Ogni estate si torna a parlare del “libero e gratuito accesso e fruizione della battigia" e del problema di Santa Marinella che, nonostante i suoi 20 chilometri di costa, offre pochissimi spazi per accedere gratuitamente e comodamente al mare, quasi nessuno in centro città.
Puntualmente, si denunciano i frequenti “sconfinamenti” degli stabilimenti fino
quasi a riva o nelle spiagge libere confinanti e la crisi Covid è stata utilizzata
per favorire il business della balneazione a pagamento negando il
godimento del mare a coloro che non hanno la possibilità di poterselo
“comprare”.
Di fatto l’accesso al mare non è più un
diritto come prevede la normativa, ma un privilegio costoso gestito spesso
attraverso l’abuso e le regole-fai-da-te dei gestori e l’assenza di controlli
da parte degli enti preposti.
Ma come si coniuga l’esercizio delle attività
balneari in concessione - e il loro diritto a non trovarsi una barriera umana
lungo la battigia - con il diritto di ogni cittadino a passeggiare o sostare
sul bagnasciuga ed eventualmente farsi un bagno senza essere obbligato a pagare
l’accesso o i servizi?
Il bilanciamento di questi diritti spetta ai Comuni
che, nel dare le concessioni, dovrebbero sempre garantire, e mettere a
disposizione di tutti, arenili liberi, segnalati e accessibili.
Purtroppo però, le pressioni esercitate dagli
operatori economici, il desiderio di non doversi accollare l’onere della cura
del litorale e l’incapacità di offrire opportunità concrete per la gestione di
arenili liberi con servizi, determinano un orientamento che comprime sempre più
il diritto delle persone a fruire del mare
Così, nel Comune di Santa Marinella gli stabilimenti
dilagano e nessun amministratore si ricorda mai dell’obbligo di prevedere,
predisporre e manutenere un ampio numero di arenili gratuiti e accessibili,
limitando così anche l’offerta turistica del territorio, a danno di tutti gli
altri operatori economici.
Ora, il nuovo piano
regionale di utilizzo degli arenili prevede regole più stringenti a tutela delle
porzioni destinate a pubblica fruizione (50%) della libera visuale e degli
accessi al mare (ogni 300 metri) ma, in mancanza di sanzioni per le Amministrazioni
che non ottemperano, che speranza abbiamo di vederle mai rispettate?
Sta a tutti noi rivendicare
il nostro diritto. Una sana Amministrazione dovrebbe censire i possibili varchi,
sistemarli e renderli accessibili o creare di nuovi, segnalarli e ove
necessario, provvedere alla bonifica dei tratti costieri che lo necessitano. Per destinarli poi a spiagge libere o libere con
servizi, naturalmente.
E per risolvere il problema
della carenza di spazi liberi in centro città si dovrebbe affrontare la
questione della gestione della Perla del Tirreno con l’obiettivo di realizzare un
progetto di spiaggia libera con servizi - diversificati, destagionalizzati e
condivisi - come quello che da anni sosteniamo.