Una lezione di cui fare tesoro
Dopo vent’anni si avvia, forse, a conclusione la triste vicenda di un porto sottratto alla città. Ora il Sindaco intima alla Porto Romano di riconsegnare il porto al Comune “che dispone di tutte le competenze per gestirlo in house nel rispetto e negli interessi dei cittadini residenti, dei turisti, dei diportisti e dei pescatori professionisti contrariamente a quanto ha fatto fino ad oggi l’impresa”.
Gestione in house? Finalmente! La nostra linea è sempre stata quella di restituire il porto alle competenze di Comune e Regione tutelando i posti di lavoro e se possibile implementandoli. Questo vuol dire recuperare un bene collettivo per gestirlo nell’interesse dei cittadini e dell’economia del nostro Comune e non esclusivamente di un singolo imprenditore.
La società Porto Romano ha fatto ciò che è nella sua
vocazione di impresa privata: perseguire il proprio interesse economico. E ha
potuto farlo, speculando su un bene pubblico, grazie a una convenzione della
durata di cento anni, incautamente sottoscritta nel 1996 dal Comune di Santa
Marinella.
Anche allora i sostenitori della convenzione rifiutavano
l’utilizzo della parola “privatizzazione del porto” usata da chi vi si
opponeva. Ma la privatizzazione si è di fatto concretizzata. La Porto Romano si è impossessata del bene e
ne ha incassato i proventi con la promessa di opere di ampliamento i cui lavori
non sono mai iniziati, i servizi previsti sono stati disattesi e i vincoli non
sono mai stati rispettati.
Ciononostante, la Porto
Romano ha continuato a operare come se il porto fosse una sua proprietà e ci
sono voluti oltre 20 anni di onerosi ricorsi legali per tornarne in possesso.
La storia insegna,
dicono, eppure eccoci qui a parlare di project financing - su cimitero,
passeggiata, farmacia, parcheggi, piazza - da affidare a munifiche imprese private che non vedono
l’ora di accaparrarsi proprietà pubbliche solo per fare il nostro bene. Grandi opportunità di sviluppo, ci dicono;
esattamente come allora ci fu detto per il porto.
Ma la realtà è stata
ben diversa. Ci auguriamo che questa triste vicenda
possa almeno servire a farci aprire gli occhi, prima di commettere altri errori
che pagheremo tutti per i prossimi decenni.
Se il Comune otterrà la restituzione del bene ci auguriamo
che l’Amministrazione si ponga alcune priorità: tutelare e aumentare i posti
lavoro attualmente in essere, abbandonare i faraonici quanto anacronistici
progetti di ampliamento, ripristinare legalità e correttezza nell’utilizzo di
spazi e servizi, valorizzare davvero il nostro Porticciolo, piccolo gioiello di
questa città.