lunedì 25 febbraio 2019

Sull'analisi demografica ed economica del nostro territorio

Fabio di Vaia e Roberta Ara hanno fatto dono alla città di un prezioso lavoro di ricerca. Il Paese che Vorrei ha tratto alcune riflessioni. 


I dati

Quelli che seguono sono spunti di riflessione a partire da alcuni dati demografici ed economici della città di S. Marinella e di quelle a noi più vicine (Allumiere, Cerveteri, Civitavecchia, Ladispoli e Tolfa).  Fabio Di Vaia - in collaborazione con Roberta Ara - ha elaborato e offerto ai consiglieri comunali e alla città uno studio di sintesi basato sui dati forniti da Istat, MEF, Camera di Commercio di Roma e comuni-italiani.it. I dati, relativi al decennio 2007-2017, offrono una fotografia del territorio e individuano le tendenze in atto.  

Le tendenze demografiche evidenziate sono in linea con quelle delle cittadine del centro-sud Italia e più generalmente con quelle nazionali e in questo senso non vi è nessuna sorpresa. Diversi dati sottolineano però come alcuni fenomeni si manifestano in maniera più accentuata e concentrata a S. Marinella. 

Ecco in sintesi i dati elaborati da Di Vaia e Ara che ringraziamo per questo contributo alla conoscenza del territorio.

  1. Bassa natalità. Nel decennio in esame siamo cresciuti di circa 1500 unità raggiungendo i 18.921 cittadini, nel 2017.  Questo aumento però non è dato da nuovi nati quanto piuttosto da nuovi residenti. 
  2. Sensibile diminuzione della popolazione in età lavorativa (15-65 anni) e soprattutto dei giovani in età di pianificazione lavorativa e familiare (25-34 anni) in tutto il distretto; in diminuzione anche la fascia di età dai 35 ai 44. Non trovando opportunità lavorative e servizi adeguati, i giovani preferiscono andare a vivere altrove. 
  3. Abbiamo il primato della popolazione over 65: più 23% in 10 anni - dato più alto del distretto.
  4. C’è una presenza variegata di comunità straniere, grazie alle quali, il nostro Comune non è regredito in termini di abitanti (romeni = 845, polacchi = 112, bulgari = 112, filippini = 85, ucraini, indiani, ecuadoregni ed altri a scendere).
  5. L’altro primato di S. Marinella è la maggiore presenza di fasce di reddito medio-alte, il 6,1% della popolazione (4,1% a Civitavecchia) probabilmente dovuta al trasferimento di cittadini adulti con una buona situazione economica.
  6. Il livello di povertà (dichiarato) nella nostra città si allinea più o meno a quello dei comuni limitrofi, Ladispoli è in prima linea seguito da Tolfa, Allumiere e S. Marinella al pari di Cerveteri.
  7. In calo le attività economiche tipiche della città, agricoltura/floricoltura e pesca (da 124 a 100 imprese attive = meno 20% in 10 anni).
  8. Stabile il settore costruzioni a Santa Marinella circa 290 imprese attive (in calo in tutti gli altri comuni del distretto).
  9. Variazioni sensibili nel settore commercio negli ultimi 2 anni: 304 imprese attive nel 2015, 313 nel 2016, 294 nel 2017. 
  10. Ritardo delle attività del settore alloggi e ristorazione rispetto a Civitavecchia e Ladispoli, simili per posizione geografica e vocazione turistica.

L’analisi

Il quadro è abbastanza desolante, soprattutto se affianchiamo ai dati statistici la conoscenza concreta del nostro comune. S. Marinella ha attraversato gli anni della crisi economica sotto un’amministrazione di centro destra che nulla ha fatto per mitigarne gli effetti. Ora - dopo quasi 10 anni di governo senza il ben che minimo indirizzo di sviluppo, senza idee o progetti sostenibili, senza iniziative di riqualificazione ambientale - ci troviamo con una città profondamente degradata e le casse vuote. 

Entra la nuova amministrazione e subito fioccano promesse di effetti speciali: agibilità di tutti gli impianti sportivi, città dello sport, piazza centrale, multi-parcheggio interrato, nuovo comune, discoteca, casa della salute, impianto di talassoterapia e chi più ne ha più ne metta, in linea con la migliore tradizione politica di sparare progetti mirabolanti. Opere dai costi stratosferici – realizzabili naturalmente solo ricorrendo alla “generosità” di investitori privati vista la situazione di dissesto - senza una riflessione generale sulle priorità, sulla reale esigenza di questi interventi e sul costo sociale e ambientale di queste scelte. 

La domanda invece è: come siamo messi e che vogliamo fare di S. Marinella? 

Prendiamo atto di essere già una città con molti pensionati. Non è detto che sia un male se saremo capaci di tradurre questo dato in un’opportunità economica e culturale intergenerazionale. La città dovrebbe imparare ad offrire servizi adeguati a questa particolare categoria di cittadini. E noi, li offriamo? 
Chi, nella fascia adulta, sceglie S. Marinella lo fa per le sue attrattive o semplicemente per la presenza di una seconda casa o per la vicinanza a Roma? L’innalzamento dei tributi conseguente alla dichiarazione di dissesto influirà su questa dinamica e sull’incremento della popolazione dovuto a trasferimenti? Riusciremo a porre rimedio al degrado evidente dei luoghi prima che sia troppo tardi?
Essere una città attraente per le persone più anziane, peraltro, non vuol dire rinunciare ad attrarre anche altre fasce d’età. E veniamo al punto più dolente, la bassa percentuale di cittadini nella fascia dai 25 ai 45 anni. Il fatto che Santa Marinella non risulti attrattiva per chi deve costruirsi un percorso di vita è un grave campanello d’allarme sullo stato di salute della nostra collettività, così come lo sono alcuni fenomeni che sempre più coinvolgono i giovanissimi: la loro sfiducia nel futuro di un territorio asfittico che non sa rinnovarsi, l’assenza di senso di appartenenza manifestato dai crescenti atti di vandalismo, la ricerca di evasione e appagamento di consumatori sempre più giovani nelle sostanze stupefacenti e negli alcolici. Francamente non crediamo che basti riattivare gli impianti sportivi o regalare una discoteca per restituire cittadinanza e integrare i giovani in questa comunità o frenarne la fuga, tantomeno per attrarre nuovi nuclei familiari da fuori. Questo è il frutto del profondo fallimento delle politiche inique e speculative dei gruppi di potere che hanno fatto l’interesse di pochi sulle spalle dei molti, impoverendo, economicamente e culturalmente, la nostra città. 
I giovani non cercano il paese dei balocchi ma una città in cui trovare opportunità di lavoro qualificato, di socialità e di benessere per sé e, un domani, per i propri figli. È arrivato il momento di invertire la marcia. Il nostro territorio è ricco di potenzialità proprio a partire dal suo capitale umano: giovane e meno giovane, autoctono o straniero. Rimbocchiamoci le maniche, partiamo dall’ordinario e riconquistiamo il piacere e l’orgoglio di abitare in questa città.



Santa Marinella: Il Paese che Vorrei!

Una città in cui si vive bene è una città che attira nuovi abitanti, di tutte le età, nuove imprese, nuovi turisti. Cominciamo quindi col restituire una città più vivibile: manutenzione, decoro e cura degli spazi pubblici e del verde, ripristino e adeguamento degli impianti comunali, funzionalità ed efficienza dei servizi.

Una città inclusiva che opera all’insegna della giustizia sociale e contro le logiche clientelari contribuisce alla distribuzione di opportunità lavorative, stimola l’innovazione e la diversificazione dell’offerta, contrasta l’allontanamento dei giovani e cresce, economicamente e culturalmente. 

Allarmanti report giungono, inascoltati, dagli osservatori sulla salute del comprensorio: una città riqualificata nei suoi spazi pubblici tutela la salute dei cittadini e dell’ambiente, valorizza le risorse, mette in sicurezza il territorio, promuove il benessere e incrementa l’attrattiva turistica.

Per favorire lo sviluppo sostenibile e nuove opportunità occupazionali, anche per arrestare la fuga dei giovani e attrarre fasce di popolazione in età lavorativa, Il Paese che Vorrei ha sempre puntato su progetti di riqualificazione e sulla creazione di nuove attrattive sotto il profilo culturale, ambientale e sportivo, necessità che i dati emersi da questo studio sembrano confermare appieno.

Citiamo alcuni nostri progetti nell’ambito della riqualificazione ambientale: il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche; il Progetto di riqualificazione per realizzare una piazza a largo Gentilucci; il Piano del Verde; il parco urbano di Castelsecco; l’istituzione di aree marine protette, il progetto di ripopolamento e monitoraggio ambientale; il Piano di messa in sicurezza delle colline e riassetto idrogeologico, il piano di bonifica del territorio. 
Nell’ambito del rilancio turistico del territorio citiamo: il Progetto per il Castello di Santa Severa per la creazione di un Centro Polifunzionale per le Arti, la Cultura e le Scienze; il Progetto per la spiaggia della passeggiata aperta e operativa tutto l’anno; il recupero del ruolo strategico del Porticciolo; la creazione di circuiti sportivi eco-compatibili sulle nostre colline, le Bandiere Blu sulle nostre coste, la nostra città tra i Comuni Fioriti, l’Istituzione del Circuito turistico comprensoriale.
Ciò compone una a visione di città che Il Paese che Vorrei persegue da anni e che viene rafforzata dalla lettura di questi dati. Continueremo quindi a insistere presso la Regione Lazio affinché il progetto del Castello di S. Severa sia pienamente realizzato nell’integrazione virtuosa tra enti locali, istituzioni di cultura e ricerca ed eccellenze del territorio, per creare posti di lavoro di alta professionalità,  crescita sociale e culturale, sviluppo dell’indotto. Continueremo anche le nostre battaglie presso il Comune riguardo a patrimonio ambientale, beni comuni, circuiti virtuosi nella fornitura dei servizi, diffusione di opportunità lavorative anche attraverso la pianificazione di una destagionalizzazione del turismo. Riqualificare dunque l’esistente per rimettere in moto la città e incrementare la qualità della vita sostenendo al contempo commercio, ristorazione e alloggi, settori in stagnazione negli ultimi 10 anni a S. Marinella.
Proponiamo inoltre l’adesione di S. Marinella alla Rete città sane, per promuovere l’investimento sulle persone che compongono la collettività, sulla progettazione di luoghi urbani e sulla partecipazione di tutti allo sviluppo di salute e benessere su questo territorio. 
Una città sana dà l’esempio garantendo la partecipazione di tutti gli individui e le comunità alle decisioni che li riguardano e ai luoghi in cui vivono, lavorano, amano e giocano.” Individui di tutte le età, appunto.
Invitiamo tutti i coloro che si riconoscono in questa visione della città ad aiutarci a realizzarla attraverso il proprio contributo. Ringraziamo nuovamente Fabio Di Vaia e Roberta Ara per averci dato l’opportunità di riflettere sulla città e, di conseguenza, sulla azione politica de Il Paese che Vorrei.
Per consultare i dati clicca qui.