venerdì 24 luglio 2020

LA DISCRIMINAZIONE E LA VIOLENZA NON SONO OPINIONI

 Il Paese Che Vorrei per l’approvazione della legge contro omolesbobitransfobia e misoginia

Dispiace che anche nella nostra cittadina ci sia stata una pur piccola manifestazione di “benpensanti” (una volta si chiamavano così) secondo i quali tutelare soggetti vittima di discriminazioni e violenze coincide con una limitazione della libertà di espressione.

Le cose non stanno così. La legge Zan contro l’omolesbobitransfobia e la misoginia non obbligherà un prete a celebrare il matrimonio tra due donne. Non costringerà nessun eterosessuale a diventare gay o lesbica. E non impedirà a nessuno di esprimere delle opinioni. Se la cosa non fosse già chiara a una lettura del testo originale, facciamo presente che in sede di commissione è stata proposta ed accettata un’aggiunta “bi-partisan”, seppure inutile in quanto ridondante, che recita letteralmente: “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”. Chiunque sostenga che questa sia una legge liberticida ha dunque torto, a meno che la “libertà” che si vuole difendere non sia quella di insultare, discriminare, aggredire, violentare, uccidere.

L’obiettivo di questa legge è molto semplicemente quello di porre un limite alle violenze e alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, sul genere e sull’identità di genere, e di riconoscerle finalmente per quello che sono. I dati purtroppo parlano chiaro: le aggressioni omo-lesbo-bi-transfobiche e quelle verso le donne non solo continuano, ma sono in aumento, e non si può far finta di niente. Certo, una legge non basta, essendo questo tipo di violenza profondamente radicata in una società tuttora caratterizzata da un forte maschilismo, dalla paura del diverso, dal bisogno di identificare nelle minoranze dei nemici contro cui sfogare le proprie frustrazioni e disperazioni. È però un passo nella giusta direzione, in un cammino verso il riconoscimento e la tutela dei diritti (e dell’incolumità) di tutti e di tutte.

Il Paese Che Vorrei

(nel link che segue un report con le aggressioni omofobe in Italia nel 2019. Nell’immagine un grafico che mostra l’andamento dell’omo-lesbo-bi-transfobia negli ultimi anni)


https://www.gay.it/2019-omofobia-italia




aumento da 15 casi nel 2012 a oltre 200 nel 2019

Pittogrammi maschili e femminili colorati che si tengono per mano

giovedì 9 luglio 2020

L’ACCESSIBILITA’ DIGITALE NON C’E’ E NON SI VEDE!

Il periodo del lock down ha messo a nudo in maniera drammatica l’annoso problema dell’accessibilità per chi utilizza lettori di schermo ( screen reader ). Non vedenti e ipovedenti si sono ritrovati ancora più isolati perché l’inaccessibilità di molti siti precludeva l’accesso a numerosi servizi di vitale importanza e soprattutto alla pratica del telelavoro. Improvvisamente il diritto all’accessibilità digitale si è trasformato in diritto ad avere relazioni con il mondo.
Quella che rappresentava una grandissima opportunità di inclusione, si è trasformata in uno strumento devastante di esclusione sociale. Le persone con disabilità visiva si sono ritrovate ancora più isolate e abbandonate da una società che da troppi anni ignora le loro istanze. La legge “Stanca”, la legge relativa all’accessibilità dei siti internet, risale al 9 gennaio 2004 e da molti viene considerata ormai obsoleta. In Italia, però, non ha mai trovato giusta applicazione. Sono ancora troppi gli uffici della Pubblica Amministrazione in cui gli obblighi sanciti dalla normativa non vengono rispettati. E di conseguenza sono tantissime le persone con disabilità visiva che non riescono a integrarsi nel proprio posto di lavoro e recentemente a essere lasciate indietro dalla pratica del telelavoro. Senza considerare tutti i servizi che questi soggetti dovrebbero fornire all’utenza e che per gli stessi motivi non risultano accessibili a non vedenti e ipovedenti.
Un servizio non accessibile rappresenta di fatto un diritto negato. Questo deve essere chiaro, sia se si parla del diritto al lavoro, sia del diritto alla possibilità di accesso in un luogo fisico o virtuale. Ogni giorno, ignorando gli obblighi previsti dalla legge “Stanca”, vengono calpestati i diritti di milioni di persone. E ovviamente si parla di persone che avrebbero maggiore necessità di poter accedere a distanza ai servizi. Il Web è un canale universale di comunicazione e nell’ambito delle pubbliche amministrazioni ciò si traduce nell’opportunità e nel dovere di fornire informazioni e servizi. Un Web della PA non accessibile significa l’impossibilità di erogare servizi alla fascia di cittadini che più ne ha bisogno in quanto caratterizzata da problemi di mobilità conseguenti alla disabilità fisica o sensoriale.
Per tutti questi motivi, come già fatto in occasione della giornata mondiale delle persone con disabilità del 3 dicembre 2018, il Disability Pride torna a chiedere: che tutte le PA adeguino e armonizzino i propri canali telematici e digitali alle direttive espresse dalla Legge “Stanca” (legge n° 4 del 09.01.2004); che i siti istituzionali e le App per dispositivi mobili (novità introdotta dalla direttiva del Parlamento europeo n° 2102 del 2016) offrano un livello di effettiva accessibilità nel rispetto delle specifiche internazionali; che le piattaforme telematiche delle Pubbliche Amministrazioni siano adeguate alle novità introdotte dal Parlamento europeo relativamente all’obbligo di dichiarazione di accessibilità all’interno del sito Web, di garanzia di meccanismi di feedback tra utenza e amministrazione nonché l’obbligo per gli Stati membri di effettuare un costante monitoraggio su adeguatezza e funzionalità degli strumenti adottati.
A tale proposito, si ritiene di fondamentale importanza la novità introdotta dalla direttiva 2102 che obbliga gli Stati membri ad avviare piani di formazione in materia di accessibilità Web, ovvero a formare il personale delle PA alla produzione di documenti e contenuti accessibili. L’insegnamento delle tecniche per la produzione, la gestione e l’archiviazione dei documenti digitali, rappresenta la base per una corretta accessibilità alle informazioni da parte degli utenti e consente al personale disabile impiegato nella Pubblica Amministrazione di poter raggiungere l’obiettivo di un pieno e sereno espletamento dell’attività lavorativa.
Rendere completamente accessibili i siti della Pubblica Amministrazione, consentirebbe a milioni di persone con disabilità visiva di poter accedere alla propria postazione lavorativa anche a distanza e di usufruire di tutti i vantaggi previsti dal telelavoro. Di contro, impedire l’accesso al lavoro o ai servizi equivale ancora una volta a privare un individuo dei suoi diritti.





Il nostro Daniele Renda per il Disability Pride Network




mercoledì 8 luglio 2020

PARCHEGGI E VIABILITÀ

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la testimonianza inviataci da un nostro concittadino. L'estemporaneità di molte azioni fa temere che non ci sia alcuna progettualità complessiva e crea grande disorientamento e, sinceramente, sconforto. 


In quanto cittadino  e residente di questa cittadina devo riportare alcune “anomalie” che registro quotidianamente nel nostro territorio.

L’ultima “anomalia” l’ho registrata ieri, lunedì 6 luglio, quando mi sono trovato nei pressi della spiaggia denominata “La Toscana”e ho assistito alla presenza di due guardie della polizia municipale che  mettevano multe, senza preavviso, a tutti quelli che avevano le auto parcheggiate fuori della carreggiata di fronte allo stabilimento denominato “Danny’s”.  Essendo lunedì e con poche auto e poche persone mi sono molto meravigliato per la solerzia con cui venivano sanzionate le autovetture. 

Chiedendo ai presenti nel luogo ho scoperto che l’ordine di mettere multe per divieto di sosta sarebbe venuto dall’”alto” per obbligare tutti coloro che vogliono accedere a quelle spiagge a parcheggiare nel zona di sosta a pagamento sul terreno di fronte. 
Chiunque viva in questa città sa bene quanto sia pericoloso attraversare quella strada per andare a mare perché sprovvista di attraversamenti pedonali e/o semafori. Tutti sono testimoni del caos di parcheggi selvaggi durante il fine settimana lungo tutta la strada che arriva fino al castello di S. Severa. Tutti assistono alle continue infrazioni di chi si immette nel nuovo centro commerciale dell’EX Pierucci venendo da Civitavecchia ed oltrepassando la linea bianca. In zona Maiorca le tante auto che si immettono in via A. Volta a senso unico trovano normale invertire la marcia, dopo aver fatto la spesa al Todis, per immettersi nuovamente sull’Aurelia. 

Per non parlare dei rischi che si corrono in alcune rotatorie male organizzate.  A S. Severa chi utilizza lo scooter deve lasciarlo dove capita perché non esistono parcheggi dedicati. Chiunque abbia provato a segnalare infrazioni ed anomalie di viabilità alla polizia municipale si è sempre sentito rispondere che il personale è scarso e che quindi non si può intervenire ad ogni richiesta. 

Ecco quindi lo stupore nel vedere ben due guardie della Polizia municipale intervenire in un normale giorno feriale e con poche macchine parcheggiate per somministrare sanzioni che andrebbero estese e destinate a miglior causa.



martedì 7 luglio 2020

L’ASSENZA DI RISPOSTE È L’EMBLEMA DI QUESTA AMMINISTRAZIONE: OPACITÀ, INEFFICIENZA E DISPREZZO PER LE REGOLE DEMOCRATICHE


Nonostante ripetuti solleciti, dal 2018 ad oggi, il Sindaco non ha mai risposto alle interrogazioni avanzate dai Consiglieri d’opposizione, ignorando così il diritto alla trasparenza non solo dei cittadini che questi rappresentano ma dell’intera collettività.

Le interrogazioni servono, infatti, a far luce sulle azioni e sulle pratiche amministrative intraprese dalla Giunta e, per suo mandato, dagli uffici competenti. Poiché queste non passano per il Consiglio comunale e le interrogazioni sono l’unico strumento in mano ai consiglieri per averne contezza la legge prevede un obbligo di risposta entro 30 giorni.

I chiarimenti richiesti riguardano le procedure di appalto per i loculi del cimitero comunale, gli atti relativi alla gestione stagionale dello stabilimento Perla del Tirreno, notifiche di abuso sul demanio marittimo, l’elaborazione della graduatoria degli aventi diritto alle case popolari e tanto altro ancora.

“Ma sì, mo’ rispondo” ha replicato con condiscendenza il Sindaco alla notizia dell’esposto presentato al Prefetto, come se il rispondere o meno dipendesse dal suo capriccio e non da un preciso obbligo di legge.

Poi, si è lanciato in un discorso fumoso quanto confuso accusando, tutti e nessuno, di oscure trame a suo danno, insinuando senza fare nomi, alludendo senza esplicitare, lasciando a intendere ma senza mai dire. Un evidente tentativo di deviare l’attenzione da questa gravissima violazione. Depistaggio fallito.

Se il Sindaco è costretto a impedire il lavoro dei consiglieri, violando il loro diritto alla conoscenza dei fatti e a ricevere le dovute spiegazioni, ciò significa che questa Amministrazione, nella migliore delle ipotesi, è gravemente inefficiente mentre, nell’ipotesi peggiore, ha qualcosa da nascondere.