venerdì 15 marzo 2024

PORTA D’ITALIA NON PORTA NIENTE DI BUONO

Un progetto vago e fumoso, svolto con inspiegabile fretta e senza un reale coinvolgimento della cittadinanza.

I governi di pochi paesi del territorio laziale si arrogano il diritto di decidere sul futuro dei loro cittadini, tra questi ci sono Santa Marinella e Santa Severa, in poche parole 15 persone dell’amministrazione decideranno se circa 18mila concittadini debbano o no intraprendere l’avventura di entrare in una nuova Provincia, affrancandosi da Città Metropolitana. La proposta, o Vademecum, è già stata stilata e in alcuni casi presentata alla cittadinanza, da noi avverrà a breve.

Il Vademecum è il documento che ha il contenuto di un Piano e che i Sindaci del litorale –da Fiumicino a Montalto di Castro - utilizzano per proporre l’istituzione della nuova Provincia. Durante la riunione tenutasi il giorno 19 febbraio 2024 è stato trovato accordo pieno tra i Sindaci presenti che si sono impegnati a portare la proposta nei rispettivi Consigli Comunali per l’approvazione entro la fine di marzo.

L’idea che emerge dal documento è quella di costituire una nuova Provincia – Porta d’Italia, appunto, - che vada a rimpiazzare l’attuale Città metropolitana di Roma, giudicata non efficiente e non rispondente alle esigenze dei territori più periferici, quindi troppo centralizzata. Però non viene offerta alcuna analisi, anche politica, del perché la Città Metropolitana non abbia funzionato e non funziona, cosa questa, che si potrebbe verificare (il non funzionamento) anche per la Porta d’Italia, se non si capisce prima come farla funzionare bene.

Il documento è molto lungo, come se scrivere tanto possa far capire meglio a chi legge o per dare l’impressione che la questione è stata sufficientemente analizzata. Ma non è così, non può essere così. 

Infatti il documento è un grande libro dei sogni dove tutto diventa possibile, con estrema facilità, in ogni settore della vita delle comunità coinvolte, circa 200mila cittadini: i trasporti e le infrastrutture, il turismo, l’ambiente, l’agricoltura, i servizi amministrativi, i rifiuti, l’economia, la scuola, la sanità, e ancora e ancora. 

Ma, allo stesso modo, potrebbe essere il grande libro delle bugie, proprio perché è tutto campato in aria, senza basi analitiche e senza partecipazione.

Inoltre è spesso ripetitivo e retorico, con frasi di grande effetto (protagonismo diffuso, centralità diffusa, criteri perequativi con organi polverizzati su tutto il territorio) ma di nessun reale significato. Il linguaggio usato, nel suo complesso, sembra essere il frutto di brillanti menti educate all’approccio di vendita del prodotto, in questo caso quello dei possibili affari sul piano del consenso politico, ma anche degli affari per gli imprenditori già presenti e molto influenti sul territorio.

Sottolineiamo qualcosa contenuto nel capitolo intitolato Punti di forza della nuova provincia (di cui citiamo alcuni passaggi) che individua per la valorizzazione degli assi portanti del territorio:

- “il patrimonio ambientale e le aree protette e di pregio forestale, boschivo e faunistico”. E il Monumento naturale Pyrgi, Sindaco? 
Queste sono CHIACCHIERE IN LIBERTA’

- La nuova Provincia viene descritta come “Organismo di area vasta, snello … con una burocrazia semplice, immediata, efficiente” 
Queste invece sono delle SEMPLIFICAZIONI

- “l’agricoltura intensiva in aree estese sia in pianura che in collina” 
Qui invece siamo nell’ambito delle APPROSSIMAZIONI

- “grandi infrastrutture portuali e aeroportuali ricomprese nello sviluppo sostenibile” - È il turno dei MIRACOLI

- “conservazione delle identità municipali” e poi “Centralità decisionale politica e amministrativa” Questa infine è una CONTRADDIZIONE.

Rimangono infine da studiare a fondo e da capire gli aspetti economici dell’iniziativa dai cui prospetti allegati si evince che si prevedono entrate per oltre 73 milioni di euro ed uscite per quasi 70 milioni. Quindi è tutto a posto? Abbiamo i soldi per iniziare l’avventura? Per ora abbiamo dei seri dubbi.

Così come ha seri dubbi il cittadino qualunque, quello che fatica a portare a casa il pane tutti i giorni, che prende il treno perché fa il pendolare da una vita, che non ha la casa, che si impegna nel sociale per colmare le lacune delle amministrazioni, che semplicemente fa il bidello, l’operatore ecologico, l’impiegato. 
Questi cittadini qualunque, di cui ci sentiamo di far parte e assolutamente dimenticati nel Vademecum, non hanno bisogno di nuovi “carrozzoni”, non abbiamo bisogno di illusionisti che tirano fuori dal cilindro soluzioni strabilianti. 

Hanno e abbiamo bisogno che le Istituzioni già esistenti siano rese più efficienti attraverso il potenziamento delle risorse umane qualificate di cui necessitano. E che la politica dia segno di avere cura, per mezzo della delega conferitole, del territorio e delle popolazioni, rendendo funzionali gli uffici e i servizi già esistenti. Sempre di più la gente vorrebbe vedere realizzato il pensiero di Don Milani dell’avere cura, di far funzionare quello che c’è, che esiste già.

In conclusione, il Paese che vorrei non intende opporsi per principio alla costituzione di una possibile nuova Provincia che vada a sostituire nelle competenze e nelle funzioni l’attuale Città metropolitana di Roma. Il paese che vorrei si oppone però, sicuramente, alla proposta contenuta nel Vademecum e al modo in cui si intende portarla avanti, senza un confronto vero con le altre parti politiche e con la cittadinanza.

Quello che proponiamo è che il processo preliminare ad ogni decisione formale relativa all’istituzione della nuova Provincia, abbia tempo di essere approfondito nelle analisi e nelle proposte che da esse derivano. Senza il coinvolgimento dei cittadini, il tanto declamato “protagonismo diffuso” fallisce in partenza, restano solo parole, perché non si dà ascolto alle idee, osservazioni, istanze dei cittadini.

Cittadini che, ne siamo convinti, più che all’istituzione di un nuovo Ente locale, preferirebbero il buon funzionamento di quelli esistenti, a iniziare dal Comune. Non solo, siamo anche convinti che i cittadini potrebbero dare un contributo fattivo con idee e proposte non prese in considerazione dall’attuale regia dell’operazione Porta d’Italia. Solo così potremo fare la scelta migliore.