialità di sviluppo eco-compatibile del territorio ed in particolare sul rilancio del settore dell’agricoltura e che, nel far questo, possa essere coinvolta l’Università della Tuscia.

Abbiamo chiesto che le associazioni che operano sul territorio possano ottenere spazio espressivo e coinvolgimento nell’ambito delle attività da svolgere nel Castello.

Abbiamo sostenuto l’importanza del fatto che in tutte le attività previste nel Castello, tanto quelle commerciali quanto quelle di carattere culturale, LAZIOcrea si impegni a garantire la partecipazione degli studenti dei licei e degli istituti professionali del territorio, nell’ambito dei progetti di alternanza scuola lavoro.

Abbiamo proposto che LAZIOcrea organizzi/ospiti una mostra di fiori all’interno del Castello coinvolgendo i floricoltori del territorio e oltre, e che questa esposizione possa diventare un appuntamento ricorrente nella pianificazione delle attività.

Ci siamo quindi resi disponibili a offrire supporto a LAZIOcrea in ogni opportunità di raccordo tra Regione e territorio, per ciò che rientra nelle nostre competenze e capacità, nel perseguimento del massimo beneficio possibile per la nostra comunità.

Nel corso dell’incontro ci è sembrato di poter condividere le istanze proposte e che queste non siano apparse come sogni o pretese irrealizzabili. Tutto dipenderà dalla volontà politica della Regione Lazio, dalla sua capacità di spesa, dalla sua intelligenza e dal suo interesse a mantenere nel tempo l’impegno di cui si è fatta carico rigettando un progetto approvato da quattro Comuni e supportato dall’adesione di decine di associazioni, fondazioni e istituzioni.

Noi continueremo a chiedere che si realizzi ciò che sempre abbiamo auspicato, ossia che il futuro del Castello possa essere orientato all’inclusione, alle ricadute positive per tutti, al perseguimento del senso sociale della definizione “Bene Comune”.

domenica 2 aprile 2017

Civitavecchia, navi e inquinamento

Primo tavolo di lavoro per la riduzione delle emissioni nel porto di Civitavecchia




Qualche giorno fa l'associazione Cittadini per l'aria -ONLUS con sede a Milano- insieme a NABU -ONG con sede a Berlino- hanno effettuato dei monitoraggi sulle emissioni nel porto di Civitavecchia rilevando “livelli di particolato ultrafine fino a 140 volte superiori a quelli delle zone con aria pulita”. Per intenderci, il particolato ultrafine è quello più pericoloso, in quanto riesce a superare tutte le barriere protettive dell’organismo umano, arrivando fino al bronchìolo.

In seguito a questo controllo l'associazione Cittadini per l'aria, rappresentata dalla D.ssa Daniela Patrucco, ha proposto l’istituzione di un tavolo di lavoro partecipato, allargato alle associazioni del comprensorio, proposta che è stata subito accolta dal comune di Civitavecchia.

Il primo incontro si è svolto mercoledì 29 marzo presso l’aula Pucci del comune di Civitavecchia.

chi era presente?

Per il comune: Il sindaco Cozzolino, il consigliere nonché presidente della commissione ambiente Menditto, l'assessore all'ambiente Manuedda e il consigliere Floccari (vicepresidente della commissione ambiente);

Per la capitaneria di porto: il responsabile per la sicurezza;

Per l’autorità Portuale: un delegato un tecnico, in qualità di auditore, privo di qualsiasi potere decisionale;

Per le associazioni del compensorio, oltre alla promotrice: Civitavecchia c’è, Forum ambientalista, Piazza 048, Ripartiamo dai cittadini, Codacons e, per Santa Marinella, il Comitato 2 ottobre e Il paese che vorrei

quale l'argomento del tavolo?

In assenza di una normativa nazionale in materia di emissioni inquinanti nei porti e in attesa di una normativa europea che dovrebbe scattare nel 2020, s’intende creare un area di controllo delle emissioni nel Mediterraneo, al pari di quanto già attuato nel mar Baltico, del Nord, della Manica e USA. Esplicito il riferimento alla recente “Dichiarazione di Roma” sottoscritta da vari paesi del Mediterraneo, in particolare Spagna, Francia, Italia, Malta e Grecia

in che modo?

Richiedendo alla capitaneria e all'autorità portuale di diventare una zona ECA “sperimentale”, in anticipo rispetto ai tempi dettati dalla Direttiva Europea prevista per l’anno 2020, che in pratica significherebbe firmare un protocollo d’intesa con gli armatori ed emanare un'ordinanza che vincoli le navi a utilizzare combustibile a basso tenore di zolfo prima di entrare nell'area portuale. In aggiunta, si richiede che:


- la capitaneria di porto renda pubblici alla cittadinanza i controlli sulle emissioni;


- venga inserita la problematica dei porti nelle tematiche regionali e nazionali.

Purtroppo l'autorità portuale non era presente al tavolo e quindi non è dato di sapere la sua opinione in merito

Hanno fatto seguito gli interventi di tutte le associazioni presenti, in occasione dei quali la D.ssa Patrucco ha puntualizzato che, sebbene monitoraggi di questo genere sono già stati effettuati in altri porti, Civitavecchia è il primo comune che si è reso disponibile a organizzare un tavolo di lavoro partecipato e per questo l’iniziativa ha la valenza di “progetto pilota”. La capitaneria di porto è intervenuta su questioni più tecniche, in particolare ha illustrato le modalità di controllo delle navi e di invio dei dati alle autorità competenti.

Il paese che vorrei ha invece insistito sul potenziamento del monitoraggio, l'unico strumento che, al momento, può controllare le emissioni delle navi. Le centraline che ci sono (gestite da ARPA LAZIO) non sono infatti in grado di monitorare le particelle ultra sottili ma solo il PM10 (i numeri si riferiscono alla grandezza delle polveri, che più grosse sono e meno danno fanno! Le ultra sottili o UFP sono inferiori a 1).

Il paese che vorrei ha anche chiesto che al prossimo tavolo siano invitati tutti i sindaci del comprensorio, al fine di esercitare quanta più pressione politica possibile.

Il paese che vorrei, considerando che Civitavecchia è un territorio già fortemente sollecitato da un punto di vista ambientale, auspica che vengano adottate quanto prima tutte le misure possibili atte a diminuire l’inquinamento di tutte le fonti presenti nel comprensorio, ivi compresa quindi quella attribuibile al traffico navale. Naturalmente valuta opportuno che l’iniziativa sia estesa agli altri porti nazionali, di modo che non si venga a creare un potenziale rischio di declassamento dello scalo civitavecchiese rispetto agli altri a causa dei maggiori oneri che dovrebbero essere sostenuti dagli armatori firmatari del protocollo d’intesa.

Il paese che vorrei, viste le comprovate e preoccupanti rilevanze di specifici studi già pubblicati in merito al livello di esposizione della popolazione residente nei comuni del comprensorio di Civitavecchia, non esclude la possibilità che la comunità europea stessa possa finanziare la quota parte di spese aggiuntive in carico agli armatori, se il fine ultimo è quello di anticipare, virtuosamente, una direttiva che a breve saranno in ogni caso comunque costretti a rispettare. Ricordiamo infatti che l’ultimo studio condotto dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio su una coorte di oltre 70.000 residenti del nostro comprensorio, ha dimostrato che la popolazione residente nella zona porto, ha un rischio significativamente maggiore di ammalarsi di tumore e patologie neurologiche rispetto alla popolazione del comprensorio meno esposta. Questo vuol dire che il porto rappresenta la principale fonte inquinante di Civitavecchia. In quest’ottica, l’anticipo della direttiva in materia di emissioni rappresenta una risposta doverosa e concreta per il nostro territorio



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POLVERI


Al PM10 fanno riferimento alcune normative (fra cui le direttive europee 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa e quelle sulle emissioni dei veicoli), tuttavia tale parametro si sta dimostrando relativamente grossolano, dato che sono i PM2,5 ed i PM1 (anche se comunque correlati al PM10) ad avere i maggiori effetti negativi sulla salute umana e animale. Per le emissioni di impianti industriali (fabbriche, centrali, inceneritori) il riferimento è ancora più grossolano (le Polveri Sospese Totali PTS), e si riferisce solamente al peso totale delle polveri e non alla loro dimensione.

La sensibilità degli attuali strumenti di controllo sulle emissioni apprezza ordini di grandezza del micrometro. Per rilevare particelle ancora più fini è necessario utilizzare strumenti di laboratorio molto sofisticati e costosi, e su questa categoria di polveri non esistono limiti di legge (che operativamente non potrebbero essere fatti rispettare alla luce della tecnologia attuale).

Nel 2006 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), riconoscendo la correlazione fra esposizione alle polveri sottili e insorgenza di malattie cardiovascolari e l'aumentare del danno arrecato all'aumentare della finezza delle polveri, ha indicato il PM2,5 come misura aggiuntiva di riferimento delle polveri sottili nell'aria e ha abbassato i livelli di concentrazione massimi "consigliati" a 20 e 10 microgrammi/m³ rispettivamente per PM10 e PM2,5.

Nell'aprile 2008 l'Unione Europea ha adottato definitivamente una nuova direttiva (2008/50/EC) che detta limiti di qualità dell'aria con riferimento anche alle PM 2,5. Tale direttiva è stata recepita dalla legislazione italiana con il D. Lgs 155/2010, che abroga numerosi precedenti decreti tra cui il DM 60 del 2 aprile 2002 recante recepimento della direttiva 1999/30/CE del 22 aprile 1999 del Consiglio concernente i valori limite di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo e della direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell'aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio.

I limiti per la concentrazione delle PM10 nell'aria sono così stabiliti:


Valore Limite per la media annuale: 40 µg/m³
Valore limite giornaliero (24-ore): 50 µg/m³
Numero massimo di superamenti consentiti in un anno civile: 35 gg/anno


Per le PM 2,5 il decreto non prevede dei limiti sulla concentrazione media giornaliera, come per le PM10, ma dal 2011 è scattato l'obbligo per monitoraggio di tali polveri, con l'obiettivo di raggiungere al 2015 un valore limite medio annuo fissato a 25 µg/m³







PTS corrisponde a “Particelle Totali Sospese”
Per PM10 si intende il “totale delle particelle inferiori a 10,0 μm”
Per polveri ultrafini si intendono quelle inferiori a 1,0 μm







venerdì 31 marzo 2017

Il Sindaco non dovrebbe sorridere

Ora che il clamore si è spento ci piacerebbe approfondire la vicenda sulla nomina del nuovo segretario comunale e sulla delibera di Giunta che richiede agli organi competenti di declassare la fascia di pertinenza, relativamente alla scelta di questa figura professionale.

Il “declassamento” non ha rilevanza sulla possibilità di accedere a finanziamenti. Ma non è questo il punto. Infatti, come ha dichiarato lo stesso Sindaco, anche stando nella fascia superiore, di finanziamenti l’Amministrazione non è stata capace di portarne poi molti.

Quello che lascia stupiti, è il fatto che si cerchi di far passare la scelta di una figura professionale con meno esperienza, meno titoli, meno capacità di gestire situazioni complesse, come un fatto normale, anzi auspicabile. I Segretari comunali vengono iscritti nelle diverse fasce in base ai titoli, all’esperienza maturata e alle capacità. Salendo di fascia, non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo, la professionalità e la qualità aumenta.


In passato, il nostro Comune si era posto l’obiettivo di dotare la pianta organica di una figura professionale di livello superiore. Quindi, sulla base della spiccata vocazione turistica della nostra città, si era ottenuta la possibilità di dotarsi di un Segretario comunale con “competenze nazionali” attingendo a una fascia superiore a quella che spetterebbe al nostro Comune in relazione al numero di abitanti.

Oggi, invece, l’Amministrazione Bacheca si pone l’obiettivo inverso: dotare la pianta organica di una figura professionale di livello inferiore. La Giunta, sia chiaro, ne ha facoltà. Quello che non si capisce è perché abbia volontariamente operato una scelta al ribasso che certo non promuove l’immagine della città.

Abbiamo letto che il primo cittadino sorride davanti al polverone sollevato dalla vicenda. Sorriderebbe meno se riuscisse a vedere quanto si cela dietro questo allarme. Una città ormai allo stremo, consapevole di aver perso ogni prestigio e competitività. Una città mortificata dalla miopia di una classe dirigente che ne ha predato le risorse senza saperne disegnare il futuro. Una città la cui fragile economia si aggrappa disperatamente alle rendite del passato, consapevole di riuscire a sopravvivere unicamente perché vicina a Roma. Consapevoli del fatto che potremmo tornare ad essere un luogo accogliente in cui vivere e una meta turistica competitiva noi, i cittadini, con fierezza e rammarico guardiamo le bellezze naturali dei luoghi che abitiamo, sole e uniche cose che non sono riusciti a distruggere.

E’ dunque una scelta di coerenza? Si è deciso di adeguare il nostro status al degrado a cui è stata condannata Santa Marinella dopo due mandati Bacheca?

Con questo ultimo atto formale, la Giunta Bacheca firma la propria azione sulla città: un declassamento. Come cittadini auspichiamo una nuova Amministrazione che faccia scelte di qualità e che tenda a migliorare lo standard dell’organizzazione amministrativa.

Invece siamo costretti a prendere atto, che potendo scegliere, l’Amministrazione Bacheca ha scelto di tornare indietro. Questa auto bocciatura è difficile da digerire e mortifica la dignità dei cittadini che si sentono declassati senza averne colpa.


giovedì 16 marzo 2017

Santa Marinella dice no alla svendita del bene comune

Prosegue la raccolta di firme per fermare il project financing sulla passeggiata: un progetto sbagliato, ingiusto e illegittimo.




La forte adesione al progetto per una spiaggia attrezzata e con servizi, operativa 12 mesi l’anno, in contrapposizione all’ipotesi della Giunta Bacheca finalizzata alla svendita della Perla del Tirreno, ci spinge a proseguire con determinazione l’attività di contrasto nei confronti di un project financing che riteniamo sbagliato, ingiusto e illegittimo.

È un progetto sbagliato, perché non crea servizi aggiuntivi al turismo o ai residenti e non offre nuove opportunità occupazionali. È sbagliato perché espropria i cittadini della libera fruizione di un bene comune e lo privatizza in cambio di lavori di ristrutturazione che l’Amministrazione non si vuole prendere la briga di gestire. Questo non è un project financing, è la dismissione di un bene comune, è la resa dell’Amministrazione davanti alla propria incapacità gestionale.

È un progetto ingiusto, perché vorrebbe utilizzare un bene comune come merce di scambio, privilegiando l’interesse privato rispetto a quello di un’intera comunità.

In un periodo di crisi economica e occupazionale ci si aspetterebbe un’azione amministrativa protesa a favorire l’incremento e l’accessibilità dei servizi a tutti. Una progettualità mirata a realizzare il pieno utilizzo del patrimonio pubblico e dei beni disponibili sotto il profilo temporale e qualitativo. Una programmazione finalizzata all’incremento delle opportunità imprenditoriali e occupazionali, soprattutto per quella fascia di popolazione che forse non possiede i milioni di euro necessari ad alleggerire l’Amministrazione delle proprie responsabilità ma ha idee, voglia di mettersi in gioco e necessità di trovare uno sbocco lavorativo. Questo improprio project financing non crea nulla che oggi non esista già e non persegue ciò che un’Amministrazione, degna del ruolo cui è stata delegata, dovrebbe realizzare.

Infine, è un progetto illegittimo, perché prevede che una zona demaniale possa seguire le sorti di una privatizzazione di fatto a venticinque o trent’anni. Infatti, mentre l’Amministrazione può purtroppo disporre delle opere murarie poste sotto la passeggiata (cabine e servizi) in quanto parte del patrimonio del Comune, non è legittimo fare altrettanto con il tratto di arenile antistante. Questo non è nelle disponibilità dell’Amministrazione comunale perché è un bene che appartiene a tutti, aldilà del nostro comune e aldilà del tempo, per fortuna limitato, di quest’amministrazione.

Si tratta di un problema politico e culturale che l’Amministrazione non riesce a cogliere ma che i cittadini di Santa Marinella hanno capito benissimo. Forti del loro sostegno, porteremo avanti questa battaglia di civiltà in ogni sede in cui sarà necessario sostenerla.

Riproponiamo con forza la nostra visione di qualificazione del bene comune. Vogliamo una spiaggia attrezzata con servizi che possano coniugare qualità e controllo con la libertà di fruizione. Uno spazio che, aldilà dei mesi estivi dedicati alla balneazione, costituisca un polo d’attrazione tutto l’anno, attraverso la pianificazione di nuove attività e l’offerta di servizi per lo sport, la cultura e l’intrattenimento. Vogliamo un’offerta integrata al turismo che generi nuove opportunità di lavoro e investimento sul nostro territorio.

Il Paese che vorrei

domenica 29 gennaio 2017

Perla del Tirreno: uno stabilimento inclusivo




A seguito del dibattito di questi ultimi giorni, il "Paese che vorrei" vuole sottolineare alcuni punti relativi alla futura gestione del tratto di spiaggia e relative attrezzature denominata La Perla del Tirreno.

Riteniamo che la scelta di affidare la gestione dello stabilimento e delle relative strutture fino a 30 anni, cosi come prevede il progetto di fattibilità redatto dall'Amministrazione, non sia una scelta di responsabilità ma l’ennesima resa di un bene comune a una privatizzazione di fatto.

Se ciò avviene per pigrizia, per incapacità o per secondi fini, non siamo ancora riusciti a capirlo, ma certo è che basta guardarsi intorno per misurare l’inadeguatezza dell’Amministrazione nella gestione del nostro patrimonio collettivo e in questo marasma l'idea dell’Amministrazione di uno stabilimento “esclusivo” (il termine è il loro) indica non solo una mancanza di realismo ma anche la volontà di escludere, appunto, la maggior parte dei cittadini dalla fruizione della spiaggia.

Su questo ribadiamo: la spiaggia e le sue attrezzature sono un bene comune e come tale andrebbe gestito non in termini esclusivi ma inclusivi sia per quanto riguarda la quantità e la qualità dei servizi offerti, sia per ciò che attiene alla possibilità di creare opportunità occupazionali sul nostro territorio.

Il “Paese che vorrei” sta portando avanti la raccolta firme proprio per dare voce a chi condivide questa idea; e sono tanti. Perché tanti non vogliono più assistere impotenti all’erosione costante del nostro patrimonio e dei nostri diritti.

A chi dice che la nostra idea di spiaggia libera attrezzata, con attività da svolgere durante l’intero arco dell’anno “non si può fare” , facciamo notare che questa formula è pienamente realizzabile e perfettamente in linea con le direttive regionali sull'utilizzo della costa.

È una proposta che andrebbe a potenziare i servizi offerti a turisti e cittadini, senza nulla togliere a quelli che un comune stabilimento è in grado di offrire solo nella stagione estiva. Non si tratta dunque di possibilità ma di scelte e obiettivi.

A noi sta a cuore la riqualificazione, il potenziamento dei servizi e la creazione di opportunità di lavoro, questa Amministrazione, invece, prosegue la sua azione di mortificazione del territorio, svendita dei beni comuni e gestione del privilegio a beneficio di pochi.

Il Paese che Vorrei





lunedì 16 gennaio 2017

Perché Santa Marinella muore



Riceviamo da Marinella Elia e volentieri pubblichiamo

Perché siamo tutti scontenti di una città che sembra morire tra le nostre braccia, di una città che amiamo e che ci sta lasciando. E perché pur consapevoli che la nostra città sta boccheggiando come un pesce a cui non basta l'acqua che lo accoglie, non facciamo nulla per ridarle quel liquido vitale che la farebbe respirare. Perché siamo solo capaci di vaticinarne la fine e di cantarne le lodi passate. Ma forse è perché siamo noi quel liquido vitale che farebbe respirare la nostra povera piccola città? Ma allora vi chiederete: perché saremmo noi cittadini, persone comuni, lavoratori, disoccupati, giovani meno giovani, uomini donne che stiamo riducendo un paese, una volta ricco e promettente, in un posto sporco, senza prospettive, senza futuro? Ma che c'entriamo noi, cosa avremmo fatto noi, cosa staremmo ancora facendo per ridurre l'ossigeno fino ad esaurirlo a questa povera piccola città?

Una città non ha vita indipendente da coloro che la abitano, una città è la comunità che la vive. Pur facendo parte di una famiglia che tra le prime si è insediata a Santa Marinella ai primi del '900, io ci abito soltanto da 5 anni e in 5 anni ho potuto constatare di come il degrado e la corruzione dei costumi ne abbia lentamente occupato ogni angolo e si sia insinuato con irresistibile caparbietà in questa nostra piccola città. E noi tutti "stamo a guardare", capaci solo di lamentarci. Io credo che sia necessario fare una profonda autocritica e un salto di qualità. È la nostra mentalità che va profondamente modificata. È necessario ammettere, anche contro voglia, che la qualità della vita cambierà se per prima cosa cambierà il nostro modo di concepire quella che una volta si chiamava proprietà pubblica e che oggi si chiama, un po' evocativamente, BENE COMUNE.


Mi piacerebbe pensare che tutti noi siamo convinti che il bene generale è anche il bene nostro e questo non è un luogo comune oppure una petizione di principio, ma una solida realtà che ha fondamento nei paesi del nord Europa, dove è principio cardine del loro vivere comune. Una cultura civica che possa permeare la nostra anima è quella che fa vivere tutti meglio. Una società che punti a questo è una società che svilupperà e migliorerà l'economia del paese. Pensate alla raccolta differenziata: le buone pratiche del riciclo si possono trasformare in un beneficio per tutti. Comuni del Veneto, dell'Emilia Romagna attuano la politica della detassazione ai cittadini che si impegnano in una buona raccolta differenziata. Il comune di Bari ha organizzato dei centri di raccolta in cui i residenti con le tessere sanitarie possono registrare i rifiuti consegnati e quindi accumulare punti per usufruire della riduzione sulle tasse. Pensate ai piani per la eliminazione delle Barriere Architettoniche: attuare un piano che punti ad eliminare tutti quegli ostacoli che si frappongono alle carrozzine dei disabili motori, o anche alle mamme con i passeggini, pensate ai percorsi tattili che aiutano i non vedenti o ai semafori acustici e strisce pedonali. Significherebbe affidare alle piccole imprese locali lavori di ristrutturazione in tal senso con sovvenzioni statali. Insomma basterebbe che l'amministrazione avesse a cuore il bene pubblico, materiale ed immateriale, perché si possa creare uno sviluppo a tutto tondo di una città. E l'amministrazione siamo noi. Siamo noi sia perché è espressione del nostro voto sia perché siamo noi che dobbiamo essere pungolo e controllo del suo operato. Siamo noi cittadini che dobbiamo avere a cuore la nostra città.

Mi piacerebbe pensare che il bordo della strada dove il signor X svuota il portacenere della sua automobile sia anche mio e quando il signor X lo fa è come se lo facesse nel mio giardino. Il signor Y che non raccoglie gli escrementi del proprio cane, anche se ignora questo principio basilare davanti il portone del mio peggior nemico, insulta me come il povero malcapitato che ci mette il piede sopra. La signorina Z che abbandona la spazzatura davanti la terrazza che affaccia sul nostro splendido mare, invece che affidarla nel giorno giusto all'addetto giusto, mi crea un dolore perché danneggia la città che io sento mia, che pretendo sia bella e che venga giudicata tale dal turista che ha scelto Santa Marinella come luogo d'elezione. Se chi gestisce un bar o una pizzeria sistema il proprio dehor su un marciapiede senza rispettare le regole, sempre che regole ci siano, danneggia anche me anche se io su quel marciapiede non ci passo mai. Perché quel marciapiede è mio come di tutti quelli che ci passano e l'interesse legittimo del gestore ad avere uno spazio esterno che abbellisce la nostra città deve incastrarsi con quello di chi su quel marciapiede ci passa due volte al giorno, magari spingendo un passeggino. La spiaggia che incornicia la passeggiata a mare è più bella se vissuta tutta l'anno e da chiunque vi voglia accedere, anche se io preferisco di gran lunga lo scoglio che, dietro il porto, occhieggia i turisti che in barca rientrano dopo una giornata a largo. E tutto questo non solo per un presunto senso civico, di cui purtroppo noi santamarinellesi non siamo provvisti, ma anche perché tutto questo può portare denaro. Una città a vocazione turistica come Santa Marinella ha bisogno di senso civico, di regole e di bellezza a cui tutti dobbiamo essere votati. Ha bisogno di un progetto di città che solo una politica sana e creativa, un patrimonio di scelte consapevoli ed ecocompatibili possono sviluppare.

Penso che sia ora di superare tutti quei giochi di potere, quei bizantinismi che nell'imminenza delle elezioni amministrative si cominciano ad ascoltare. La buona politica, che ancora esiste e nessuno mi può convincere del contrario, non è fare i conti su quanti voti può portare quel tale personaggio o quel tal'altro, non è svegliarsi a sei mesi dall'agone elettorale per scopiazzare un vecchio programma e reclutare dei portatori di voti, non è risvegliare vecchie cariatidi che hanno fatto già abbastanza male, ma che si pensa possano ancora dire la loro. La nobiltà della politica sta nel coltivare un obbiettivo alto e nello studiare la pianificazione per concretizzarlo. Io credo ancora che possiamo farcela, ci credo fortemente e credo in un progetto di città che si costruisce insieme. Ci vuole impegno e festosità, voglia di farcela ed entusiasmo e, come disse Pietro Ingrao: “Sapete compagni, mi sarebbe piaciuto andare in convento, ma invece ho scelto di rimanere nella metropoli, dove siamo tanti, di tanti luoghi e di tanti colori, e la libertà si costruisce qui dentro”.

Marinella Elia