mercoledì 27 febbraio 2019

Ridotti all'osso!


Gli oneri concessori per il canile di Furbara non sono corrisposti da due anni. Gli ospiti della struttura corrono gravi rischi. La solidarietà della città, che più volte si è stretta attorno ai volontari, da sola non basta più: le istituzioni si assumano le proprie responsabilità!


La legge italiana tutela gli animali, in particolare quelli da affezione, proteggendoli da maltrattamenti e consentendo agli enti di controllare, con l'ausilio delle ASL e delle associazioni di volontari, lo sviluppo e la salute di cani e gatti randagi. Le funzioni dei Comuni sono quelle di attuare piani di controllo delle nascite e di gestire i canili o gattili pubblici, anche attraverso convenzioni con associazioni animaliste. Tali strutture, sottoposte al controllo veterinario delle A.S.L, devono garantire buone condizioni di vita per gli animali e il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Tutto questo viene naturalmente fatto per tutelare il benessere degli animali ma anche per promuovere una corretta e sostenibile convivenza tra uomo e animale e tutelare la salute pubblica. 
Al canile/gattile comunale di Furbara, invece, è vera emergenza. Il pagamento degli oneri relativi alla convenzione da parte del Comune, infatti, è fermo da due anni. Non vengono rispettati gli impegni dal primo bimestre 2017.
L’associazione che gestisce il canile, comprendendo le difficoltà per venire incontro alle necessità dell’Ente ha accettato una riduzione del canone per il 2018 di oltre il 60% (per il 2017 riceverà poco meno del 40%). Nonostante questo sforzo, i pagamenti ritardano ad arrivare.
Le raccolte di generi di prima necessità più volte organizzate sia dai volontari, sia spontaneamente dai cittadini, non bastano più. La struttura, un tempo fiore all’occhiello dell’Amministrazione e della città, stenta a garantire i servizi obbligatori. In queste condizioni, assicurare la salute e la sopravvivenza degli animali diventa ogni giorno più difficile.
Non si tratta unicamente di garantire il nutrimento degli oltre cento ospiti, a questo i volontari riescono a fare fronte, anche grazie all’aiuto dei cittadini. Senza fondi, il rischio maggiore è quello di non poter fornire le prestazioni veterinarie fondamentali per la salute degli animali. L’emergenza igienico – sanitaria è un’ipotesi non molto remota.
Rimandare ancora i pagamenti potrebbe risultare pericoloso. Una volta ricevuto parere positivo dal Ministero dell’Interno sul Bilancio di previsione 2018, invitiamo l’Amministrazione a onorare tempestivamente la convenzione e auspichiamo che anche i Commissari straordinari velocizzino la liquidazione delle spettanze arretrate per il 2017.  Inoltre, incoraggiamo i tantissimi cittadini che hanno già contribuito con donazioni a continuare ad aiutare l’associazione e sproniamo chi non l’avesse ancora fatto a contribuire.
Il canile comunale appartiene al patrimonio dei cittadini e il lavoro offerto dalle volontarie e dai volontari, che dedicano alle strutture gran parte del loro tempo, è un servizio alla collettività. La salvaguardia degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo sono attività obbligatorie per i comuni e non vorremmo che la nostra città si riducesse a dover ricorrere a una struttura privata pagata dall’Ente pubblico. Vogliamo che Santa Marinella continui ad avere un canile comunale che funzioni, come è avvenuto sin ad ora, che sia un punto di riferimento certo per le adozioni e che possa continuare a offrire adeguata tutela agli animali.

Stabilimento Perla del Tirreno: determina annullata, i soldi rientrano nella disponibilità del Comune


Grazie all’interrogazione presentata dai Consiglieri comunali Lorenzo Casella e Francesco Fiorucci, è stato possibile far luce sulla procedura con cui il Comune stava restituendo indebitamente 54.000 euro alla Società che ha gestito lo stabilimento La perla del Tirreno nella scorsa stagione estiva.
È di questa mattina la nuova determinazione con cui il Comune annulla la decisione presa il 31 dicembre scorso e riporta nelle casse comunali l’intera somma.Senza approfondire gli aspetti normativi e legali, pur interessanti, che il Segretario Generale ha puntualmente evidenziato nella sua relazione ci preme sottolinearne le conclusioni: la determinazione era illegittima, quindi i soldi non saranno restituiti e la somma di 54.000 euro resta nelle disponibilità del Comune e ci auguriamo che sia spesa bene.Per esempio, visto che in questi giorni stiamo perfezionando l’accordo con cui i soldi dei cittadini, raccolti da Il Paese che vorrei, saranno utilizzati per pagare la prova di stabilità su uno dei pini di piazza Trieste, sarebbe auspicabile che una piccola parte del denaro recuperato potesse essere investita dal Comune per pagare le analisi anche sugli altri due pini oggetto di preoccupazioni. Con circa 1.600 euro potremmo appurare l’effettiva condizione dei pini e finalmente decidere sulla base di dati scientifici e non su supposizioni.Un altro buon investimento sarebbe quello relativo alla sistemazione dell’area del Ponte Romano, in prossimità del porticciolo; un luogo di storia e di pregio ambientale, da anni abbandonato all’incuria e sottratto alla godibilità di cittadini e turisti.Si tratta di interventi che è possibile affrontare grazie al recupero dei 54.000 euro che avevamo perso e sono solo due esempi utili a sottolineare come il denaro dei cittadini, in assenza di sprechi e distrazioni, possa essere investito per opere di cura e riqualificazione del territorio. Infine, ci preme invitare il Comune a prestare maggior attenzione a ciò che avviene tra gli ingranaggi della macchina amministrativa. Come questo caso dimostra, per superficialità o per dolo, continuiamo a buttare denaro pubblico così prezioso in questa situazione di dissesto. Già i soldi mancano, se quei pochi di cui potremmo disporre li regaliamo indebitamente, il risanamento diventa impossibile.Oggi, grazie all’opera di vigilanza di due consiglieri comunali siamo riusciti a recuperare questa somma e restituirla ai cittadini, ma sorgono spontanee almeno tre domande: quante altre procedure sbagliate o improprie hanno contribuito nel tempo a ridurci in questa situazione disastrosa? Quante pratiche sfuggono tutt’oggi al controllo danneggiando così la collettività? Riusciremo mai a capire le reali responsabilità di questi danni e a porvi rimedio? Come abbiamo sempre sostenuto, il risanamento da compiere non è solo un finanziario ma anche e soprattutto sociale e amministrativo. Continueremo a fare del nostro meglio in questa direzione.

lunedì 25 febbraio 2019

Sull'analisi demografica ed economica del nostro territorio

Fabio di Vaia e Roberta Ara hanno fatto dono alla città di un prezioso lavoro di ricerca. Il Paese che Vorrei ha tratto alcune riflessioni. 


I dati

Quelli che seguono sono spunti di riflessione a partire da alcuni dati demografici ed economici della città di S. Marinella e di quelle a noi più vicine (Allumiere, Cerveteri, Civitavecchia, Ladispoli e Tolfa).  Fabio Di Vaia - in collaborazione con Roberta Ara - ha elaborato e offerto ai consiglieri comunali e alla città uno studio di sintesi basato sui dati forniti da Istat, MEF, Camera di Commercio di Roma e comuni-italiani.it. I dati, relativi al decennio 2007-2017, offrono una fotografia del territorio e individuano le tendenze in atto.  

Le tendenze demografiche evidenziate sono in linea con quelle delle cittadine del centro-sud Italia e più generalmente con quelle nazionali e in questo senso non vi è nessuna sorpresa. Diversi dati sottolineano però come alcuni fenomeni si manifestano in maniera più accentuata e concentrata a S. Marinella. 

Ecco in sintesi i dati elaborati da Di Vaia e Ara che ringraziamo per questo contributo alla conoscenza del territorio.

  1. Bassa natalità. Nel decennio in esame siamo cresciuti di circa 1500 unità raggiungendo i 18.921 cittadini, nel 2017.  Questo aumento però non è dato da nuovi nati quanto piuttosto da nuovi residenti. 
  2. Sensibile diminuzione della popolazione in età lavorativa (15-65 anni) e soprattutto dei giovani in età di pianificazione lavorativa e familiare (25-34 anni) in tutto il distretto; in diminuzione anche la fascia di età dai 35 ai 44. Non trovando opportunità lavorative e servizi adeguati, i giovani preferiscono andare a vivere altrove. 
  3. Abbiamo il primato della popolazione over 65: più 23% in 10 anni - dato più alto del distretto.
  4. C’è una presenza variegata di comunità straniere, grazie alle quali, il nostro Comune non è regredito in termini di abitanti (romeni = 845, polacchi = 112, bulgari = 112, filippini = 85, ucraini, indiani, ecuadoregni ed altri a scendere).
  5. L’altro primato di S. Marinella è la maggiore presenza di fasce di reddito medio-alte, il 6,1% della popolazione (4,1% a Civitavecchia) probabilmente dovuta al trasferimento di cittadini adulti con una buona situazione economica.
  6. Il livello di povertà (dichiarato) nella nostra città si allinea più o meno a quello dei comuni limitrofi, Ladispoli è in prima linea seguito da Tolfa, Allumiere e S. Marinella al pari di Cerveteri.
  7. In calo le attività economiche tipiche della città, agricoltura/floricoltura e pesca (da 124 a 100 imprese attive = meno 20% in 10 anni).
  8. Stabile il settore costruzioni a Santa Marinella circa 290 imprese attive (in calo in tutti gli altri comuni del distretto).
  9. Variazioni sensibili nel settore commercio negli ultimi 2 anni: 304 imprese attive nel 2015, 313 nel 2016, 294 nel 2017. 
  10. Ritardo delle attività del settore alloggi e ristorazione rispetto a Civitavecchia e Ladispoli, simili per posizione geografica e vocazione turistica.

L’analisi

Il quadro è abbastanza desolante, soprattutto se affianchiamo ai dati statistici la conoscenza concreta del nostro comune. S. Marinella ha attraversato gli anni della crisi economica sotto un’amministrazione di centro destra che nulla ha fatto per mitigarne gli effetti. Ora - dopo quasi 10 anni di governo senza il ben che minimo indirizzo di sviluppo, senza idee o progetti sostenibili, senza iniziative di riqualificazione ambientale - ci troviamo con una città profondamente degradata e le casse vuote. 

Entra la nuova amministrazione e subito fioccano promesse di effetti speciali: agibilità di tutti gli impianti sportivi, città dello sport, piazza centrale, multi-parcheggio interrato, nuovo comune, discoteca, casa della salute, impianto di talassoterapia e chi più ne ha più ne metta, in linea con la migliore tradizione politica di sparare progetti mirabolanti. Opere dai costi stratosferici – realizzabili naturalmente solo ricorrendo alla “generosità” di investitori privati vista la situazione di dissesto - senza una riflessione generale sulle priorità, sulla reale esigenza di questi interventi e sul costo sociale e ambientale di queste scelte. 

La domanda invece è: come siamo messi e che vogliamo fare di S. Marinella? 

Prendiamo atto di essere già una città con molti pensionati. Non è detto che sia un male se saremo capaci di tradurre questo dato in un’opportunità economica e culturale intergenerazionale. La città dovrebbe imparare ad offrire servizi adeguati a questa particolare categoria di cittadini. E noi, li offriamo? 
Chi, nella fascia adulta, sceglie S. Marinella lo fa per le sue attrattive o semplicemente per la presenza di una seconda casa o per la vicinanza a Roma? L’innalzamento dei tributi conseguente alla dichiarazione di dissesto influirà su questa dinamica e sull’incremento della popolazione dovuto a trasferimenti? Riusciremo a porre rimedio al degrado evidente dei luoghi prima che sia troppo tardi?
Essere una città attraente per le persone più anziane, peraltro, non vuol dire rinunciare ad attrarre anche altre fasce d’età. E veniamo al punto più dolente, la bassa percentuale di cittadini nella fascia dai 25 ai 45 anni. Il fatto che Santa Marinella non risulti attrattiva per chi deve costruirsi un percorso di vita è un grave campanello d’allarme sullo stato di salute della nostra collettività, così come lo sono alcuni fenomeni che sempre più coinvolgono i giovanissimi: la loro sfiducia nel futuro di un territorio asfittico che non sa rinnovarsi, l’assenza di senso di appartenenza manifestato dai crescenti atti di vandalismo, la ricerca di evasione e appagamento di consumatori sempre più giovani nelle sostanze stupefacenti e negli alcolici. Francamente non crediamo che basti riattivare gli impianti sportivi o regalare una discoteca per restituire cittadinanza e integrare i giovani in questa comunità o frenarne la fuga, tantomeno per attrarre nuovi nuclei familiari da fuori. Questo è il frutto del profondo fallimento delle politiche inique e speculative dei gruppi di potere che hanno fatto l’interesse di pochi sulle spalle dei molti, impoverendo, economicamente e culturalmente, la nostra città. 
I giovani non cercano il paese dei balocchi ma una città in cui trovare opportunità di lavoro qualificato, di socialità e di benessere per sé e, un domani, per i propri figli. È arrivato il momento di invertire la marcia. Il nostro territorio è ricco di potenzialità proprio a partire dal suo capitale umano: giovane e meno giovane, autoctono o straniero. Rimbocchiamoci le maniche, partiamo dall’ordinario e riconquistiamo il piacere e l’orgoglio di abitare in questa città.



Santa Marinella: Il Paese che Vorrei!

Una città in cui si vive bene è una città che attira nuovi abitanti, di tutte le età, nuove imprese, nuovi turisti. Cominciamo quindi col restituire una città più vivibile: manutenzione, decoro e cura degli spazi pubblici e del verde, ripristino e adeguamento degli impianti comunali, funzionalità ed efficienza dei servizi.

Una città inclusiva che opera all’insegna della giustizia sociale e contro le logiche clientelari contribuisce alla distribuzione di opportunità lavorative, stimola l’innovazione e la diversificazione dell’offerta, contrasta l’allontanamento dei giovani e cresce, economicamente e culturalmente. 

Allarmanti report giungono, inascoltati, dagli osservatori sulla salute del comprensorio: una città riqualificata nei suoi spazi pubblici tutela la salute dei cittadini e dell’ambiente, valorizza le risorse, mette in sicurezza il territorio, promuove il benessere e incrementa l’attrattiva turistica.

Per favorire lo sviluppo sostenibile e nuove opportunità occupazionali, anche per arrestare la fuga dei giovani e attrarre fasce di popolazione in età lavorativa, Il Paese che Vorrei ha sempre puntato su progetti di riqualificazione e sulla creazione di nuove attrattive sotto il profilo culturale, ambientale e sportivo, necessità che i dati emersi da questo studio sembrano confermare appieno.

Citiamo alcuni nostri progetti nell’ambito della riqualificazione ambientale: il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche; il Progetto di riqualificazione per realizzare una piazza a largo Gentilucci; il Piano del Verde; il parco urbano di Castelsecco; l’istituzione di aree marine protette, il progetto di ripopolamento e monitoraggio ambientale; il Piano di messa in sicurezza delle colline e riassetto idrogeologico, il piano di bonifica del territorio. 
Nell’ambito del rilancio turistico del territorio citiamo: il Progetto per il Castello di Santa Severa per la creazione di un Centro Polifunzionale per le Arti, la Cultura e le Scienze; il Progetto per la spiaggia della passeggiata aperta e operativa tutto l’anno; il recupero del ruolo strategico del Porticciolo; la creazione di circuiti sportivi eco-compatibili sulle nostre colline, le Bandiere Blu sulle nostre coste, la nostra città tra i Comuni Fioriti, l’Istituzione del Circuito turistico comprensoriale.
Ciò compone una a visione di città che Il Paese che Vorrei persegue da anni e che viene rafforzata dalla lettura di questi dati. Continueremo quindi a insistere presso la Regione Lazio affinché il progetto del Castello di S. Severa sia pienamente realizzato nell’integrazione virtuosa tra enti locali, istituzioni di cultura e ricerca ed eccellenze del territorio, per creare posti di lavoro di alta professionalità,  crescita sociale e culturale, sviluppo dell’indotto. Continueremo anche le nostre battaglie presso il Comune riguardo a patrimonio ambientale, beni comuni, circuiti virtuosi nella fornitura dei servizi, diffusione di opportunità lavorative anche attraverso la pianificazione di una destagionalizzazione del turismo. Riqualificare dunque l’esistente per rimettere in moto la città e incrementare la qualità della vita sostenendo al contempo commercio, ristorazione e alloggi, settori in stagnazione negli ultimi 10 anni a S. Marinella.
Proponiamo inoltre l’adesione di S. Marinella alla Rete città sane, per promuovere l’investimento sulle persone che compongono la collettività, sulla progettazione di luoghi urbani e sulla partecipazione di tutti allo sviluppo di salute e benessere su questo territorio. 
Una città sana dà l’esempio garantendo la partecipazione di tutti gli individui e le comunità alle decisioni che li riguardano e ai luoghi in cui vivono, lavorano, amano e giocano.” Individui di tutte le età, appunto.
Invitiamo tutti i coloro che si riconoscono in questa visione della città ad aiutarci a realizzarla attraverso il proprio contributo. Ringraziamo nuovamente Fabio Di Vaia e Roberta Ara per averci dato l’opportunità di riflettere sulla città e, di conseguenza, sulla azione politica de Il Paese che Vorrei.
Per consultare i dati clicca qui.

domenica 17 febbraio 2019

Strumenti di partecipazione popolare: dopo 18 anni lo statuto raggiunge la maturità!

Approvata la mozione de Il Paese che Vorrei che renderà operativi gli Strumenti di Partecipazione Popolare e consentirà ai cittadini di esprimere le proprie opinioni. Sarà possibile presentare istanze, petizioni, deliberazioni e referendum consultivi.  La scelta dell’Amministrazione di bocciare l’adozione del referendum abrogativo, invece, rappresenta una grandissima occasione persa.



Da mercoledì sera, finalmente, i cittadini di Santa Marinella potranno tornare a ricoprire un ruolo attivo e ben più importante nella vita sociale e politica della propria città. Con l’approvazione, all’unanimità, della mozione presentata da Il Paese che Vorrei verranno adottate piccole ma fondamentali modifiche allo Statuto comunale, che renderanno effettivamente operativi gli Strumenti di partecipazione popolare.

Il diritto di partecipare alla vita pubblica e di prendere parte alle decisioni che ci riguardano direttamente verrà maggiormente garantito e ampliato. Sarà possibile presentare istanze, petizioni, proporre atti al Consiglio comunale ed esprimere la propria opinione attraverso referendum consultivi.
Gli abitanti di Santa Marinella, quindi, torneranno a occupare una posizione centrale e ben più importante rispetto a quella a cui erano stati relegati ultimamente.
Questi strumenti, previsti dalla Costituzione e dalla legge ordinaria, erano già presenti nello Statuto comunale. La scelta poco oculata, però, di adottare soglie di sottoscrizioni troppo elevate e effettivamente impossibili da raggiungere, li rendeva praticamente in operativi e inefficaci.
Con le modifiche presentate da Il Paese che Vorrei sarà possibile promuovere deliberazioni a iniziativa popolare, tramite la raccolta di 800 sottoscrizioni a fronte delle 3.000 necessarie in precedenza. Questo significa che cittadini che vorranno proporre atti, che una volta approvati diventeranno vere e proprie leggi sul territorio cittadino, saranno in grado di farlo. Potranno essere promosse idee, progetti, indicazioni e si potrà indirizzare l’azione amministrativa che interessa la nostra vita, quella delle nostre famiglie e dei nostri figli.
Attraverso la raccolta di 1.200 firme, a fronte delle 5.000 richieste dal vecchio articolo 80 dello statuto, i cittadini, invece, potranno esprimere la propria opinione sull’operato e sulle scelte dell’Amministrazione. Raggiunto questo numero di sottoscrizioni, infatti, sarà consentita l’indizione di un referendum consultivo che riguarderà tutti gli aventi diritto al voto.
Riteniamo che la partecipazione della gente alla vita politica e sociale della città sia un valore importantissimo e come tale vada tutelato e garantito. Il confronto, il dibattito, le proposte non possono che rappresentare un momento di crescita per la collettività che li promuove. Siamo orgogliosi di aver presentato delle modifiche allo Statuto, le prime in 18 anni, che mirano ad ampliare l’interazione e il coinvolgimento dei santamarinellesi alle questioni che li riguardano direttamente e siamo fieri che queste modifiche siano state approvate all’unanimità.
Ora il prossimo passo sarà quello di far approvare i regolamenti, che Il Paese che Vorrei ha già redatto e presentato al Presidente del Consiglio, necessari a rendere definitivamente operativi gli strumenti di partecipazione popolare.
Più di una perplessità, invece, suscita la scelta dell’Amministrazione di bocciare l’adozione dell’istituto del referendum abrogativo. In un quadro normativo, nel quale anche a livello costituzionale si sta procedendo verso l’approvazione del referendum propositivo, decidere di non rendere più moderno e al passo con i tempi il nostro Statuto, rappresenta una vera battuta di arresto per la democrazia. Le parole della consigliera Maura Chegia, tutte mirate a prendere ad esempio esclusivamente realtà che in materia risultano meno virtuose di quella santamarinellese, fanno comprendere che questa maggioranza non ha la minima intenzione di intraprendere nessun passo in avanti in direzione della qualità. Finché non si inizierà a prendere ad esempio l’eccellenza o situazioni migliori di quella di Santa Marinella, la nostra città ha ben poche speranze di crescere.

L’amministrazione, piuttosto che preoccuparsi per l’abrogazione di un atto, dovrebbe fare di tutto per emanare provvedimenti ineccepibili. Ci chiediamo, infatti, quali strambe azioni voglia intraprendere in futuro la maggioranza, per aver così tanta paura di questo strumento di partecipazione e controllo da parte dei cittadini.