sabato 30 settembre 2017

CA CHANGE QUOI

2 ottobre 2017, facciamo un punto sui fossi


“Ca change quoi”, letteralmente Cosa cambia, che senza punto interrogativo diventa una constatazione, ha il valore di un’evidenza negata, e per questo messa ancora più in evidenza; è un interrogativo che contiene già una risposta: non cambia nulla (A. Tabucchi, Di tutto resta un poco, Feltrinelli).




Il 2 ottobre 1981, una pioggia torrenziale arrecò a Santa Marinella gravi lutti e ingenti danni. Questa cicatrice è rimasta impressa nella memoria di Santa Marinella. Fino ad allora, ci si era illusi di poter imbrigliare i fossi e le acque che vi scorrono con coperture per recuperare strade e parcheggi o di poter costruire argini di cemento ed edificare, senza conseguenze. Tutto questo ha invece creato le condizioni per il disastro del 2 ottobre; l’impeto dell’acqua non conosce ostacoli e trae vigore dalle strettoie, travolge ponti, muri, edifici.

Dichiarata da allora città a grave rischio idrogeologico, S. Marinella avrebbe avuto bisogno di interventi strutturali seri per mettere in sicurezza i cittadini e di un calendario rigoroso di manutenzione dei fossi per assicurare che il passaggio dell’acqua non sia MAI ostruito.
Purtroppo, la condizione attuale dei fossi, anche dei più pericolosi straripati nell’81, è perlopiù identica. Le amministrazioni che si sono succedute non hanno ravvisato l’urgenza e la necessità di intervenire anche quando comitati cittadini hanno sollecitato ed addirittura dato indicazioni di fondi stanziati per la sicurezza del territorio. Inoltre, ci si ostina a non programmare la manutenzione con regolarità e tempismo ma s’improvvisano, alla bisogna, tardivi “interventi urgenti di manutenzione ordinaria” (!).



Qualche esempio? Tra gli interventi già finanziati, c’è quello del fosso delle Guardiole. L’iter, avviato nel 2008, non ha avuto seguito per un contenzioso con il residence Baia del Sole, che si oppone all’esproprio della porzione di parcheggio costruita sul letto del fosso. Questo ha convinto l’amministrazione a modificare il progetto, ignorando le prescrizioni dell’Autorità di Bacino.

Al fosso delle Vignacce l’intervento di ampliamento in corrispondenza del ponte pedonale “dei carabinieri” non è stato risolutivo: basta una pioggia più intensa a provocare l’allagamento del sottopasso e delle strade adiacenti (aggravato dall’aumento di superficie impermeabilizzata “a monte”, realizzato per il raddoppio di via delle Colonie).


Per quanto riguarda il fosso di Ponton del Castrato, il progetto preliminare, presentato dal Comune alla Regione grazie alle pressioni dei cittadini del rione Alibrandi, prevede la creazione di due grandi vasche di espansione tra il paese e l’autostrada, per dare sfogo all’acqua e impedire che raggiunga impetuosa il punto critico del sottopasso ferroviario. I fondi “Italia sicura” stanziati per redigere il progetto esecutivo potrebbero arrivare entro ottobre. La qualità del progetto dovrebbe assicurare l’ok dell’Autorità di Bacino e i lavori potrebbero cominciare subito visto che il terreno individuato per le vasche è comunale. Ma altri Comuni, più avveduti del nostro, che hanno già presentato in Regione i progetti esecutivi, potrebbero avere una precedenza nell’erogazione dei fondi che, non essendo illimitati, potrebbero non essere destinati a noi nei tempi auspicati.

Un’amministrazione responsabile potrebbe perlomeno ridurre i rischi per la popolazione dando seguito all’approvazione del Piano di Emergenza Comunale che serve a coordinare tutte le azioni di prevenzione e soccorso.

Obbligatorio dal 2012, il nostro Comune l’ha approvato il 30 novembre 2016 ma non lo ha ancora illustrato alla popolazione, che di fatto non saprebbe come comportarsi in caso di alluvione.

Una volta realizzati questi interventi, si potrebbe anche valutare la riqualificazione dei fossi come risorse paesaggistiche e ambientali, perlomeno nel caso di Castelsecco: un’ampia foce naturale, ricca di vegetazione che invita alla sosta gli uccelli migratori. Anche su questo fronte i cittadini si sono attivati da tempo: attraverso il progetto “Castelsecco partecipato”, il Comitato 2 Ottobre insegue da anni il sogno di regalare alla città di Santa Marinella il suo primo parco naturale cittadino.




Il Paese che vorrei

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mercoledì 27 settembre 2017

Raccolta differenziata: farla bene conviene



L'amministrazione sta, faticosamente, procedendo con la procedura di gara per l'affidamento della gestione dei rifiuti.

Ma a monte ci siamo noi che non sempre differenziamo correttamente. Per non parlare di coloro che non lo fanno affatto.
Per funzionare bene e portarci dei vantaggi, però, è necessario che tutti la facciano bene.
Ecco quindi alcune informazioni che possono chiarire dubbi, stimolarci a farla meglio e aiutarci a convincere anche i più recalcitranti. Stiamo volantinando per raggiungere anche coloro che non frequentano i social. Diffondiamo le informazioni: GRAZIE!






lunedì 18 settembre 2017

Modifiche allo Statuto Comunale

NESSUNA VISIONE E NESSUNA VOLONTÀ DI RISPONDERE CONCRETAMENTE ALLE ESIGENZE DEI CITTADINI.


La decisione della maggioranza di modificare lo Statuto senza alcun coinvolgimento delle forze politiche e dei cittadini è fortemente criticabile, tanto più se ciò avviene negli ultimi mesi di mandato e in una situazione di grave dissesto economico e di ripetute bocciature contabili che ne delegittimano, almeno moralmente, l’operato.
La bozza comincia a circolare e il Paese che Vorrei esprime un suo negativo parere sul nuovo documento.
Lo Statuto dovrebbe essere l'atto fondamentale attraverso cui un Comune si dà delle regole trasparenti per delineare le finalità generali dell’azione politica e per incrementare l’efficienza della gestione e dei servizi amministrativi. Questo, naturalmente, quando non è relegato a vuoto atto formale.
È un documento che non si riscrive tutti i giorni. Lo si modifica quando, sul fronte gestionale, si intende riorganizzare la struttura e gli uffici comunali per adeguarne il funzionamento alle concrete esigenze dei cittadini.  Oppure quando, sul fronte dell’indirizzo politico, si è maturata una nuova visione della comunità e si intende delinearne l’indirizzo programmatico di lungo periodo. 
La questione avrebbe meritato una valutazione attenta e condivisa. Quanto è stato fatto appare piuttosto come una forzatura opportunistica di pochi membri dell’amministrazione con il beneplacito svogliato del sindaco Bacheca.
Nel merito, il nuovo testo dettaglia le funzioni del Consiglio comunale e dei suoi organi ed introduce la nomina di un capogruppo per ogni lista rappresentata in Consiglio piuttosto che uno per coalizione come era precedentemente (finalmente avremo dei consiglieri capigruppo di sé stessi, questione che certo non teneva i cittadini svegli la notte). 
Un’altra novità, più significativa, riguarda l’introduzione nell’art. 46 della definizione di Fondazioni e Società per azioni e del loro rapporto con l’ente comunale. Certamente, quella di supplire a carenze di funzioni e di servizi attraverso il ricorso alle risorse economiche di Fondazioni e di Società per azioni è tendenza generale. Ciò testimonia la triste resa degli enti pubblici, non più in grado di rispondere alle esigenze, spesso anche primarie, dei cittadini. Non stupisce che i nostri amministratori, dopo averci portato sull’orlo del default, si allineino senza remore a questa tendenza. Ci saremmo aspettati, però, che il Comune prevedesse almeno specifici dettami improntati alla massima trasparenza visto come, in altri contesti, il rapporto con fondazioni e S.p.a. ha rivelato ambigue commistioni tra apparati politici e interessi privati.
Queste le modifiche proposte, in tutta fretta. Numerose le omissioni sui molti altri punti che potevano essere introdotti o migliorati a concreto beneficio dell’interesse pubblico, della partecipazione democratica e della trasparenza

Il più importante di questi riguarda l’articolo relativo all’edilizia concordata, rimasto immutato. L’articolo prevede i project financing e gli accordi di programma, cioè i permessi che un Comune può accordare a imprese per costruire e/o gestire anche in deroga al piano regolatore, in cambio di benefici per la collettività. Per amara esperienza a S. Marinella i benefici alla comunità sono venuti sempre dopo agli interessi privati o non sono venuti affatto.

Sarebbe stato opportuno introdurre un Regolamento che prevedesse puntuali requisiti a tutela dell’interesse collettivo, una maggiore partecipazione delle Commissioni Consiliari nella fase di decisione e un più ampio coinvolgimento dei cittadini.
  
Ed è proprio sugli strumenti di democrazia partecipata che lo Statuto rivela le sue lacune più gravi. Nel corso delle molte campagne di raccolta firme, Il Paese che Vorrei si è scontrato con la mancanza di un Regolamento che ne stabilisse le modalità e lo ha segnalato. Eppure, su questo fronte, tutto è rimasto immutato. 

Invece di procedere a modificare lo Statuto, non potevamo cominciare con il redigere i Regolamenti, citati ma inesistenti, che rendono molte delle direttive enunciate nel testo inattuabili?

Si è preferito specificare e ampliare in astratto le finalità del Comune. Adesso che a fine mandato non c’è più il rischio di doverle perseguire concretamente, la maggioranza snocciola generici obiettivi tra i quali spicca un rinnovato interesse per la floricoltura.

Tutto questo, da domani però. Fino ad oggi ci si è guardati bene dal promuovere, incentivare, stimolare, ammodernare, potenziare alcunché. Se i dettami dello vecchio statuto sono rimasti lettera morta per due mandati e non si è nemmeno ritenuto opportuno di scrivere i regolamenti attuativi mancanti che senso ha proporre ora, in tutta fretta e senza discussioni, questo nuovo testo? 

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lunedì 11 settembre 2017

SOS DAL KM 58 - ORA LA SPIAGGIA C’È MA NESSUNO CI VUOLE ANDARE


Il paradosso di un lavoro fatto male: le attività economiche sono a rischio, la godibilità della spiaggia libera è compromessa, la costa ha subito un danno paesaggistico e ambientale.


Il Paese che Vorrei ha incontrato le titolari dell’edicola al km 58 e del vicino chiosco ristorante la Sassola. Le due imprenditrici, allarmate dalla crescente infruibilità di questo tratto di costa hanno chiesto visibilità per stimolare un intervento che fronteggi i crescenti problemi creatisi a seguito della costruzione delle scogliere anti erosione. Purtroppo, il problema della costa al km 58 non è circoscritto al danno economico diretto subito da queste attività commerciali.

L’intervento, in sé, si è dimostrato efficace: la barriera rompe le onde, la statale è salva, l’ANAS può essere soddisfatta. Non si può dire altrettanto della comunità di S. Marinella.

La costruzione della barriera, eseguita nel 2004 per proteggere la statale ss1 Aurelia dall’erosione, ha cambiato il volto di una delle insenature più belle di S. Marinella (che ospita anche la famosa villa di Rossellini e uno dei quattro ponti romani di S. Marinella edificato tra il III e il II secolo a. C.).


Il collocamento della barriera artificiale, in superficie e a meno di 20 metri dalla costa, ha devastato la baia; le attività economiche sono in sofferenza, la gradevolezza di una delle poche spiagge libere del nostro comune è compromessa, i surfisti hanno perso uno degli spot più frequentati, la costa ha subito un danno paesaggistico e ambientale.

L’interruzione del naturale scambio tra il mare e la costa sta provocando un grave fenomeno di ristagno dell’acqua. A parte il concreto rischio della diffusione di alghe tossiche, il risultato è che l’acqua è poca e ferma, le alghe si accumulano, fermentano e puzzano. La barriera inoltre, per altezza e dimensione, ostacola anche il ricircolo dell’aria. Sulla spiaggia non soffia un alito di vento e sdraiati sulla sabbia, non si vede il mare. Ricordiamo anche che proprio a destra della Sassola c’è un fosso, nel quale al sopralluogo dei primi di agosto scorreva acqua, (e che acqua è visto che non piove da mesi!) il cui sfogo a mare è attualmente insabbiato. Non stupisce quindi che, in piena estate, la spiaggia fosse quasi deserta.


Leggermente meno grave la situazione sul versante del ristorante il 58. L’unico varco realizzato nella massicciata consente un minimo, ma solo un minimo, di ricambio dell’acqua e di ventilazione.

La necessità di proteggere la statale era e resta incontestabile ma i danni collaterali per la nostra comunità erano inevitabili?

Al tempo dei lavori, gli allora concessionari dell’arenile interessato sollevarono, inascoltati, la necessità di effettuare uno studio di Valutazione di Impatto Ambientale che tenesse conto delle specificità della costa e del movimento delle acque, prima di effettuare qualsiasi intervento. Si chiedeva che l’intervento di difesa antierosione integrasse criteri di sviluppo turistico sostenibile, valorizzazione e tutela del patrimonio ambientale litoraneo.

Si sollecitava anche una valutazione dell’intervento sulla base di una reale concertazione con i soggetti interessati. Si chiedeva di non essere lasciati soli. Purtroppo, anche in quell’occasione l’Amministrazione comunale non volle o non fu capace di farsi parte attiva nella vicenda, commissionando una seria valutazione sul possibile impatto dell’intervento e negoziando con la Regione i requisiti dell’opera necessari alla difesa del nostro patrimonio costiero e delle attività economiche ad esso collegate.


Ci si aspetterebbe che un’amministrazione comunale si facesse attore delle scelte da effettuare sul proprio territorio. Che potesse far sentire la propria voce, ossia quella dei propri cittadini, per tutelare al meglio il paesaggio, le attività economiche e le opportunità di fruizione dell’ambiente.

La protezione del muro di contenimento della Statale Aurelia, infatti, poteva essere realizzata tramite la posa in opera di una barriera soffolta, ossia una barriera che posta all’opportuna distanza dall’arenile, avrebbe potuto smorzare la violenza dell’onda consentendo il movimento di correnti di superficie e la godibilità del tratto di costa e della visione dell’orizzonte (essendo realizzata sotto il livello del mare).

Invece no. L’amministrazione di allora, come quella di oggi, in un intervento di questo genere non vede altro che la possibilità di delegare ad altri oneri, scelte e decisioni e, in funzione di questa deresponsabilizzazione, è disposta a sacrificare uno dei pochi tratti di spiaggia libera nel nostro comune, lasciando che si trasformi in un acquitrino maleodorante.


Non è troppo tardi per intervenire. Una modifica della barriera potrebbe ancora essere realizzata ma il disinteresse si protrae a tutt’oggi anche sul fronte del decoro ambientale. Infatti, oltre ai danni dovuti alla presenza delle barriere, tutta la zona d’accesso meridionale del nostro comune versa in uno stato d’abbandono. L’orologio della rotonda, danneggiato mesi fa da un temporale non è stato né riparato né rimosso, la struttura rugginosa e cadente della fermata degli autobus troneggia in mezzo ai rifiuti, il ponte romano giace soffocato dalle sterpaglie- invisibile e non segnalato- i muri e i segnali stradali vandalizzati fanno bella mostra di sé offrendo una prima impressione assai poco attraente di S. Marinella.


Per sollevare il problema, abbiamo atteso la fine della stagione estiva per evitare le solite polemiche sul darsi la zappa sui piedi e non scoraggiare i già pochi fruitori dell’arenile ma è evidente che il nostro territorio ha bisogno di ripartire da zero. L’intervento effettuato al km 58 va rivisto; non possiamo rassegnarci e dare per persa una della nostre baie più belle. Molte aree del nostro comune soffrono di analoghi problemi legati all’abitudine di mettere toppe estemporanee ed inutili quando invece avrebbero bisogno di essere ripensate nella loro totalità. I soldi sono pochi, si sa, ma dobbiamo deciderci a invertire la rotta. Tutto il nostro territorio ha bisogno di interventi di risanamento e riqualificazione, indispensabili se nei fatti e non solo nelle chiacchere si vuole concretizzare un vero rilancio turistico ed economico della ex Perla del Tirreno.