giovedì 9 luglio 2020

L’ACCESSIBILITA’ DIGITALE NON C’E’ E NON SI VEDE!

Il periodo del lock down ha messo a nudo in maniera drammatica l’annoso problema dell’accessibilità per chi utilizza lettori di schermo ( screen reader ). Non vedenti e ipovedenti si sono ritrovati ancora più isolati perché l’inaccessibilità di molti siti precludeva l’accesso a numerosi servizi di vitale importanza e soprattutto alla pratica del telelavoro. Improvvisamente il diritto all’accessibilità digitale si è trasformato in diritto ad avere relazioni con il mondo.
Quella che rappresentava una grandissima opportunità di inclusione, si è trasformata in uno strumento devastante di esclusione sociale. Le persone con disabilità visiva si sono ritrovate ancora più isolate e abbandonate da una società che da troppi anni ignora le loro istanze. La legge “Stanca”, la legge relativa all’accessibilità dei siti internet, risale al 9 gennaio 2004 e da molti viene considerata ormai obsoleta. In Italia, però, non ha mai trovato giusta applicazione. Sono ancora troppi gli uffici della Pubblica Amministrazione in cui gli obblighi sanciti dalla normativa non vengono rispettati. E di conseguenza sono tantissime le persone con disabilità visiva che non riescono a integrarsi nel proprio posto di lavoro e recentemente a essere lasciate indietro dalla pratica del telelavoro. Senza considerare tutti i servizi che questi soggetti dovrebbero fornire all’utenza e che per gli stessi motivi non risultano accessibili a non vedenti e ipovedenti.
Un servizio non accessibile rappresenta di fatto un diritto negato. Questo deve essere chiaro, sia se si parla del diritto al lavoro, sia del diritto alla possibilità di accesso in un luogo fisico o virtuale. Ogni giorno, ignorando gli obblighi previsti dalla legge “Stanca”, vengono calpestati i diritti di milioni di persone. E ovviamente si parla di persone che avrebbero maggiore necessità di poter accedere a distanza ai servizi. Il Web è un canale universale di comunicazione e nell’ambito delle pubbliche amministrazioni ciò si traduce nell’opportunità e nel dovere di fornire informazioni e servizi. Un Web della PA non accessibile significa l’impossibilità di erogare servizi alla fascia di cittadini che più ne ha bisogno in quanto caratterizzata da problemi di mobilità conseguenti alla disabilità fisica o sensoriale.
Per tutti questi motivi, come già fatto in occasione della giornata mondiale delle persone con disabilità del 3 dicembre 2018, il Disability Pride torna a chiedere: che tutte le PA adeguino e armonizzino i propri canali telematici e digitali alle direttive espresse dalla Legge “Stanca” (legge n° 4 del 09.01.2004); che i siti istituzionali e le App per dispositivi mobili (novità introdotta dalla direttiva del Parlamento europeo n° 2102 del 2016) offrano un livello di effettiva accessibilità nel rispetto delle specifiche internazionali; che le piattaforme telematiche delle Pubbliche Amministrazioni siano adeguate alle novità introdotte dal Parlamento europeo relativamente all’obbligo di dichiarazione di accessibilità all’interno del sito Web, di garanzia di meccanismi di feedback tra utenza e amministrazione nonché l’obbligo per gli Stati membri di effettuare un costante monitoraggio su adeguatezza e funzionalità degli strumenti adottati.
A tale proposito, si ritiene di fondamentale importanza la novità introdotta dalla direttiva 2102 che obbliga gli Stati membri ad avviare piani di formazione in materia di accessibilità Web, ovvero a formare il personale delle PA alla produzione di documenti e contenuti accessibili. L’insegnamento delle tecniche per la produzione, la gestione e l’archiviazione dei documenti digitali, rappresenta la base per una corretta accessibilità alle informazioni da parte degli utenti e consente al personale disabile impiegato nella Pubblica Amministrazione di poter raggiungere l’obiettivo di un pieno e sereno espletamento dell’attività lavorativa.
Rendere completamente accessibili i siti della Pubblica Amministrazione, consentirebbe a milioni di persone con disabilità visiva di poter accedere alla propria postazione lavorativa anche a distanza e di usufruire di tutti i vantaggi previsti dal telelavoro. Di contro, impedire l’accesso al lavoro o ai servizi equivale ancora una volta a privare un individuo dei suoi diritti.





Il nostro Daniele Renda per il Disability Pride Network