martedì 22 dicembre 2020

Quartaccia: ennesima presa in giro dei cittadini con false illusioni da campagna elettorale

Volentieri pubblichiamo il comunicato congiunto del nostro consigliere Lorenzo Casella e dei Consiglieri Francesco Fiorucci e Francesco Settanni di cui condividiamo la preoccupazione per una annosa vicenda che, ancora una volta, non troverà una soluzione.


Un Piano Territoriale Paesistico Regionale in fase di stallo, un Piano Regolatore sbagliato che risale a mezzo secolo fa e una classe di politicanti che sulla base delle prescrizioni di quel piano ha fatto campagna elettorale per 50 anni con promesse che non potevano essere mantenute: vittime di tutto questo sono quei cittadini che, fidandosi, hanno continuato a sperare e a pagare senza vedere risultati.

Il piano regolatore del nostro comune è stato realizzato agli inizi degli anni ‘70 su una premessa tanto sbagliata e irragionevole che prevedeva in pochi anni una popolazione residente a Santa Marinella di circa 80.000 abitanti (a distanza di mezzo secolo, se ne contano circa 18.000).

Questa premessa serviva a trasformare aree agricole in zone di espansione attraverso un Piano Regolatore particolarmente aggressivo nei confronti del territorio. Nella sola zona Quartaccia, il piano prevede di poter costruire 500.000 metri cubi di edifici. In questo modo i terreni oggetto di espansione vedevano aumentare il proprio valore in funzione di un’ipotetica rendita futura.

Le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno tutte colpevolmente mantenuto viva questa illusione che ha prodotto, oltre alla mortificazione di un’aspettativa mai realizzata, un danno economico ai proprietari di quei terreni che hanno pagato per anni le tasse in relazione ad un valore puramente ipotetico visto il vincolo di lottizzazione praticamente insormontabile per un privato cittadino.

Oggi la maggioranza ripropone quello stesso piano vecchio, superato dalla storia, senza rispetto per il paesaggio e senza futuro. Riconfermare provvedimenti sbagliati già 50 anni fa, fingendo di tutelare gli interessi di cittadini che ne usciranno nuovamente danneggiati, è una decisione di cui non possiamo e non vogliamo essere complici.

Riteniamo sia ora di fare un’operazione di verità e dire che quella lottizzazione non si potrà fare e non solo perché la Regione con più provvedimenti ne ha decretato l’impossibilità ma perché sarebbe un intervento sbagliato dal punto di vista sociale, economico, architettonico e paesaggistico.

Interventi edilizi di questo genere hanno ampliamente dimostrato tutta la loro inadeguatezza sotto il profilo ambientale e della qualità della vita e la mentalità che fino ad oggi ha favorito il disprezzo per il territorio dovrebbe essere ormai alle nostre spalle mentre si sta diffondendo la cultura della riqualificazione e la tutela dell’ambiente come bene comune.

Chiediamo che il Comune si ponga con serietà nei confronti dei proprietari di quei terreni e di tutti i cittadini attraverso proposte nuove e realistiche, abbandonando i vecchi piani di lottizzazione in favore di un piano di riqualificazione ambientale compatibile con interventi contenuti di carattere residenziale e sarebbe utile che il comune affiancasse i proprietari di quei terreni in un’azione volta a ottenere il risarcimento per le tasse pagate impropriamente.

Per dare risposte concrete è necessaria l’elaborazione di un piano di assetto del paesaggio con cui definire le opportunità del nostro territorio tenendo conto dei legittimi interessi sociali, economici e ambientali per poi approdare a un Piano Regolatore Generale che possa finalmente disciplinare le modalità di intervento in funzione di obiettivi credibili e quanto più possibile, condivisi.

È necessario compiere scelte che coniughino le prescrizioni a tutela del territorio con gli obiettivi di qualificazione sociale ed economica, favorendo il recupero dell’esistente e l’insediamento residenziale di qualità. Serve un’azione in grado di dimostrare buona politica, amore per il proprio territorio e rispetto per propri concittadini.

Non è impossibile ma serve l’onestà intellettuale e la capacità di programmazione che a questa amministrazione mancano. Ci vuole il coraggio di dire la verità invece che protrarre all’infinito il balletto delle promesse elettorali mai mantenute. È necessario abbandonare le logiche speculative del passato e decidere di perseguire un percorso virtuoso nel rispetto del bene comune e della qualità della vita dei cittadini.

I Consiglieri: Lorenzo Casella, Francesco Fiorucci, Francesco Settanni






mercoledì 2 dicembre 2020

DIGNITA’ NEL FINE VITA: IL COMPRENSORIO BATTE I PRIMI COLPI!

 Accogliendo l’invito de Il Paese che Vorrei, la mozione preparata dall’associazione “Luca Coscioni” è stata approvata nei comuni di Allumiere, Fiumicino e Tolfa. Si attende ora la presentazione negli altri comuni del comprensorio.


        L’auspicio che il territorio si muovesse coralmente per promuovere un diritto civile e sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema importante come quello del fine vita, si sta realizzando. Allumiere, Fiumicino e Tolfa sono i primi comuni del comprensorio in cui è stata discussa e conseguentemente approvata la mozione preparata dall’associazione “Luca Coscioni” e promossa da Il Paese che Vorrei. Prossimamente, il testo dovrebbe essere presentato e discusso anche a Bracciano, Cerveteri, Civitavecchia, Ladispoli e ovviamente Santa Marinella.

        La mozione impegna le Amministrazioni a sollecitare il Parlamento a riavviare il dibattito sulla proposta di legge a iniziativa popolare, sottoscritta da oltre 70.000 persone e presentata sette anni fa. Una proposta che mira a restituire a ogni persona la possibilità di scegliere sulla propria vita e sulla dignità della propria morte, decidendo liberamente se interrompere terapie e trattamenti. Questo atto mira anche a promuovere una campagna informativa all’interno delle RSA e delle RSD (ove presenti) per spiegare a tutti le nuove possibilità che la proposta di legge introdurrebbe e quelle già presenti nella legge sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT). 

Un'ottima legge che molti rappresentanti territoriali hanno ritenuto giusto e doveroso portare all'attenzione dei rispettivi Consigli comunali. Per questo motivo, Manrico Brogi ad Allumiere, Angelo Petrillo a Fiumicino e Sharon Carminelli, Ramona Vittori e Mario Curi a Tolfa hanno presentato e fatto approvare questa mozione. A loro vanno i nostri complimenti, in attesa che gli altri comuni facciano lo stesso. Un comprensorio che si ritrova intorno ai diritti civili e che spera e chiede che anche il Parlamento ora faccia quanto richiesto. 

        



cartina del litorale nord con segnalati i comuni che hanno approvato la mozione



martedì 1 dicembre 2020

LA MAGGIORANZA NON RISPETTA LE PIÙ ELEMENTARI REGOLE DEMOCRATICHE: TUTTI I CONSIGLIERI D’OPPOSIZIONE DECIDONO DI NON PARTECIPARE AL CONSIGLIO

Il 30 novembre 2020 i consiglieri di opposizione non hanno partecipato alla seduta di Consiglio comunale. Pubblichiamo la loro dichiarazione:

“Egregio sig. Presidente, On.le sig. Sindaco, esimi colleghi, 

ci preme sottoporre all’attenzione delle SS.VV. alcune criticità irrisolte nella gestione della macchina amministrativa: rileviamo il reiterarsi di nocive abitudini, come ad esempio, la mancanza di considerazione verso i consiglieri, sintomo di un deprecabile governo, l’assenza di una quantomeno sufficiente pianificazione da cui l’inesistenza di cronoprogrammi seri, obiettivi e condivisi, la mancanza di una efficace organizzazione delle risorse, solo per citarne alcune. Questa attitudine e tali carenze continuano a condizionare negativamente l’attività dell’Amministrazione.

Ci troviamo infatti costretti per l’ennesima volta a dover denunciare l’incapacità della maggioranza nel rispettare le più elementari regole che dovrebbero disciplinare il funzionamento della cosa pubblica.

Non ci sono vie di mezzo: o abbiamo a che fare con un disegno ed una premeditata intenzione di non far partecipare i consiglieri (il che potrebbe avere una becera e faziosa  logica amministrativa) o siamo di fronte ad incapacità e dunque si naviga a vista.  I consiglieri di ogni schieramento si affannano a rincorrere le pezze messe da una gestione raffazzonata, caotica e irrispettosa, sempre sul filo del rasoio con le date, sempre in emergenza, e nulla c’entra il terribile periodo Covid: la situazione è la stessa da due anni e mezzo. 

Il ritardo è sempre colpevole, sintomo di cattiva gestione, così come la mancanza di condivisione. Infatti ancora oggi ai consiglieri di opposizione viene negato l’accesso ad atti che, per rispetto della legge, prima ancora che per dovere di trasparenza, dovrebbero essere garantiti, così come ci sono ad oggi interrogazioni sull’operato della Giunta e degli uffici che a distanza di due anni, e nonostante un ricorso alla prefettura, non hanno ricevuto risposta. Le comunicazioni sulle commissioni e sulle sedute di consiglio comunale ancora dopo anni di solleciti ed inviti, arrivano in ritardo o prive della documentazione necessaria a consentire ai consiglieri i dovuti approfondimenti, come anche in quest’ultima circostanza in cui siamo chiamati a valutare complesse operazioni di bilancio e problematiche connesse alla graduatoria alloggi che hanno avuto una grave eco nell’opinione pubblica, senza il necessario e dovuto approfondimento sia individualmente che nelle sedi istituzionali competenti (commissioni).

Si minano così le basi necessarie per affrontare con serietà e senso di responsabilità un confronto costruttivo sulle problematiche che affliggono il nostro comune; e riguardano non solo i consiglieri di opposizione ma anche quelli di maggioranza, che privi delle opportune conoscenze documentali, si ritrovano in commissione ad arrampicarsi sugli specchi tentando di difendere l’indifendibile, e privi, loro stessi, di cognizione. 

Tanto è vero che i provvedimenti emanati sono spesso approssimativi, superficiali,  a volte ingiustied errori ed inadeguatezze si abbattono e condizionano non tanto i consiglieri di opposizione o di maggioranza ma l’intera nostra comunità.

Sembra impossibile non considerare il fatto che gli atteggiamenti di arroganza, i personalismi, il disinteresse per un confronto collegiale che alcuni dei Consiglieri dell’attuale amministrazione lamentano di aver subito durante la precedente amministrazione vengano adesso assunti e ribaditi come una prassi amministrativa. Ma soprattutto come si può non considerare che le risposte alle questioni che l’opposizione pone servirebbero anche alla maggioranza per approfondire, conoscere e capire meglio ciò che realmente sta succedendo, cosa si sta producendo e seminando per il futuro di Santa Marinella? 

Il lavoro che un consigliere comunale è chiamato a fare è questo: fare in modo che le scelte che si compiono siano le più corrette, le più giuste, le più condivise possibili.

Il comportamento di questa Amministrazione, che ricordiamolo rappresenta una parte minoritaria delle cittadine e dei cittadini del nostro Comune, è lesivo dei principi elementari che regolano il funzionamento democratico di questa Istituzione ed impedisce di riuscire a trarre il massimo risultato possibile dal confronto democratico a favore della Città.

Rileviamo di fondo una matrice: la mancanza di rispetto, non quella verso le nostre persone, sinceramente questo ci lascia indifferenti, ma per la figura istituzionale che ogni Consigliere incarna, per quella parte di elettori che non si sentono rappresentati dalla maggioranza. E quando manca il rispetto per i cittadini, allora viene meno il rispetto per la democrazia.

Non è questo l’esempio che una classe dirigente dovrebbe fornire ai suoi cittadini: l’arroganza di una gestione priva di considerazione, quindi di intelligenza e di valore per la collettività.

Come sapete noi consiglieri di opposizione non abbiamo molto in comune. Rappresentiamo persone diverse, che hanno pensieri differenti, che si riconoscono in valori e ideali spesso contrapposti. 

Eppure oggi in difesa del compito che i nostri concittadini ci hanno chiesto di ricoprire e in contrasto con il comportamento inaccettabile di questa amministrazione, ci ritroviamo insieme a manifestare con forza la nostra protesta abbandonando i lavori di questa assemblea.

Questo gesto che nessuno di noi avrebbe mai voluto compiere è un invito al ripensamento e un’esortazione a cambiare rotta e a scegliere la strada della correttezza, del confronto e del rispetto che dovrebbe essere di esempio ed alla base della convivenza civile.

Con cortese richiesta formale al Presidente del Consiglio di dare lettura del presente documento in apertura del lavori del Consiglio stesso e di disporne la messa agli atti”.

I Consiglieri:

Calvo Massimiliano

Casella Lorenzo

Fiorucci Francesco

Ricci Bruno

Settanni Francesco



martedì 10 novembre 2020

IL PROTAGONISMO DEL SINDACO METTE A RISCHIO LA SALUTE DEI CITTADINI!

Diversi dipendenti pubblici e utenti sono risultati positivi. In piena emergenza accorpare gli uffici e i servizi invece di attuare accorgimenti per il contenimento non è sicuramente stata una scelta giudiziosa.

È notizia recentissima che tra i dipendenti comunali ci siano 5 soggetti positivi e alcuni di questi erano quotidianamente assegnati a rapporti con il pubblico. 

A dispetto di tutte le indicazioni che spingono verso il contenimento del contagio, ricorrendo a forme di lavoro alternativo e riducendo al minimo i servizi forniti in presenza, l’Amministrazione ha scelto di far rientrare la maggior parte dei dipendenti, concentrando lavoratori e pubblico in un’unica sede. Questa scelta, operata in un periodo critico nel quale responsabilità e buon senso dovrebbero ispirare qualsiasi decisione che riguardi la vita e la salute degli altri, dimostra mancanza di coscienziosità e di giudizio.

I lavoratori sono stati messi a rischio nell’avere contatti con il pubblico e a loro volta potrebbero essere stati veicolo di contagio per i visitatori. E nelle prossime ore il numero dei dipendenti positivi potrebbe aumentare.

Abbiamo letto articoli e visto video social in cui il primo cittadino si scaglia contro dipendenti pubblici e della partecipata, rei di svolgere il proprio lavoro in modalità remota. Il copione, ormai tristemente noto, voleva che il Sindaco appellasse come lavativi e fannulloni tutti coloro che svolgessero i propri compiti da casa e li esortava, duramente, a rientrare negli uffici, nonostante il buon senso e indicazioni governative suggerissero altre vie. Anche le organizzazioni sindacali sono dovute intervenire, per spiegare la situazione straordinaria e di emergenza, ricordando anche come molti dei dipendenti in oggetto abbiano dovuto affrontare spese non indifferenti per svolgere regolarmente il proprio servizio da casa.

Ciononostante, pur di dare risalto all’apertura della nuova sede comunale, invece di incentivare il lavoro a distanza e di aumentare i servizi on line, in modo da garantire il distanziamento e ridurre al minimo i contatti, si è preferito riportare i dipendenti in ufficio. Le poche accortezze che sarebbero bastate per garantire la sicurezza di tutti, sono state accantonate. Ora, i lavoratori hanno paura per se stessi e per le loro famiglie e vivono un disagio che poteva essere evitato. Molti cittadini sono stati sottoposti a un rischio inutile.

Si è anteposto il bisogno di fare propaganda alla salute dei cittadini! La smania di sbandierare l’apertura della sede unica ha fatto dimenticare il rischio a cui venivano sottoposti lavoratori e utenti dei servizi. Il periodo che stiamo vivendo, però, non si addice a egocentrismi irresponsabili. La salute dei cittadini va anteposta a tutto e l’incolumità pubblica deve essere centrale nelle decisioni dell’amministrazione.

Auguriamo ai dipendenti una rapida guarigione. Invitiamo tutti ad affrontare questi tempi drammatici con massima responsabilità. Esortiamo l’amministrazione a mettere al centro delle proprie decisione il benessere collettivo.

Disegno di postazione di lavoro con laptop e smartphone, volti stilizzati e scritta "Smart working VS Covid"


domenica 8 novembre 2020

DIRITTO ALLA CASA: TESTIMONIANZA DI LORENZO CASELLA SULL'OCCUPAZIONE DI SABATO

Quando sono arrivato numerose macchine dei carabinieri erano ferme davanti alla strada di accesso all’edificio. Ho superato i militari e mi sono avvicinato al cancello su cui erano appesi gli striscioni che dichiaravano l’occupazione e subito, attraverso le sbarre della cancellata, ho visto gli occhi sorridenti di Stefania. Era contenta che almeno in questa occasione, almeno in quel momento, il tema a lei così caro del diritto alla casa fosse al centro dell’attenzione.

Passavano i minuti e ai carabinieri si aggiungeva la polizia; dall’altra parte del cancello vedevo persone composte, tutte con la mascherina in volto, negli occhi la preoccupazione per i propri documenti, dati ai carabinieri per l’identificazione di rito ma che non venivano restituiti.

Le forze dell’ordine mi hanno chiesto se avevo voglia di entrare per rendermi conto della situazione e riferire loro le criticità. Eventuale presenza di minori, donne in gravidanza, portatori di handicap e altro. Ho chiesto agli occupanti il permesso di entrare e loro hanno aperto un varco e mi accolto con il sorriso dell’ospitalità, in quello spazio che per poche ore è stato il loro sogno di una casa.

Mi hanno accompagnato per farmi vedere la struttura e mi ha commosso vedere queste persone adulte con il naso schiacciato contro i vetri come bambini davanti alle vetrine.

Guardavano attraverso le finestre che non osavano forzare ma che ai loro occhi aprivano uno scenario di speranza.” Guarda che salotto grande. E lì in fondo, vedi? C’è pure la cucina.” E ancora “Altro che albergo, sono tutti appartamenti. Sono vuoti da anni e noi stiamo co ‘na mano davanti e n’altra de dietro mentre ste case vanno in malora.”

La porta di ingresso dell’immobile era aperta, nessun segno di forzatura o di manomissione, mi hanno detto di aver solo girato la maniglia “neanche era chiusa a chiave!”. Ho fatto un giro per i corridoi all’interno dell’immobile: nessuna porta era stata aperta, si erano limitati a godersi lo stupore per quelle dimensioni, per quelle quantità, per quello spreco. Tutto era grande, tutto era bello e vuoto. Sembrava solo aspettare inquilini che lo abitassero, aspettava da anni di poter essere vissuto.

Riesco fuori e relaziono gli agenti di Polizia che mi avevano invitato a quel surreale sopralluogo. Vedo i loro sguardi più tranquilli. Nessun problema, nessuna criticità, solo persone che chiedono che venga rispettato un loro diritto. Parte anche qualche frase di comprensione e di tristezza. “Aspettiamo il Sindaco e vediamo se si trova una soluzione”.

Ma da lì a poco lo scenario cambia. Arrivano alcuni consiglieri di maggioranza, poi il Sindaco. Tutto si sporca e diventa squallido. Accuse, maldicenze, intimidazioni, arroganza, maleducazione. Ciò che fino a quel momento era stato un luogo di confronto si trasforma in uno scenario dove la sensibilità e il rispetto non trovano spazio. L’unica preoccupazione sembra quella di dover affermare che questa Amministrazione è tanto brava e si prodiga e poi che “No. Non è così che si fa”.

Se non fosse drammatico sarebbe ridicolo. “Non è così che si fa” … Già, e com’è che si fa? Da anni si chiede al Sindaco e non arrivano soluzioni, si chiede all’Assessore e passano mesi e mesi solo per veder pubblicata una lista dove il tuo nome c’è. Sei tra gli aventi diritto ma la casa no, quella non c’è. Allora si chiede ad Ater e non arrivano risposte, si chiede alla Regione e manco ti ricevono.

Ecco come si fa. Si fa il giro delle Istituzioni che invece di aiutarti si rimpallano responsabilità. L’uno da la colpa all’altro e in mezzo ci sei tu che continui a vivere la tua precarietà, il tuo disagio, il tuo sogno di una casa che non arriva.

Però per loro va tutto bene perché mentre tu giri in cerca di risposte non solo non disturbi più di tanto ma anzi, chi sta al potere prova pure un certo gusto nel vederti chiedere, nel poter elargire di tanto in tanto un “Vedremo” oppure un “Faremo il possibile”. Lasciarti appeso a quella speranza è il giochetto crudele di chi gestisce il potere perché si sente importante e ti mette nella condizione di assoggettarti, magari anche di sostenerlo nella speranza di una concessione futura. Ecco futura. Perché il presente è così e così rimane. Il tuo disagio te lo tieni e rimani aggrappato alla speranza che qualcuno ti possa aiutare.

L’ultima immagine che ho di questa giornata è quella della disillusione. Sopra le mascherine gli occhi stanchi e amareggiati di chi per una mattina ha sperato che i suoi diritti fossero rispettati. La tristezza e la rabbia di constatare ancora una volta di essere il più debole, in balia di regole difficili da capire e ancora più difficili da ingoiare quanto tutto questo si abbatte inesorabilmente sulla tua vita.

Voglio ringraziare tutti coloro che resistono, che ancora combattono, che ancora hanno le energie per portare avanti battaglie non per il proprio esclusivo tornaconto ma per un interesse collettivo.

Se saremo in grado di riconquistare la dimensione sociale allora saremo capaci di restituire un senso alle istituzioni che invece che reprimere e intimidire i cittadini, un domani, potranno diventare un vero e proprio strumento al servizio delle persone, a partire da quelle in maggiori difficoltà. Uno strumento per restituire un senso alla vita politica anche in questo disgraziato paese.

Lorenzo Casella

Stradina maltenuta che porta a un cancello su cui sono due striscioni, uno "Comitato Cittadino x Santa Marinella" l'altro "Occupazione"


sabato 7 novembre 2020

IL PAESE CHE VORREI SOSTIENE IL COMITATO CITTADINO PER L’EMERGENZA ABITATIVA

Questa occupazione denuncia la mancanza di risposta delle Istituzioni

 

Dopo mesi di richieste, di trattative e di promesse, il Comitato cittadino per Santa Marinella ha deciso di occupare un immobile per chiedere una casa per chi non ce l’ha.

Le persone che stanno occupando hanno diritto ad un alloggio popolare, sono regolarmente iscritte alla graduatoria che il Comune ha stilato dopo mesi di rinvii e pressioni e vivono da troppo tempo una condizione di disagio e di precarietà. A loro va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno soprattutto in questo periodo in cui, alla sofferenza del disagio abitativo, si aggiunge l’angoscia di una possibile clausura, a causa del diffondersi del virus, in case che, quando esistenti, non riescono a garantire condizioni abitative dignitose.

Questo avviene a Santa Marinella, una città in cui numerosi sono gli edifici residenziali costruiti ma non completati, completati ma mai messi a disposizione, vuoti e abbandonati all’incuria e al degrado.

Qui non c’è la necessità di costruire nuove residenze. C’è invece l’assoluto bisogno di riqualificare il patrimonio edilizio esistente per renderlo disponibile sia agli aventi diritto ad un alloggio popolare sia ai cittadini nelle condizioni di poterlo affittare o acquistare.

Un esempio è l’immobile di via Elcetina su cui l’ATER ha tentato un’operazione di acquisizione e riqualificazione che avrebbe fornito 72 appartamenti molti dei quali da concedere in locazione a canoni adeguati alle condizioni economiche degli aventi diritto, altri a canone convenzionato. Quell’immobile avrebbe potuto soddisfare la totalità delle richieste degli aventi diritto e i lavori di adeguamento, piuttosto limitati, avrebbero potuto essere realizzati da aziende edili e artigiani locali fornendo così una ricaduta economica positiva sul nostro territorio. In più, data l’entità degli interventi necessari, gli alloggi avrebbero potuto essere disponibili, secondo una stima di ATER, nel giro di 8/10 mesi.

Sarebbe stata una soluzione ideale e un primo passo per avviare quegli interventi di riqualificazione di cui avremmo assoluta necessità. Eppure nessuno nell’Amministrazione ha mosso un dito per agevolare questa operazione, improvvisamente sfumata quando la parte venditrice si è tirata indietro per motivi ancora oggi avvolti da silenzio e opacità.

Non sappiamo cosa sia successo ma è certo che il Comune aveva altre mire. Mentre ATER trattava per la riqualificazione, il Sindaco parlava di nuove costruzioni, di convertire terreni agricoli in edificabili, di ennesime palazzine da realizzare. La vecchia logica di fare economia con la cementificazione invece che con il recupero; la solita vecchia mentalità che privilegia i costruttori invece di offrire opportunità alle maestranze locali ed è drammatico che per perseguire questi obiettivi si sia disposti a trascurare, quando non a calpestare, i diritti di coloro che più avrebbero bisogno dell’impegno delle Istituzioni.

Non c’è da stupirsi che queste persone si siano stancate di essere prese in giro. Quando si è in difficoltà arriva un momento in cui non c’è più spazio per capire le lentezze di ATER, l’indifferenza del Comune, gli inspiegabili percorsi burocratici, l’incapacità della Regione e dello Stato ad aiutare i cittadini.

Si arriva al punto di rottura in cui ci si incazza e basta. E per provare a far valere i propri diritti si è costretti ad agire per abbattere il muro che le istituzioni rappresentano con le proprie assurde complessità o che a volte innalzano per occultare secondi fini o peggio, per reprimere i nostri diritti.




giovedì 22 ottobre 2020

DIGNITÀ NEL FINE VITA: IL COMPRENSORIO SI MOBILITA

 Il Paese che Vorrei e la Luca Coscioni insieme per promuovere il dibattito sul fine vita e la discussione in Parlamento della legge sull’Eutanasia Legale.

Sabato 24 ottobre alle ore 17,00 in diretta online dalla pagina Facebook dell’associazione Il Paese che Vorrei verrà affrontato il delicatissimo e sentito tema del fine vita e della necessità di avere una legge per l’Eutanasia Legale. Parteciperanno come relatori Mina Welby, co-Presidente dell’associazione Luca Coscioni, Matteo Mainardi, Coordinatore della campagna per una legge sull’Eutanasia Legale e il dottor Luigi Montevecchi, tra i maggiori esperti in materia.

A sette anni dalla presentazione, la proposta di legge d’iniziativa popolare sull’Eutanasia Legale, sottoscritta da 70.000 persone, non è stata ancora né discussa né calendarizzata dal Parlamento. È necessario riavviare un percorso di sensibilizzazione sul tema e ci è sembrato doveroso dare il nostro contributo a questa battaglia di civiltà, soprattutto dopo la sentenza della Corte Costituzionale e quelle nei processi Trentin/Welby/Cappato e Dj Fabo/Cappato.

Citiamo dal sito dell’Associazione Luca Coscioni: “Troppo spesso il padrone della tua vita non sei tu. L’86% dei medici dichiara che non sono i pazienti a influire sulla decisione di interrompere i propri supporti vitali. Chi chiede l’eutanasia vuole solo morire con dignità. Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi”.

Tramite il suo rappresentante istituzionale Lorenzo Casella, Il Paese che Vorrei presenterà in Consiglio comunale la mozione preparata dall’associazione Luca Coscioni per sensibilizzare i cittadini e promuovere il dibattito in Parlamento e ha invitato i rappresentanti di altri 7 comuni del comprensorio a fare altrettanto. Lo stesso atto sarà quindi presentato dal Vicesindaco di Allumiere Manrico Brogi, dai Consiglieri Chiara Mango, Marco Tellaroli e Alessandro Persiano a Bracciano, dal Sindaco Alessio Pascucci a Cerveteri, dai Consiglieri Carlo Tarantino e Patrizio Scilipoti a Civitavecchia, dal Consigliere Angelo Petrillo a Fiumicino, dal Consigliere Fabio Ciampa a Ladispoli e dai Consiglieri Sharon Carminelli e Mario Curi a Tolfa.

Un intero comprensorio si muove coralmente per la promozione di un diritto civile fondamentale. Auspicabilmente, otto Comuni chiederanno al Parlamento di poter lasciare i cittadini liberi di scegliere fino alla fine.

Ringraziamo gli amici Alessandro Putero, Ismaele De Crescenzo, Massimo Guitarrini e Roberto Garau per il lavoro finalizzato al buon esito dell’operazione, svolto nei diversi comuni.






venerdì 16 ottobre 2020

RICORSO AI PRIVATI, QUALCHE RIPENSAMENTO IN VISTA?

Il Sindaco annuncia un possibile passo indietro sul ricorso ai privati per la gestione della Perla del Tirreno e delle strisce blu. La nostra battaglia al fianco dei cittadini in difesa dei beni comuni sta forse iniziando a dare dei frutti, ed è bene continuare con energia.

Per più di due anni Sindaco e compagni hanno rincorso l’intervento di privati nella gestione dei nostri beni comuni come unica salvifica risposta ai problemi della città.

Ora, nel giro di pochi giorni, l’Amministrazione annuncia a mezzo stampa due possibili dietrofront sul project financing per la passeggiata e la concessione dei parcheggi a pagamento.

Leggiamo inoltre di un contenzioso con la società che ha gestito lo stabilimento la Perla del Tirreno relativo al pagamento dell’IVA. Eppure, già due anni fa, il nostro Consigliere Lorenzo Casella aveva sollevato il problema con un’interrogazione, alla quale né Sindaco né Giunta si sono mai degnati di rispondere, tanto che si è dovuto ricorrere al Prefetto.

Ora che l’oggetto di quell’interrogazione si è trasformato in un contenzioso legale, il Sindaco scopre che i privati non fanno necessariamente l’interesse della collettività e contesta tardivamente al concessionario una pessima gestione del servizio e il deprezzamento dell’immobile comunale.

Più di tre anni fa Il Paese che Vorrei aveva avanzato una proposta-sostenuta da oltre mille firme- che puntava alla riqualificazione dello stabilimento e alla sua destagionalizzazione attraverso una gestione pubblica e condivisa degli spazi. Se la Maggioranza non si fosse dimostrata sorda ad ogni suggerimento esterno, oggi non ci troveremmo a ripiegare, con l’acqua alla gola, su una brutta copia del progetto allora avanzato dalla città.

Anche per le strisce blu il repentino ripensamento del Sindaco non è certo dovuto a una improvvisa folgorazione sulla necessità di tutelare la collettività. Il passaggio, da noi più volte richiesto, a una gestione in-house dei parcheggi raccoglie ora il plauso di alcuni sostenitori della Giunta Tidei, senza però che si entri nel merito di cosa realizzeremo e come.

Da mesi, chiede un progetto che comprenda un piano per la mobilità; la definizione di esenzioni per pendolari, residenti e operatori economici; l’individuazione di aree per la sosta gratuita; un piano per reinvestire i proventi dei parcheggi nella riorganizzazione del trasporto pubblico locale e nella manutenzione delle strade.

Ci vuole evidentemente tempo per riuscire a far capire a questo Sindaco, a questa Giunta e a chi li sostiene che le scelte corrette sono quelle che producono ricadute positive sui cittadini e non quelle utili solo a fare cassa, senza un progetto valido per la città.

Continueremo a provarci, convinti che questo sia il compito di un’opposizione duramente critica ma fortemente propositiva. Continueremo a proporre le nostre idee e le nostre soluzioni forti del sostegno di tanti cittadini e confortati dal fatto che, anche tra chi ha sostenuto e sostiene l’attuale maggioranza, un po’ di sensibilità per il bene comune inizia a farsi strada.

Invitiamo l’Amministrazione a non arroccarsi sulle proprie fallimentari prese di posizione e a riaprire un dialogo costruttivo per il bene di tutti. Nel dubbio che questo invito resti inascoltato, continueremo ad affiancare il Comitato dei cittadini per i referendum nella raccolta delle firme, convinti che i cittadini che hanno a cuore il futuro di Santa Marinella riusciranno prima o poi far sentire la propria voce.

freccia indietro nera su fondo bianco e testo ripensamenti in vista?




lunedì 28 settembre 2020

“PEBA": QUESTO SCONOSCIUTO!

A 34 anni dall’approvazione della legge i Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche rimangono utopia.

In ambito locale, non va certo meglio: a 7 anni dall'approvazione di una mozione per la redazione dei PEBA, votata all'unanimità dal Consiglio comunale di S. Marinella, nulla è stato fatto.  

“Il Paese che Vorrei” mette a disposizione di tutti i soggetti interessati il testo della Delibera, in modo che possa essere approvata nel maggior numero di comuni possibile (sperando che le altre amministrazioni comunali siano più serie della nostra).


In occasione dell'edizione 2020 del Disability Pride che si terrà il 2 ottobre e alla quale ovviamente parteciperemo, riproponiamo un articolo di sette anni fa sull'importanza dei piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche.


Da diverso tempo tantissimi soggetti si stanno adoperando affinché venga data attuazione al dettato della legge n° 41/1986 ed in particolar modo a quanto previsto dall’articolo 32.

Oggetto di questa normativa sono i Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A. ). Nonostante già 34 anni  fa venisse previsto uno strumento di integrazione all’avanguardia, la legge viene sistematicamente ignorata o non applicata.

Ebbene, cosa sono esattamente questi P.E.B.A.? Sono degli studi preliminari del territorio con i quali ogni singola cittadina può pianificare tutti gli interventi spazio/temporali che occorrebbe realizzare per permettere la totale integrazione delle persone disabili, per quanto riguarda accessibilità, mobilità, autosufficienza e interazione con l’ambiente in cui vivono.

E’ una totale rivoluzione del modo di guardare e di concepire l’urbanistica e l’arredo urbano. Non più a sola immagine e somiglianza dei normodotati ma incentrato su una nuova visione socio-utilitaristica, che consenta l’uso degli spazi urbani a chiunque, in qualsiasi condizione fisica.

Sicuramente non è un lavoro da poco, soprattutto se lo si vuole fare come effettivamente deve essere fatto  (ha ben poco senso un P.E.B.A. all’acqua di rose, come in molte parti si è abituati a veder affrontato questo tipo di problema).

Occorre effettuare una analisi della situazione dell'accessibilità a livello edilizio ed urbano.  Rilevare le barriere presenti negli edifici e nei percorsi cittadini. Individuare delle possibili soluzioni con stima di massima dei costi, configurando in tal modo la fase preliminare della progettazione di lavori pubblici, nonché la definizione delle esigenze prioritarie, consentendo quindi una programmazione degli interventi.

In questo modo, i P.E.B.A.  diventano dei veri e propri strumenti di controllo con i quali programmare economicamente e praticamente tutte le operazioni necessarie, facendole auspicabilmente coincidere con altri interventi già previsti (si pensi al rifacimento del sistema fognario, al manto stradale o ad altri interventi di rifacimento dell’arredo urbano).

Si otterrà così una vera e propria mappatura della città che consideri edifici pubblici, percorsi urbani, luoghi di aggregazione (fermate mezzi, stazioni, mercati, spiagge, centri per spettacoli) e immobili privati aperti al pubblico (uffici, banche, posta, attività commerciali e luoghi di culto).

Le metodologie sanzionatorie previste dalla legge sono molto rigide.  I P.E.B.A. sono obbligatori e devono essere presi in considerazione nei Piani Regolatori. L’articolo 29 della Legge 104/1992 prevede durissime sanzioni -sia economiche, sia professionali- per quei tecnici che assegnino l’abitabilità agli edifici pubblici, senza che questi rispettino i canoni dell’accessibilità. 

Ed infine il combinato disposto del D.P.R. n° 503 del 1996 e di due sentenze della Corte Costituzionale, a seguito di controversie avvenute nel Comune di Firenze, prevede per i Sindaci delle Città inadempienti responsabilità addirittura penali.

Non sono queste, però, le motivazioni per le quali bisogna munirsi di questo strumento così importante. Ormai queste tematiche sono totalmente assimilate dalle coscienze di tutti. L’integrazione, l’emancipazione e il rispetto delle pari opportunità delle persone disabili sono argomenti che non hanno più bisogno di essere discussi: devono solo essere realizzati.

Bisogna abbandonare un approcio al mondo della disabilità incentrato esclusivamente su modelli assistenzialisti. Le sovvenzioni alle associazioni vanno benissimo ma non riusciremo mai a fare un vero salto di qualità se queste non vengono accompagnate da una seria pianificazione di una reale integrazione ed emancipazione in tutte le città.

Farlo fare agli uffici comunali risulta difficoltoso. I tecnici sono pochi e le situazioni da affrontare sono molteplici. Affidarlo a un professionista o a uno studio esterno potrebbe incidere troppo sulle già sanguinanti casse degli Enti.

Occorrerebbe, quindi, una collaborazione programmatica/propositiva promossa da tutti i soggetti interessati, istituzionali e non, da affiancare ai tecnici comunali, sgravandoli da una delle tante incombenze e forse consentendo di attuare tali piani con costi più accessibili da parte dei Comuni.

Il sogno è quello di realizzare una città in cui le barriere architettoniche non esistano più. In cui siano solo un brutto e fastidioso ricordo. Ambizioso certo! Ma bisogna assolutamente provarci, per non cedere ancora all’inciviltà!

 La disabilità in fondo non esiste. Dove non esistono ostacoli all’accesso non esiste diversità! Dove non siano presenti barriere al percorso non esiste diversità! Dove siano rispettate le norme non esiste diversità! Se si consentisse l’integrazione delle persone disabili non esisterebbe diversità! Se si rispettasse e si aggevolasse l’emancipazione non esisterebbe diversità!

Chi non capisce questo non è diversamente abile ma normalmente inabile!

Abbattiamo le barriere: apriamo un varco alla civiltà! 


locandina evento sull'abbattimento delle barriere del dicembre 2013
Locandina dell'incontro del dicembre 2013
logo e marchio della rubrica di D. Renda il dito nell'occhio
Rubrica del Disability Pride Network
a cura del nostro Daniele Renda









lunedì 14 settembre 2020

Incontro pubblico sul Referendum Costituzionale


 



Si è svolto Domenica 13 settembre a Santa Marinella, in Piazza Gentilucci, un nteressante dibattito sul tema del Referendum Costituzionale, organizzato da Il Paese che Vorrei. Nella speranza che le persone presenti ne siano uscite con le idee più chiare, ringraziamo il nostro relatore Paolo Maria Montaldo, che ha illustrato in modo dettagliato la legge in esame, e tutti coloro che sono intervenuti. Ringraziamo inoltre il Ristorantino Le 2 Stelle che ci ha gentilmente prestato alcune sedie e il Bar Cuore Matto di Piazza Gentilucci per averci, con la disponibilità e la cordialità di sempre, messo a disposizione praticamente tutto il suo spazio esterno, luogo ideale per un incontro rilassato e piacevole. Grazie!






venerdì 24 luglio 2020

LA DISCRIMINAZIONE E LA VIOLENZA NON SONO OPINIONI

 Il Paese Che Vorrei per l’approvazione della legge contro omolesbobitransfobia e misoginia

Dispiace che anche nella nostra cittadina ci sia stata una pur piccola manifestazione di “benpensanti” (una volta si chiamavano così) secondo i quali tutelare soggetti vittima di discriminazioni e violenze coincide con una limitazione della libertà di espressione.

Le cose non stanno così. La legge Zan contro l’omolesbobitransfobia e la misoginia non obbligherà un prete a celebrare il matrimonio tra due donne. Non costringerà nessun eterosessuale a diventare gay o lesbica. E non impedirà a nessuno di esprimere delle opinioni. Se la cosa non fosse già chiara a una lettura del testo originale, facciamo presente che in sede di commissione è stata proposta ed accettata un’aggiunta “bi-partisan”, seppure inutile in quanto ridondante, che recita letteralmente: “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”. Chiunque sostenga che questa sia una legge liberticida ha dunque torto, a meno che la “libertà” che si vuole difendere non sia quella di insultare, discriminare, aggredire, violentare, uccidere.

L’obiettivo di questa legge è molto semplicemente quello di porre un limite alle violenze e alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, sul genere e sull’identità di genere, e di riconoscerle finalmente per quello che sono. I dati purtroppo parlano chiaro: le aggressioni omo-lesbo-bi-transfobiche e quelle verso le donne non solo continuano, ma sono in aumento, e non si può far finta di niente. Certo, una legge non basta, essendo questo tipo di violenza profondamente radicata in una società tuttora caratterizzata da un forte maschilismo, dalla paura del diverso, dal bisogno di identificare nelle minoranze dei nemici contro cui sfogare le proprie frustrazioni e disperazioni. È però un passo nella giusta direzione, in un cammino verso il riconoscimento e la tutela dei diritti (e dell’incolumità) di tutti e di tutte.

Il Paese Che Vorrei

(nel link che segue un report con le aggressioni omofobe in Italia nel 2019. Nell’immagine un grafico che mostra l’andamento dell’omo-lesbo-bi-transfobia negli ultimi anni)


https://www.gay.it/2019-omofobia-italia




aumento da 15 casi nel 2012 a oltre 200 nel 2019

Pittogrammi maschili e femminili colorati che si tengono per mano

giovedì 9 luglio 2020

L’ACCESSIBILITA’ DIGITALE NON C’E’ E NON SI VEDE!

Il periodo del lock down ha messo a nudo in maniera drammatica l’annoso problema dell’accessibilità per chi utilizza lettori di schermo ( screen reader ). Non vedenti e ipovedenti si sono ritrovati ancora più isolati perché l’inaccessibilità di molti siti precludeva l’accesso a numerosi servizi di vitale importanza e soprattutto alla pratica del telelavoro. Improvvisamente il diritto all’accessibilità digitale si è trasformato in diritto ad avere relazioni con il mondo.
Quella che rappresentava una grandissima opportunità di inclusione, si è trasformata in uno strumento devastante di esclusione sociale. Le persone con disabilità visiva si sono ritrovate ancora più isolate e abbandonate da una società che da troppi anni ignora le loro istanze. La legge “Stanca”, la legge relativa all’accessibilità dei siti internet, risale al 9 gennaio 2004 e da molti viene considerata ormai obsoleta. In Italia, però, non ha mai trovato giusta applicazione. Sono ancora troppi gli uffici della Pubblica Amministrazione in cui gli obblighi sanciti dalla normativa non vengono rispettati. E di conseguenza sono tantissime le persone con disabilità visiva che non riescono a integrarsi nel proprio posto di lavoro e recentemente a essere lasciate indietro dalla pratica del telelavoro. Senza considerare tutti i servizi che questi soggetti dovrebbero fornire all’utenza e che per gli stessi motivi non risultano accessibili a non vedenti e ipovedenti.
Un servizio non accessibile rappresenta di fatto un diritto negato. Questo deve essere chiaro, sia se si parla del diritto al lavoro, sia del diritto alla possibilità di accesso in un luogo fisico o virtuale. Ogni giorno, ignorando gli obblighi previsti dalla legge “Stanca”, vengono calpestati i diritti di milioni di persone. E ovviamente si parla di persone che avrebbero maggiore necessità di poter accedere a distanza ai servizi. Il Web è un canale universale di comunicazione e nell’ambito delle pubbliche amministrazioni ciò si traduce nell’opportunità e nel dovere di fornire informazioni e servizi. Un Web della PA non accessibile significa l’impossibilità di erogare servizi alla fascia di cittadini che più ne ha bisogno in quanto caratterizzata da problemi di mobilità conseguenti alla disabilità fisica o sensoriale.
Per tutti questi motivi, come già fatto in occasione della giornata mondiale delle persone con disabilità del 3 dicembre 2018, il Disability Pride torna a chiedere: che tutte le PA adeguino e armonizzino i propri canali telematici e digitali alle direttive espresse dalla Legge “Stanca” (legge n° 4 del 09.01.2004); che i siti istituzionali e le App per dispositivi mobili (novità introdotta dalla direttiva del Parlamento europeo n° 2102 del 2016) offrano un livello di effettiva accessibilità nel rispetto delle specifiche internazionali; che le piattaforme telematiche delle Pubbliche Amministrazioni siano adeguate alle novità introdotte dal Parlamento europeo relativamente all’obbligo di dichiarazione di accessibilità all’interno del sito Web, di garanzia di meccanismi di feedback tra utenza e amministrazione nonché l’obbligo per gli Stati membri di effettuare un costante monitoraggio su adeguatezza e funzionalità degli strumenti adottati.
A tale proposito, si ritiene di fondamentale importanza la novità introdotta dalla direttiva 2102 che obbliga gli Stati membri ad avviare piani di formazione in materia di accessibilità Web, ovvero a formare il personale delle PA alla produzione di documenti e contenuti accessibili. L’insegnamento delle tecniche per la produzione, la gestione e l’archiviazione dei documenti digitali, rappresenta la base per una corretta accessibilità alle informazioni da parte degli utenti e consente al personale disabile impiegato nella Pubblica Amministrazione di poter raggiungere l’obiettivo di un pieno e sereno espletamento dell’attività lavorativa.
Rendere completamente accessibili i siti della Pubblica Amministrazione, consentirebbe a milioni di persone con disabilità visiva di poter accedere alla propria postazione lavorativa anche a distanza e di usufruire di tutti i vantaggi previsti dal telelavoro. Di contro, impedire l’accesso al lavoro o ai servizi equivale ancora una volta a privare un individuo dei suoi diritti.





Il nostro Daniele Renda per il Disability Pride Network




mercoledì 8 luglio 2020

PARCHEGGI E VIABILITÀ

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la testimonianza inviataci da un nostro concittadino. L'estemporaneità di molte azioni fa temere che non ci sia alcuna progettualità complessiva e crea grande disorientamento e, sinceramente, sconforto. 


In quanto cittadino  e residente di questa cittadina devo riportare alcune “anomalie” che registro quotidianamente nel nostro territorio.

L’ultima “anomalia” l’ho registrata ieri, lunedì 6 luglio, quando mi sono trovato nei pressi della spiaggia denominata “La Toscana”e ho assistito alla presenza di due guardie della polizia municipale che  mettevano multe, senza preavviso, a tutti quelli che avevano le auto parcheggiate fuori della carreggiata di fronte allo stabilimento denominato “Danny’s”.  Essendo lunedì e con poche auto e poche persone mi sono molto meravigliato per la solerzia con cui venivano sanzionate le autovetture. 

Chiedendo ai presenti nel luogo ho scoperto che l’ordine di mettere multe per divieto di sosta sarebbe venuto dall’”alto” per obbligare tutti coloro che vogliono accedere a quelle spiagge a parcheggiare nel zona di sosta a pagamento sul terreno di fronte. 
Chiunque viva in questa città sa bene quanto sia pericoloso attraversare quella strada per andare a mare perché sprovvista di attraversamenti pedonali e/o semafori. Tutti sono testimoni del caos di parcheggi selvaggi durante il fine settimana lungo tutta la strada che arriva fino al castello di S. Severa. Tutti assistono alle continue infrazioni di chi si immette nel nuovo centro commerciale dell’EX Pierucci venendo da Civitavecchia ed oltrepassando la linea bianca. In zona Maiorca le tante auto che si immettono in via A. Volta a senso unico trovano normale invertire la marcia, dopo aver fatto la spesa al Todis, per immettersi nuovamente sull’Aurelia. 

Per non parlare dei rischi che si corrono in alcune rotatorie male organizzate.  A S. Severa chi utilizza lo scooter deve lasciarlo dove capita perché non esistono parcheggi dedicati. Chiunque abbia provato a segnalare infrazioni ed anomalie di viabilità alla polizia municipale si è sempre sentito rispondere che il personale è scarso e che quindi non si può intervenire ad ogni richiesta. 

Ecco quindi lo stupore nel vedere ben due guardie della Polizia municipale intervenire in un normale giorno feriale e con poche macchine parcheggiate per somministrare sanzioni che andrebbero estese e destinate a miglior causa.



martedì 7 luglio 2020

L’ASSENZA DI RISPOSTE È L’EMBLEMA DI QUESTA AMMINISTRAZIONE: OPACITÀ, INEFFICIENZA E DISPREZZO PER LE REGOLE DEMOCRATICHE


Nonostante ripetuti solleciti, dal 2018 ad oggi, il Sindaco non ha mai risposto alle interrogazioni avanzate dai Consiglieri d’opposizione, ignorando così il diritto alla trasparenza non solo dei cittadini che questi rappresentano ma dell’intera collettività.

Le interrogazioni servono, infatti, a far luce sulle azioni e sulle pratiche amministrative intraprese dalla Giunta e, per suo mandato, dagli uffici competenti. Poiché queste non passano per il Consiglio comunale e le interrogazioni sono l’unico strumento in mano ai consiglieri per averne contezza la legge prevede un obbligo di risposta entro 30 giorni.

I chiarimenti richiesti riguardano le procedure di appalto per i loculi del cimitero comunale, gli atti relativi alla gestione stagionale dello stabilimento Perla del Tirreno, notifiche di abuso sul demanio marittimo, l’elaborazione della graduatoria degli aventi diritto alle case popolari e tanto altro ancora.

“Ma sì, mo’ rispondo” ha replicato con condiscendenza il Sindaco alla notizia dell’esposto presentato al Prefetto, come se il rispondere o meno dipendesse dal suo capriccio e non da un preciso obbligo di legge.

Poi, si è lanciato in un discorso fumoso quanto confuso accusando, tutti e nessuno, di oscure trame a suo danno, insinuando senza fare nomi, alludendo senza esplicitare, lasciando a intendere ma senza mai dire. Un evidente tentativo di deviare l’attenzione da questa gravissima violazione. Depistaggio fallito.

Se il Sindaco è costretto a impedire il lavoro dei consiglieri, violando il loro diritto alla conoscenza dei fatti e a ricevere le dovute spiegazioni, ciò significa che questa Amministrazione, nella migliore delle ipotesi, è gravemente inefficiente mentre, nell’ipotesi peggiore, ha qualcosa da nascondere.




lunedì 29 giugno 2020

QUELLO CHE PIÙ SCOTTA AL CITTADINO È LA TRUFFA CONDITA DA BEFFA

Riceviamo e volentieri condividiamo le riflessioni di Clelia Di Liello.
Immaginate che un giorno, facciamo il 27 giugno di questo anno, il signor Tal de Tali, residente a  S. Severa parcheggi la sua auto e vada a pagare il ticket delle strisce blu. Sulla colonnina del pagamento legge: ABBONAMENTO MENSILE PER RESIDENTI: € 20,00 / 30 GIORNI. Inserisce il suo biglietto da 20€  e si accorge che ha pagato il parcheggio solo per il 27 giugno e i rimanenti tre giorni di giugno. Non 30  ma 4 giorni.
Gioco di parole - 30 giorni non mese solare -  ambiguità di scrittura per il profitto esclusivo della ditta privata che ha avuto in concessione i parcheggi a strisce blu della frazione di S. Severa.
Metti poi che anche il signor Tal Altro che risiede al centro di S. Marinella, decida di parcheggiare a S. Severa e si vede negato lo status di “residente” come è accaduto l’anno scorso. Come rimarrebbe? Ma non appartengono allo stesso comune?
Ecco perché in molti sosteniamo il Comitato dei 5 referendum contro i project financing,  tra cui quello contro i parcheggi a pagamento che si intendono estendere  a tutta S. Marinella per di più intorno alla stazione ostacolando pendolari e residenti
Non sono, non siamo in linea di principio contrari al pagamento dei parcheggi se questi servono: a lasciare la macchina a casa, a incentivare a prendere l’autobus, a inquinare di meno, a contribuire alle casse del proprio Comune per avere in cambio più servizi. Se invece questi servono a sottrarre ricchezza al cittadino, a tassarlo oltre misura senza averne vantaggio alcuno, beh allora NO, non ci stiamo più.
Le strade sono dei cittadini che le abitano e sono la ricchezza delle nostre città dove ci incontriamo e passeggiamo. Ricordiamo che sono un BENE COMUNE e che proprio per questo ci appartengono. Il ticket eventualmente richiesto DEVE finire nelle casse del Comune  per manutenerle, tapparne le buche, curarne il verde e favorirne la pulizia.

NO ALLE STRISCE BLU AD ESCLUSIVO VANTAGGIO DELLE DITTE PRIVATE.