lunedì 28 settembre 2020

“PEBA": QUESTO SCONOSCIUTO!

A 34 anni dall’approvazione della legge i Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche rimangono utopia.

In ambito locale, non va certo meglio: a 7 anni dall'approvazione di una mozione per la redazione dei PEBA, votata all'unanimità dal Consiglio comunale di S. Marinella, nulla è stato fatto.  

“Il Paese che Vorrei” mette a disposizione di tutti i soggetti interessati il testo della Delibera, in modo che possa essere approvata nel maggior numero di comuni possibile (sperando che le altre amministrazioni comunali siano più serie della nostra).


In occasione dell'edizione 2020 del Disability Pride che si terrà il 2 ottobre e alla quale ovviamente parteciperemo, riproponiamo un articolo di sette anni fa sull'importanza dei piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche.


Da diverso tempo tantissimi soggetti si stanno adoperando affinché venga data attuazione al dettato della legge n° 41/1986 ed in particolar modo a quanto previsto dall’articolo 32.

Oggetto di questa normativa sono i Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A. ). Nonostante già 34 anni  fa venisse previsto uno strumento di integrazione all’avanguardia, la legge viene sistematicamente ignorata o non applicata.

Ebbene, cosa sono esattamente questi P.E.B.A.? Sono degli studi preliminari del territorio con i quali ogni singola cittadina può pianificare tutti gli interventi spazio/temporali che occorrebbe realizzare per permettere la totale integrazione delle persone disabili, per quanto riguarda accessibilità, mobilità, autosufficienza e interazione con l’ambiente in cui vivono.

E’ una totale rivoluzione del modo di guardare e di concepire l’urbanistica e l’arredo urbano. Non più a sola immagine e somiglianza dei normodotati ma incentrato su una nuova visione socio-utilitaristica, che consenta l’uso degli spazi urbani a chiunque, in qualsiasi condizione fisica.

Sicuramente non è un lavoro da poco, soprattutto se lo si vuole fare come effettivamente deve essere fatto  (ha ben poco senso un P.E.B.A. all’acqua di rose, come in molte parti si è abituati a veder affrontato questo tipo di problema).

Occorre effettuare una analisi della situazione dell'accessibilità a livello edilizio ed urbano.  Rilevare le barriere presenti negli edifici e nei percorsi cittadini. Individuare delle possibili soluzioni con stima di massima dei costi, configurando in tal modo la fase preliminare della progettazione di lavori pubblici, nonché la definizione delle esigenze prioritarie, consentendo quindi una programmazione degli interventi.

In questo modo, i P.E.B.A.  diventano dei veri e propri strumenti di controllo con i quali programmare economicamente e praticamente tutte le operazioni necessarie, facendole auspicabilmente coincidere con altri interventi già previsti (si pensi al rifacimento del sistema fognario, al manto stradale o ad altri interventi di rifacimento dell’arredo urbano).

Si otterrà così una vera e propria mappatura della città che consideri edifici pubblici, percorsi urbani, luoghi di aggregazione (fermate mezzi, stazioni, mercati, spiagge, centri per spettacoli) e immobili privati aperti al pubblico (uffici, banche, posta, attività commerciali e luoghi di culto).

Le metodologie sanzionatorie previste dalla legge sono molto rigide.  I P.E.B.A. sono obbligatori e devono essere presi in considerazione nei Piani Regolatori. L’articolo 29 della Legge 104/1992 prevede durissime sanzioni -sia economiche, sia professionali- per quei tecnici che assegnino l’abitabilità agli edifici pubblici, senza che questi rispettino i canoni dell’accessibilità. 

Ed infine il combinato disposto del D.P.R. n° 503 del 1996 e di due sentenze della Corte Costituzionale, a seguito di controversie avvenute nel Comune di Firenze, prevede per i Sindaci delle Città inadempienti responsabilità addirittura penali.

Non sono queste, però, le motivazioni per le quali bisogna munirsi di questo strumento così importante. Ormai queste tematiche sono totalmente assimilate dalle coscienze di tutti. L’integrazione, l’emancipazione e il rispetto delle pari opportunità delle persone disabili sono argomenti che non hanno più bisogno di essere discussi: devono solo essere realizzati.

Bisogna abbandonare un approcio al mondo della disabilità incentrato esclusivamente su modelli assistenzialisti. Le sovvenzioni alle associazioni vanno benissimo ma non riusciremo mai a fare un vero salto di qualità se queste non vengono accompagnate da una seria pianificazione di una reale integrazione ed emancipazione in tutte le città.

Farlo fare agli uffici comunali risulta difficoltoso. I tecnici sono pochi e le situazioni da affrontare sono molteplici. Affidarlo a un professionista o a uno studio esterno potrebbe incidere troppo sulle già sanguinanti casse degli Enti.

Occorrerebbe, quindi, una collaborazione programmatica/propositiva promossa da tutti i soggetti interessati, istituzionali e non, da affiancare ai tecnici comunali, sgravandoli da una delle tante incombenze e forse consentendo di attuare tali piani con costi più accessibili da parte dei Comuni.

Il sogno è quello di realizzare una città in cui le barriere architettoniche non esistano più. In cui siano solo un brutto e fastidioso ricordo. Ambizioso certo! Ma bisogna assolutamente provarci, per non cedere ancora all’inciviltà!

 La disabilità in fondo non esiste. Dove non esistono ostacoli all’accesso non esiste diversità! Dove non siano presenti barriere al percorso non esiste diversità! Dove siano rispettate le norme non esiste diversità! Se si consentisse l’integrazione delle persone disabili non esisterebbe diversità! Se si rispettasse e si aggevolasse l’emancipazione non esisterebbe diversità!

Chi non capisce questo non è diversamente abile ma normalmente inabile!

Abbattiamo le barriere: apriamo un varco alla civiltà! 


locandina evento sull'abbattimento delle barriere del dicembre 2013
Locandina dell'incontro del dicembre 2013
logo e marchio della rubrica di D. Renda il dito nell'occhio
Rubrica del Disability Pride Network
a cura del nostro Daniele Renda









lunedì 14 settembre 2020

Incontro pubblico sul Referendum Costituzionale


 



Si è svolto Domenica 13 settembre a Santa Marinella, in Piazza Gentilucci, un nteressante dibattito sul tema del Referendum Costituzionale, organizzato da Il Paese che Vorrei. Nella speranza che le persone presenti ne siano uscite con le idee più chiare, ringraziamo il nostro relatore Paolo Maria Montaldo, che ha illustrato in modo dettagliato la legge in esame, e tutti coloro che sono intervenuti. Ringraziamo inoltre il Ristorantino Le 2 Stelle che ci ha gentilmente prestato alcune sedie e il Bar Cuore Matto di Piazza Gentilucci per averci, con la disponibilità e la cordialità di sempre, messo a disposizione praticamente tutto il suo spazio esterno, luogo ideale per un incontro rilassato e piacevole. Grazie!