Questa occupazione denuncia la mancanza di risposta delle Istituzioni
Dopo mesi di richieste, di
trattative e di promesse, il Comitato cittadino per Santa Marinella ha deciso
di occupare un immobile per chiedere una casa per chi non ce l’ha.
Le persone che stanno occupando
hanno diritto ad un alloggio popolare, sono regolarmente iscritte alla
graduatoria che il Comune ha stilato dopo mesi di rinvii e pressioni e vivono
da troppo tempo una condizione di disagio e di precarietà. A loro va tutta la
nostra solidarietà e il nostro sostegno soprattutto in questo periodo in cui,
alla sofferenza del disagio abitativo, si aggiunge l’angoscia di una possibile
clausura, a causa del diffondersi del virus, in case che, quando esistenti, non
riescono a garantire condizioni abitative dignitose.
Questo avviene a Santa Marinella,
una città in cui numerosi sono gli edifici residenziali costruiti ma non
completati, completati ma mai messi a disposizione, vuoti e abbandonati
all’incuria e al degrado.
Qui non c’è la necessità di
costruire nuove residenze. C’è invece l’assoluto bisogno di riqualificare il
patrimonio edilizio esistente per renderlo disponibile sia agli aventi diritto
ad un alloggio popolare sia ai cittadini nelle condizioni di poterlo affittare
o acquistare.
Un esempio è l’immobile di via
Elcetina su cui l’ATER ha tentato un’operazione di acquisizione e
riqualificazione che avrebbe fornito 72 appartamenti molti dei quali da
concedere in locazione a canoni adeguati alle condizioni economiche degli
aventi diritto, altri a canone convenzionato. Quell’immobile avrebbe potuto soddisfare
la totalità delle richieste degli aventi diritto e i lavori di adeguamento,
piuttosto limitati, avrebbero potuto essere realizzati da aziende edili e
artigiani locali fornendo così una ricaduta economica positiva sul nostro
territorio. In più, data l’entità degli interventi necessari, gli alloggi avrebbero
potuto essere disponibili, secondo una stima di ATER, nel giro di 8/10 mesi.
Sarebbe stata una soluzione
ideale e un primo passo per avviare quegli interventi di riqualificazione di
cui avremmo assoluta necessità. Eppure nessuno nell’Amministrazione ha mosso un
dito per agevolare questa operazione, improvvisamente sfumata quando la parte
venditrice si è tirata indietro per motivi ancora oggi avvolti da silenzio e
opacità.
Non sappiamo cosa sia successo ma
è certo che il Comune aveva altre mire. Mentre ATER trattava per la
riqualificazione, il Sindaco parlava di nuove costruzioni, di convertire
terreni agricoli in edificabili, di ennesime palazzine da realizzare. La vecchia logica di fare economia con
la cementificazione invece che con il recupero; la solita vecchia mentalità che
privilegia i costruttori invece di offrire opportunità alle maestranze locali
ed è drammatico che per perseguire questi obiettivi si sia disposti a trascurare,
quando non a calpestare, i diritti di coloro che più avrebbero bisogno dell’impegno
delle Istituzioni.
Non c’è da stupirsi che queste
persone si siano stancate di essere prese in giro. Quando si è in difficoltà
arriva un momento in cui non c’è più spazio per capire le lentezze di ATER, l’indifferenza
del Comune, gli inspiegabili percorsi burocratici, l’incapacità della Regione e
dello Stato ad aiutare i cittadini.
Si arriva al punto di rottura in
cui ci si incazza e basta. E per provare a far valere i propri diritti si è
costretti ad agire per abbattere il muro che le istituzioni rappresentano con
le proprie assurde complessità o che a volte innalzano per occultare secondi
fini o peggio, per reprimere i nostri diritti.