sabato 19 febbraio 2022

CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO: DOV'È LA LAICITÀ DELLE ISTITUZIONI?

Ieri, si è tenuto un Consiglio comunale straordinario convocato dal Sindaco per incontrare e salutare il nuovo Vescovo della Diocesi di Porto-Santa Rufina. La convocazione è stata accompagnata da un comunicato dai toni decisamente lusingatori, in cui tra le altre cose si invitava la cittadinanza a partecipare, invito assai raro anche a fronte della discussione di temi importanti per la città sui quali la presenza di cittadine e cittadini sarebbe invece auspicabile, come forma di partecipazione democratica.

Il gruppo consiliare che ci rappresenta non si è sottratto a questa seduta straordinaria, per una forma di rispetto e perché la figura di Consigliere comunale implica delle responsabilità e dei doveri a cui non intende sottrarsi. Pensiamo però che si sarebbero potute trovare altre formule per consentire al nuovo Vescovo di incontrare la città e ricevere il saluto del Sindaco, per esempio organizzando un incontro anche nella stessa sala consiliare senza però convocare formalmente il Consiglio.

Questo perché riteniamo tale convocazione contraria al senso di laicità delle Istituzioni. Le riunioni del Consiglio comunale devono occuparsi della gestione della cosa pubblica, dell’amministrazione della città nell’interesse dei cittadini e non dovrebbero essere trasformati né in pulpiti né in palcoscenici per la classe politica. Benvenuto comunque al nuovo Vescovo.




venerdì 18 febbraio 2022

NON CI PROVATE

Sabato alle 15.30 ci sarà a Piazza Trieste un incontro pubblico organizzato dal Comitato referendario, per parlare dei referendum e del percorso che ha portato alla loro indizione.

Una riunione politica, che doveva essere normale. Doveva: perché un’autorevole fonte dell’Amministrazione ci ha fatto sapere che non si potranno in alcun modo dare indicazioni di voto e quindi spiegare, in particolare, le ragioni del No.

Secondo questa autorevole fonte la propaganda è possibile solo nei 30 giorni prima del voto, altrimenti non è consentita.

È una affermazione grave, una forma di censura preventiva in totale contrasto con i principi fondamentali della nostra democrazia e delle norme della Costituzione che tutelano la libertà di riunione e di espressione.

Nessuna norma di legge autorizza questa assurda compressione dei diritti. La propaganda politica di cui quella elettorale è espressione, è libera. Eventuali limiti sono stabiliti in maniera esplicita dalla legge, come ad esempio il divieto di propaganda nel giorno antecedente al voto. Ma non è questo il caso.

Vogliamo sperare che si sia trattato di una momento di smarrimento e che quindi non verranno posti in essere comportamenti che ostacolino lo svolgimento dell’incontro. Perché altrimenti saremmo di fronte ad una azione assolutamente illecita che potrebbe apparire mossa da intenti strumentali e intimidatori.

Questo sì che non è consentito.

E non sarà tollerato.

Il Paese che vorrei



venerdì 28 gennaio 2022

REFERENDUM: UNA VITTORIA PER LA COMUNITÀ

I referendum si faranno il 27 marzo alle condizioni imposte dal Sindaco e dalla maggioranza nel Consiglio Comunale del 25 gennaio.

Come un dente che va estirpato il prima possibile, il Sindaco - costretto da un ricorso al Tar - si è finalmente messo in moto per svolgere i referendum il PRIMA POSSIBILE, con il MINOR COSTO POSSIBILE, apparentemente per venire incontro alle esigenze di cittadini ed elettori. In realtà è un vero e proprio BOICOTTAGGIO, e in ogni caso, i project, quelli di cui – per inciso - non c’è traccia nel suo programma elettorale, andranno avanti perché del parere dei cittadini il Sindaco e la sua maggioranza non sanno proprio che farsene.

La data prescelta, resa possibile solo dai cambiamenti al Regolamento voluto nel Consiglio Comunale del 25 gennaio scorso, è caduta il 27 marzo, ancora in pieno regime di emergenza pandemica, a svantaggio sia della campagna che del voto.

Che il Sindaco abbia fatto di tutto per ostacolare i referendum ci è sempre stato chiaro. È stata dapprima OSTEGGIATA LA RACCOLTA DELLE FIRME (il Sindaco ha negato una dilazione temporale chiesta causa Covid quando eravamo in zona rossa) poi RITARDATA L’INDIZIONE DEL VOTO, avvenuta infine a seguito della modifica unilaterale delle regole referendarie in un Consiglio Comunale convocato d’urgenza.
Al Sindaco piace mischiare le carte, sminuendo e ridicolizzando le iniziative che non provengono da lui. Infatti i 5 referendum aprono il confronto pubblico su 5 project financing, che lui e la sua maggioranza hanno portato avanti il più velocemente possibile affinché le procedure arrivino ad un livello così avanzato che sarà difficile bloccarle dopo un eventuale responso negativo espresso dai cittadini.

In verità, da un anno a questa parte si sta consumando lo SVILIMENTO della DEMOCRAZIA per cui le consultazioni popolari (per di più consultive) sono percepite dal Sindaco e dalla sua maggioranza “INUTILI”, e in quanto tali “DISPENDIOSE”, un aggravio per le Casse del Comune già “provate”.

Il cambiamento proposto delle regole referendarie ha solo formalmente la giustificazione del risparmio, perché nei fatti ha l’effetto di ostacolare la campagna referendaria e depotenziare l’esito referendario: in che misura la possibilità di ampliare la forbice del tempo in cui far cadere la data delle elezioni, ha un vantaggio economico? Quanto può far risparmiare la rinuncia alla figura del Prefetto come figura di garanzia preferendo un delegato del Sindaco o la Segretaria Comunale?
Noi crediamo invece che la democrazia non si misura in termini di costo e di risparmio sulle spese elettorali. Crediamo che la democrazia sia una cosa preziosa e fragile, che vada alimentata con consultazioni, campagne elettorali e referendarie, discussione, incontro e scontro dialettico. Il costo economico è contemplato nel suo gioco, che è gioco serissimo. Riteniamo, contrariamente al Sindaco e alla sua maggioranza che definiscono inutili questi referendum, che nessuna chiamata alle urne sia superflua perché l’impegno di una classe politica degna di questo nome è anche quella di promuovere cultura e crescita democratica, dibattito sulla città e visione del futuro. Per questo motivo, nonostante le difficoltà che abbiamo incontrato e che ancora incontreremo, non ultima la concentrazione dei seggi in una unica sede (ignorata la richiesta dell’opposizione di istituire almeno un’altra sede a S. Severa), ci impegneremo nella buona riuscita dell’evento. L’indizione del referendum è per noi già un successo a prescindere dall’esito finale; non semplicemente una spesa, piuttosto un investimento nella e per la democrazia.




lunedì 24 gennaio 2022

STANNO PER INNALZARE UN MURO CONTRO LA CITTADINANZA DI S. MARINELLA E S. SEVERA!

Questa amministrazione sta ostacolando lo svolgimento dei Referendum consultivi sui Project Financing con tutti i mezzi non immaginabili.

Martedì 25 gennaio alle ore 18,00 è indetto un Consiglio Comunale con l’intento di modificare il regolamento per i referendum (approvato da questa stessa Amministrazione a inizio mandato).

  • Vogliono ridurre i tempi di insediamento e preparazione del seggio e delle schede referendarie! La preparazione del seggio verrebbe effettuata la mattina stessa e non il giorno prima come di regola, contraendo di conseguenza l’orario e quindi il tempo utile alle operazioni di voto e con il rischio di seri problemi di organizzazione, gestione e controllo.
  • Vogliono modificare la scelta dei garanti! Le figure previste sono il Prefetto o un suo delegato; l’Amministrazione vorrebbe invece utilizzare il segretario comunale, una figura, ricordiamolo, scelta dal sindaco. Perché?
  • Vogliono riunire i seggi in un unico luogo (il palazzetto dello sport). Scoraggiando la partecipazione attraverso la necessità di prendere la macchina e l’inevitabile disagio di recarsi, cittadini di Santa Severa inclusi, presso un unico seggio.
  • Vogliono modificare la finestra temporale in cui è possibile svolgere i referendum e anticipare i tempi della campagna referendaria! Con il rischio reale che possano essere indetti in un periodo ancora di restrizioni dovute alla pandemia.
  • In maniera arbitraria e senza un confronto con le parti sociali interessate vogliono fare tutti questi cambiamenti mentre le procedure dei REFERENDUM sono in corso!

Le giustificazioni addotte sono quelle relative al costo. Costo di che? Di una scelta popolare sul futuro del nostro paese? Dov’è il rispetto per i cittadini? Dov’è il rispetto per gli strumenti di democrazia partecipata? Di cosa hanno paura?

La commissione tra capogruppo consiliari indetta per i referendum si è espressa contraria a questi cambiamenti (5 consiglieri presenti: 3 pareri contrari, 2 a favore).

Il Paese che Vorrei vi invita a partecipare al Consiglio Comunale per guardare bene in faccia chi sta scrivendo un’altra pagina nera della storia di questo paese!




IL REFERENDUM E IL RISPETTO DELLE REGOLE RIGUARDANO TUTTI NOI.

 


sabato 15 gennaio 2022

CHE BALLE!

Il Sindaco ha più volte sostenuto a mezzo stampa che non sia vero che i referendum avrebbero dovuto tenersi entro il 2021, perché il Comitato non avrebbe consegnato le firme in tempo utile.

Il termine ultimo di raccolta firme per ottenere l’indizione dei referendum era il 15 marzo 2021.

Il termine di consegna delle firme per l’indizione del referendum entro l’anno era il 28 febbraio 2021 e due erano le finestre temporali previste per lo svolgimento delle consultazioni: primavera e autunno 2021.

Il 1 marzo, (il 28 febbraio era domenica, e, per legge, i termini sono prorogati al primo giorno feriale successivo) il Comitato ha consegnato un numero sufficiente di firme per garantirsi l’indizione della consultazione entro il 2021 e poi ha continuato a raccoglierne fino alla scadenza dei termini per consolidare il risultato. Quindi, per quanto riguarda il dettame regolamentare, perfettamente entro i termini.

Oltre i fatti, esiste poi lo spirito di una legge, (ratio legis) ovvero il fine per cui il legislatore l’ha emanata, il cui rispetto dovrebbe animare chi rappresenta le Istituzioni.

E lo spirito delle leggi sugli strumenti di partecipazione popolare in un paese democratico non è certo quella di tentare in ogni modo di ostacolare l’espressione e la partecipazione civica, come ha invece fatto il nostro Primo Cittadino, sia in fase di raccolta firme che dopo.

È facile rintracciare sulla stampa le dichiarazioni da lui rilasciate per allontanare di volta in volta (in spregio alla tempistica prescritta dal Regolamento oltre che al senso del ridicolo) l’obbligo in capo al Sindaco di indicare una data per le consultazioni.

Dopo la consegna delle firme, ha inaugurato la sagra della balla, prima dichiarando a gran voce che un referendum in primavera era impossibile e che la consultazione si sarebbe svolta il 3 ottobre – “come indicato dal Governo nazionale”; poi, all’approssimarsi di quella data, sostenendo che un referendum in autunno era impossibile e che la consultazione si sarebbe svolta in primavera del 2022 continuando però a non indirlo ufficialmente.

Ma perché, direte voi, tanta ritrosia nell’individuare ufficialmente una data? È presto detto: lo Statuto Comunale, all’art. 80 prescrive che, una volta stabilita una data, l’Amministrazione “deve sospendere ogni atto relativo alle questioni oggetto della consultazione”: cioè, nel nostro caso, deve interrompere ogni iter relativo a cimitero, farmacia, stabilimento Perla, parcheggi, piazza ex fungo. Ahaaa! Scoperto l’arcano: il referendum non viene indetto perché ciò significherebbe smettere, quantomeno temporaneamente, di lavorare alla svendita dei nostri beni comuni.

Chiusa anche la finestra autunnale, stanco di farsi menare per il naso, il Comitato ha deciso di ricorrere al TAR; raccogliendo fondi e pagando di tasca propria per veder rispettato un diritto costituzionale! E adesso, messo alle strette perché la questione è passata a organi istituzionali a lui superiori, Tidei, proseguendo nella sua indefessa attività di produttore di fandonie, sostiene che non c’era alcun bisogno di sollecitazioni!

Il tutto condito da affermazioni senza vergogna relativamente al fatto che, qualsiasi sia l’esito del referendum – cioè qualsiasi sia il voto espresso dai cittadini di Santa Marinella sulla cessione pluridecennale dei propri Beni Comuni – lui non ne terrà alcun conto perché evidentemente dell’opinione della comunità che amministra non sa che farsene.

Non proprio un bell’esempio di democrazia e di rispetto delle leggi, soprattutto da parte dell’esponente di un partito che si definisce democratico.




martedì 7 dicembre 2021

NON SI PUÒ E NON SI DEVE GOVERNARE SENZA RISPETTO PER LA PROPRIA CITTÀ E PER CHI LA ABITA

 Ancora una volta, leggiamo le esternazioni del Sindaco, come di consueto, all’insegna della menzogna, dell’insulto, della maleducazione. Questa è la cifra comunicativa che il sindaco riserva a chi non si allinea alle sue pratiche incancrenite, superate e prive di ogni partecipazione ai problemi dei suoi cittadini e particolarmente alle fragilità dei più deboli.

Ogni insulto che il Sindaco riserva al Paese che Vorrei sottolinea il suo malanimo ed è una conferma della correttezza del nostro operato; ogni menzogna dimostra debolezza ed è un incentivo a continuare a perseguire le nostre battaglie.

Quanto alla maleducazione, questa pesa su tutti coloro che vorrebbero un Primo Cittadino all’altezza della dignità del proprio ruolo.

Purtroppo, dobbiamo sopportare le esternazioni rancorose e volgari di chi non avendo argomenti a sostegno della sua ignobile azione di smantellamento dei beni comuni, trabocca di bile aggiungendo al danno materiale anche il danno morale della sua presenza sul nostro territorio.

Andremo avanti, forti anche del fatto che in molti si stanno rendendo conto dei danni concreti che Sindaco e Maggioranza stanno producendo.

Questa gestione arrogante e clientelare del potere, il disprezzo per le regole democratiche, l’incapacità di amministrare nell’interesse dei cittadini, l’accanimento con cui si persegue la dismissione delle attività pubbliche, la smania per la cementificazione inutile, gli atteggiamenti diseducativi che caratterizzano questo personaggio, ci danno un esempio plastico di tutto ciò che non si deve fare.

Il primo insegnamento è che non si può e non si deve governare senza provare amore e rispetto per il proprio territorio e per chi lo abita.

Amare il territorio significa voler affrontare i problemi all’insegna dell’interesse collettivo, vuol dire rispetto per l’ambiente e per le persone, rappresenta il desiderio di lasciare a chi verrà dopo di noi un luogo migliore in cui abitare, lavorare e godere della propria vita.

Il nostro impegno è quello di lavorare in questa direzione per il bene di tutti e contro gli affarismi e le tirannie reazionarie di chi non riesce a far pace con un mondo che può e deve cambiare, in meglio.




lunedì 6 dicembre 2021

IN RISPOSTA A TIDEI SULL’EMERGENZA CASA.

Il sindaco che vorremmo


Affinchè i nostri concittadini non si lascino impressionare dalle fuorvianti e urlate affermazioni del Sindaco Tidei, facciamo seguire alle sue parole i fatti accaduti.

A proposito dei 20 appartamenti che l’Ater dovrebbe consegnare agli aventi diritto (8 a gennaio e forse 12 a giugno), ribadiamo che la questione dell’emergenza-casa è stata sollevata più di tre anni fa e mantenuta sotto i riflettori dal Comitato per l’emergenza abitativa, dalla Lista civica “Il Paese che Vorrei” e dal PRC, sostenuti dall’ Unione Inquilini.

Nonostante il Comune abbia tentato di boicottare la soluzione più rapida e sostenibile, cioè la riqualificazione di stabili abbandonati, e il Sindaco spingeva invece sull’ipotesi di nuove costruzioni in terreni agricoli da convertire in edificabili, le forze sopracitate non hanno mai smesso di offrire il proprio contributo, continuando a individuare stabili esistenti e in stato di degrado e a proporre soluzioni per mettere fine nel più breve tempo possibile a questa emergenza, nell’interesse del territorio tutto.

Ora, nella sua ultima e farneticante comunicazione, il Sindaco ritira fuori il simbolico tentativo di occupazione portato avanti nel novembre 2020 dal Comitato per l’Emergenza Abitativa, in seguito al vanificarsi della speranza di ottenere a breve un alloggio dignitoso, e accusa gli stessi che si sono prodigati a trovare soluzioni, di strumentalizzazione.

Vi invitiamo a leggere invece il resoconto dell’episodio di Lorenzo Casella, chiamato dal Comitato in quella occasione in quanto Consigliere di opposizione e che, su invito delle forze di Polizia presenti, accetta di mediare il caso. Nelle parole del consigliere commozione, partecipazione e solidarietà al dramma di famiglie disperate, per lungo tempo illuse vanamente: “Ho fatto un giro per i corridoi all’interno dell’immobile: nessuna porta era stata aperta, si erano limitati a godersi lo stupore per quelle dimensioni, per quelle quantità, per quello spreco. Tutto era grande, tutto era bello e vuoto. ..”

E descrive gli sguardi degli occupanti: “Guardavano attraverso le finestre che non osavano forzare ma che ai loro occhi aprivano uno scenario di speranza: ‘Guarda che salotto grande. E lì in fondo, vedi? C’è pure la cucina”. Sognavano ad occhi aperti.

Siamo lieti che il problema casa a gennaio comincerà a trovare una qualche, sia pure parziale, soluzione ma purtroppo l’Amministrazione non ne ha merito. L’unico ruolo svolto dal Comune è stato quello di redigere, un paio di anni fa, una graduatoria degli aventi diritti. L’arroganza del nostro Sindaco, la strumentalizzazione e la volontà menzognera di stravolgere i fatti ci lasciano interdetti.

Il Sindaco che vorremmo non è l’uomo delle decisioni dall’alto, della prepotenza, della vanità e della arroganza, ma il politico che sa entrare in empatia con chi vive quotidianamente un disagio così grave come quello della mancanza di una casa. Un politico che riconosce meriti altrui e che collabora alle soluzioni. Casi delicati come questi vanno oltre ogni forma di propaganda e meritano di essere raccontati con la sensibilità di chi non punta a strumentalizzare una tragedia pur di attribuirsi meriti che non ha ma agisce invece nell’interesse di chi soffre situazioni di debolezza ed impotenza.

Di seguito il link del racconto del consigliere de Il Paese che Vorrei, Lorenzo Casella. Il racconto risale all’ 8 novembre 2020: https://www.facebook.com/698050243686778/posts/1750272681797857/





lunedì 29 novembre 2021

FESTA DELL'ALBERO 2021

Ecco i lavori per mettere a dimora il nuovo alberello di Lagerstroemia Indica, varietà rosa (in linea con le altre alberature presenti in questo tratto di Aurelia).
Una bella giornata di festa. Nelle parole di Marinella il senso di questa giornata e nel ricordo di Catia, a cui dedichiamo idealmente questa piantumazione, uno stimolo alla passione e all'impegno per questo territorio.
Un ringraziamento particolare va a Tonino Vagnozzi che ha lavorato per dieci!









































mercoledì 24 novembre 2021

25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Ogni tre giorni ne ammazzano una!

Durante il periodo di emergenza Covid-19, l’Istat ha evidenziato che la quantità delle chiamate al numero verde 1522 (antiviolenza e stalking) è più che raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+119,6%). Frutto della solitudine e dell’impossibilità a denunciare.

Dal primo gennaio 2021 ad oggi ne sono state ammazzate 105. È il risultato dello studio fatto dalla Commissione d’inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere.

La violenza contro le donne è la violenza perpetrata contro le donne basata sul genere, ed è ritenuta una violazione dei diritti umani.

Perché non ci sono solo vittime di violenza domestica, il pensiero va anche alle donne vessate e torturate dai regimi dittatoriali, dalle religioni e dai pregiudizi, ai tanti figli che vengono uccisi con le madri in nome di un amore malato e persecutorio, e alle donne trans, anch’esse vittime di violenze e omicidi, come ci ha ricordato il recente Transgender Day of Rememberance, dedicato alla memoria delle donne e uomini trans uccisi dalla violenza di genere.

Purtroppo le denunce cadute nel vuoto o la paura del carnefice/carceriere non riescono ad aiutare chi subisce le prime violenze, l’inasprimento delle pene non giustifica e non risolve il problema socio-culturale. Qualcosa è stato fatto e tanto c’è ancora da fare.

Ogni fotografia che ci racconta di un femminicidio è uno schiaffo alla vita, la prima cosa che salta agli occhi è la scarpa sfilata dal piede che rimane vuota, unico oggetto staccato dal corpo martoriato e violentato con rabbia e disumanità da chi diceva di amare. E le scarpe diventano il simbolo del femminicidio. Rosse! Come il sangue versato dalle vittime.

Il 25 novembre porta un fiore rosso a Civitavecchia (presso il Teatro Traiano), corso Centocelle dalle ore 17,00 in ricordo delle vittime di femminicidio (organizzato da Le ardite)

Il 27 novembre partecipa alla manifestazione organizzata da Non Una Di Meno a Roma, Piazza della Repubblica ore 14,00.




venerdì 12 novembre 2021

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE URBANISTICA DELLA REGIONE LAZIO: SANTA MARINELLA, UN TERRITORIO DI VALORE

Lunedì 8 novembre, su invito del Paese che Vorrei, Marco Cacciatore ha illustrato il nuovo Piano Paesaggistico Regionale (PTPR) e le sue ricadute sul nostro territorio. All’incontro, svoltosi presso il ristorante “Acquamarina”, hanno partecipato i consiglieri dell’opposizione Casella, Calistri, Fiorucci e Settanni, il Paese che Vorrei, Rifondazione Comunista, L’Unione inquilini Civitavecchia ed il Comitato per l’Emergenza Abitativa di S. Marinella. Molti gli interventi e le questioni affrontate nel lungo incontro anche nello specifico di situazioni e aree critiche oggetto di interventi programmati dall’attuale maggioranza.

Il PTPR, registra le caratteristiche del territorio e definisce le prescrizioni mirate alla salvaguardia del paesaggio e alla sua riqualificazione per delineare uno sviluppo urbanistico ed edilizio compatibile con i vincoli riconosciuti e tutelati.

Il nuovo Piano regionale individua nel territorio di Santa Marinella molteplici zone di interesse pubblico da proteggere: aree archeologiche, corsi d’acqua, fascia costiera, parchi e riserve naturali, aree boscate, terreni agricoli di pregio. Il piano paesaggistico ha valore obbligatorio sulle aree vincolate, valore di indirizzo per la pianificazione degli enti locali sulle aree non vincolate. Il PTPR prevale sui Piani Comunali e superando la discrezionalità e l’estemporaneità delle scelte degli enti locali, dovrebbe fornire regole e tempi certi sia agli operatori economici che ai cittadini.

Meno male perché, come è noto, il nostro Piano Regolatore (elaborato negli anni ‘70) è frutto di una visione urbanistica del territorio ormai superata, fondata su una prospettiva di crescita degli abitanti mai realizzatasi, su uno sfruttamento ambientale insostenibile e su una grave sottovalutazione del rischio idrogeologico del territorio. Un territorio cementificato in maniera selvaggia, non sempre nel perseguimento di interessi collettivi, tralasciando persino le opere di urbanizzazione primaria.

Alla luce del PTPR, che prevede l’adattamento dei piani comunali entro due anni dalla sua entrata in vigore (aprile 2021), l’Amministrazione deve adeguarsi con urgenza e procedere alla redazione di un Piano Urbanistico Comunale Generale (PUCG), un nuovo strumento di pianificazione urbanistica che, in linea con il PTPR, non mira solo alla definizione degli spazi fisici e funzionali, ma anche alla “qualità dell’abitare” fatta di elementi materiali e immateriali (la sicurezza di un luogo, il valore di un paesaggio, la potenzialità turistica, una mobilità efficiente e sostenibile, l’eliminazione delle barriere architettoniche, l’accoglienza…).

Approfondiremo con attenzione il nuovo PTPR per analizzare puntualmente i suoi effetti ma soprattutto le opportunità che individua nel nostro territorio. Perché è bene sottolineare che l’esistenza di un vincolo non è una sventura ma, al contrario, la rappresentazione dell’esistenza di elementi di valore da preservare e valorizzare e non da tombare con colate di cemento come si è fatto sin ora.
Ringraziamo ancora il Presidente della Commissione Urbanistica regionale, Marco Cacciatore, per la sua disponibilità ad incontrarci e a fornirci utili elementi di analisi per uno sviluppo sano e sostenibile del nostro territorio.






mercoledì 3 novembre 2021

ANCORA SULLA 167 A SANTA SEVERA: L'ENNESIMA OPERAZIONE DI SPECULAZIONE EDILIZIA

Mercoledì 27 ottobre in Consiglio, è stato approvato il progetto di nuove costruzioni in 167 a S. Severa. Nelle sedute di Commissione Urbanistica che lo hanno preceduto, si è cercato, in vano, di esporre le profonde criticità di questo intervento e spiegare che è ora di smettere di approfittare delle opportunità fornite da un Piano Regolatore - concepito ormai mezzo secolo fa - in puro spirito speculativo.

Possibile che in cinquant’anni non siamo stati capaci di crescere sui tanti errori commessi? Che ancora oggi si possa pensare di utilizzare beni pubblici (come i nostri terreni agricoli) e soldi pubblici (le sovvenzioni che prenderanno le cosiddette cooperative di costruzione) per vomitare migliaia di metri cubi di cemento per soddisfare le mire di pochi ai danni di tutti gli altri?

Il progetto presentato, poi, rappresenta l’antitesi della qualità abitativa. Si tratta di cubetti e parallelepipedi posti lungo percorsi di strada carrabile. Non c’è alcuna visione di quartiere, nessuno spazio per la vita sociale, né un’idea di uno sviluppo organico mirato a favorire la qualità della vita.

È un progetto utile solo alla parcellizzazione dei lotti. A un costruttore basteranno 45mila euro circa per ottenere il diritto di proprietà sul lotto da edificare e, ottenute le sovvenzioni dalla Regione, potrà procedere all’edificazione della sua porzione, del suo cubetto.

È però prevista la costituzione di un fantomatico consorzio dei costruttori che dovrebbe garantire il Comune sulla correttezza delle procedure. Ossia, i soggetti consorziati dovrebbero fare i controllori di se stessi. Imbarazzante! Tanto più che è prevista la possibilità che i diversi costruttori partano in tempi diversi rendendo così l’esistenza del consorzio un vincolo formale privo di efficacia.

In più, il progetto non prevede una connessione carrabile, pedonale o ciclabile con l’abitato di Santa Severa e nemmeno con la vecchia zona 167. Due episodi speculativi, due isole di alloggi buoni forse per dormire o villeggiare ma inadatti a una concezione sana dell’abitare.

Per fare la spesa, comprare il giornale o per qualunque attività, sarà sempre necessario prendere la macchina, con l’aggravante che uscendo dalla lottizzazione l’unica possibilità prevista sul progetto è quella di immettersi sull’Aurelia in direzione nord e naturalmente si potrà entrare solo venendo da sud.
Tanto ci sarebbe ancora da dire e tanto altro è stato detto in Commissione nel tentativo di spiegare perché questa operazione è sbagliata. Il risultato è stato quello di mettere qualche toppa qua e là sugli incartamenti sotto forma di emendamento o di promessa per future migliorie, senza cambiare, purtroppo, il risultato.

lunedì 1 novembre 2021

167 A SANTA SEVERA: BENEFICIARI SBAGLIATI

Speculare con la scusa delle case "popolari"

Mercoledì 27 ottobre in Consiglio comunale, è stato approvato il progetto di nuove costruzioni a S. Severa ai sensi della legge 167.

Questo progetto è dannoso quanto ingiusto perché si basa sul finto presupposto che le nuove case siano destinate a chi ha bisogno di un’abitazione e non può affrontare i costi di mercato, quando, come accaduto per la vecchia 167, queste regole sono facilmente aggirabili in fase di compravendita. Ci risulta infatti che almeno il 50 percento delle case già costruite in 167 siano in realtà usate come casa per le vacanze. Altro che case per chi altrimenti non riuscirebbe a comprare un alloggio: queste case sono utilizzate a scopo speculativo.

La ciliegina sulla torta l'ha messa la legge 119 del 2018 con l’articolo 49 bis. Fino ad allora, per limitare i fenomeni speculativi sulla 167, esisteva un vincolo che imponeva ai beneficiari di questi immobili - per un periodo di 20 anni - un prezzo massimo stabilito in caso di rivendita.

La legge veniva comunque aggirata, prevalentemente con pagamenti al nero, così che le cosiddette case popolari si sono trasformate negli anni in seconde/terze case, case di villeggiatura o da mettere a reddito. Con la legge del 2018 purtroppo, il malcostume e la speculazione sono diventati legali. Chi oggi acquista una casa in edilizia convenzionata e agevolata, dopo soli 5 anni potrà svincolarla dal regime di prezzo massimo e rivenderla a prezzo di mercato, lucrando sul consumo di suolo e sui soldi pubblici utilizzati per la costruzione. 

Ne consegue che il regime di convenzione, grazie al quale si acquisisce in maniera agevolata il diritto di proprietà su un terreno come quello interessato da questa sciagurata operazione, e i soldi dei contribuenti con cui vengono finanziati i costruttori non sono investimenti pubblici a favore di eventuali aventi diritto ma strumenti di speculazione per le imprese di costruzione e coloro che nelle case “popolari” vedono un’opportunità di investimento. 

Il Paese che vorrei ha già organizzato una riunione in cui questo pseudo progetto è stato ampiamente analizzato e discusso; un’importante occasione di confronto che ha visto la partecipazione del Comitato per l’Emergenza Abitativa, del gruppo di Sinistra Democratica, di Rifondazione Comunista, dei consiglieri comunali del gruppo Paese che vorrei e del gruppo misto. Si tratta di momenti di confronto importanti per favorire la conoscenza e la consapevolezza da parte dei cittadini. Altri incontri seguiranno su questo e su altri temi che segnano il futuro del nostro territorio.

















sabato 30 ottobre 2021

DDL ZAN: AFFOSSATO NEL SEGNO DELLA PEGGIORE POLITICA, MA LA NOSTRA BATTAGLIA NON SI FERMA

Sarebbe bastato poco per portare l’Italia al passo con i paesi che tutelano i diritti di tutti e tutte, e soprattutto per proteggere almeno un po’ di più quelle persone che vengono aggredite o discriminate semplicemente per ciò che sono.

Il DDL Zan è stato affossato al Senato con voto segreto, nel segno della peggior politica e del peggior bigottismo. E a fronte di alcuni voltafaccia avvenuti nel passaggio della discussione dalla Camera al Senato, è forte il sospetto che dietro questo affossamento ci siano interessi e accordi che riguardano altro. Ossia, che la comunità LGBTQIA+ e le persone disabili siano state utilizzate come merce di scambio. Tale mercanteggiamento è avvenuto soprattutto sulla pelle delle persone trans e intersex, le cui identità sono state ripetutamente ignorate e, ancor peggio, offese durante il deprimente dibattito parlamentare, in molti interventi di un’abissale ignoranza o totale malafede.

Un po’ come quando, durante la discussione sulle unioni civili le forze più retrograde continuavano a ripetere che “da qui in poi sarà possibile per chiunque sposarsi con il proprio animale domestico”, uno dei leitmotiv di questa discussione è stato “perché con questa legge uno può svegliarsi una mattina e dichiararsi uomo, poi la mattina dopo dichiararsi donna, e così via”. Un’assurdità che è un insulto al vissuto di persone che hanno il diritto di essere ciò che sanno di essere, a seguito di un percorso profondo, consapevole e troppo spesso faticoso e doloroso per colpa dell’arretratezza culturale del nostro paese.

La stessa tesi che i proponenti avrebbero rifiutato ogni mediazione è una scusa. Primo, perché pressoché la totalità della comunità LGBTQIA+ e dei disabili (ossia delle persone che questa legge avrebbe dovuto proteggere e tutelare) si è sin dall’inizio espressa in favore del DDL così com’era. Secondo, perché chi proponeva modifiche sapeva benissimo che ogni cambiamento del DDL ne avrebbe causato il ritorno alla Camera (dove peraltro la stessa Italia Viva l’aveva approvato senza obiezioni) e un quasi certo rischio di conseguente cancellazione, per via del semestre bianco e delle elezioni che con ogni probabilità saranno nel 2022.

Infine, perché pressoché la totalità di queste modifiche era strumentale o semplicemente cinica. Chi chiedeva la cancellazione di alcune identità; chi temeva un rischio per la libertà di espressione (già tutelata, oltre che dalla Costituzione, dalla stessa legge Zan con un emendamento approvato alla Camera); chi paventava l’obbligo per tutte le scuole, in particolare private, di dover inserire nei programmi una fantomatica teoria gender (teoria che non esiste, come non esiste nella legge l’obbligo di inserirla nei programmi). Infine, il paradossale “benaltrismo” secondo il quale il nostro Parlamento dovrebbe dedicarsi a problemi “più seri”. Primo: i diritti sono un problema serio, e non c’è giustizia sociale senza diritti civili; secondo: se non fosse stato fatto ostruzionismo sulla base di questo benaltrismo, il DDL Zan sarebbe stato approvato in pochissimo tempo, e il Parlamento avrebbe potuto occuparsi di altro.

Insomma, non ci sono alibi per coprire questa vergogna. E infatti la comunità LGBTQIA+, le persone disabili, e tutte le persone con esse solidali, sono scese immediatamente in piazza inaugurando una nuova stagione di battaglie. Il Paese che Vorrei ci sarà.

venerdì 29 ottobre 2021

CHIEDIAMO TUTELA DEI DIRITTI E QUALITÀ PER IL RILANCIO SOCIALE ED ECONOMICO DEL TERRITORIO

In un gioco di propaganda becera, il Sindaco si lancia in valutazioni fantasiose e accusa la Lista e il Gruppo consiliare del Paese che vorrei di essere contrari alla possibilità di offrire una casa a chi appartiene alle fasce più fragili della popolazione. Niente di più falso. Da anni ci battiamo per questo ma il nostro obiettivo è di riuscire a farlo in tempi rapidi, evitando il consumo di suolo e riqualificando il nostro tessuto urbano.

L’operazione in 167 a Santa Severa che la Maggioranza ha appena approvato in Consiglio comunale, con il voto favorevole dei consiglieri della Lega e di Forza Italia, non va affatto in questa direzione.
Cosa allora, sarebbe stato giusto fare?

  1. Smetterla di approfittare delle “opportunità” offerte dagli errori di un vecchio Piano Regolatore superato e privo di quella cultura della tutela del territorio e della qualità degli insediamenti abitativi che ancora fatica a entrare nella testa di chi è abituato a concepire l’edilizia come un’opportunità speculativa. È necessario ridefinire i rapporti tra insediamento abitativo, patrimonio naturale e accesso al mare da proiettare in una visione sociale ed economica nuova, nel rispetto dell’ambiente come fondamento della qualità della vita dei residenti e oggetto di promozione economica e turistica.
  2. Procedere a una ricognizione di tutti gli edifici abbandonati, invenduti, non ultimati, ecc. e sviluppare un progetto organico di riqualificazione del tessuto urbano che prenda in considerazione accessibilità, servizi, verde pubblico, trasporto sostenibile. Questo intendiamo quando parliamo di evitare nuovo consumo di suolo e riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente.
  3. Stabilire un piano di intervento con Ater invece che con fantomatici consorzi di costruzione. Così facendo limiteremmo il rischio di fenomeni di corruzione e pagamenti al nero sull’acquisto della prima casa da parte di chi non ne ha titolo e i cittadini otterrebbero maggiori garanzie sul rispetto del proprio diritto ad accedere agli immobili di edilizia convenzionata, agevolata o sovvenzionata. Da anni chiediamo al Comune e ad Ater interventi di recupero e riqualificazione volti ad aumentare l’offerta di abitazioni efficienti, correttamente inserite nel contesto urbano e naturalmente a costi accessibili alle fasce più in difficoltà.

Non è difficile da capire se si hanno a cuore gli interessi della collettività e una visione di lungo periodo in grado di recuperare il valore del territorio che abitiamo e vorremmo lasciare in eredità ai nostri figli.

Certo, continuare a saccheggiare le nostre risorse è più facile ma è ora di abbandonare le vecchie logiche e impegnarsi per realizzare un Paese migliore promuovendo azioni volte al miglioramento della qualità della vita che, la storia lo ha dimostrato, non può prescindere dalla tutela del nostro patrimonio ambientale.



domenica 19 settembre 2021

SPREGIO PER I REGOLAMENTI E DISPREZZO PER LA DEMOCRAZIA: CADUTA OGNI FINZIONE


All’ultimo Consiglio comunale è andata in scena l’ennesima dimostrazione del disprezzo che il Sindaco, la Maggioranza e i loro sodali hanno nei confronti dei cittadini e della democrazia.

Paradossalmente, questa volta ciò è avvenuto bocciando una mozione (presentata per la seconda volta dai consiglieri di opposizione) che chiedeva semplicemente il rispetto di regole che la stessa maggioranza aveva approvato (il Regolamento della materia referendaria) nonché dello Statuto comunale che definisce le modalità nelle quali l’amministrazione deve operare. Motivo del contendere, i referendum sui project financing.

I promotori hanno consegnato le firme necessarie nei tempi previsti per chiedere l’indizione del referendum entro il 2021. Nonostante i termini definiti dal Regolamento, sono passati mesi prima che l'Amministrazione si degnasse di decretarne la validità.

Quando infine si sono decisi a farlo, a rigore di Statuto, il Sindaco avrebbe dovuto stabilire la data della consultazione e, in attesa di questa, interrompere ogni attività relativa ai project in oggetto. Invece, Tidei ha preferito fregarsene e scagliarsi contro i costi di una democrazia “scomoda” per lui e la sua maggioranza. In particolare ha preferito prendersela con il costo necessario a informare i cittadini sui quesiti referendari. Fumo negli occhi visto che già ad agosto i consiglieri del gruppo Paese che vorrei e del Gruppo misto, oltre a dichiararsi disponibili a modificare il regolamento per diminuire sensibilmente le spese, avevano fatto presente come la comunicazione potesse avvenire a costo zero se recapitata all’interno di un’altra missiva del Comune (ad esempio, insieme ai bollettini TARI).

Il “ducetto de noantri” ha preferito invece prendere tempo e perdere l’opportunità di risparmiare denaro pubblico; spreco di cui Sindaco e Maggioranza sono gli unici responsabili.

Tutto è diventato lecito pur di portare avanti i piani di privatizzazione, smantellamento e predazione dei beni comuni.

Anche Segretaria Generale e Presidente del Consiglio - le figure istituzionali che dovrebbero assicurare l’osservanza delle regole - hanno ormai abdicato al proprio ruolo di garanzia. Anzi, in consiglio il Presidente ha candidamente dichiarato che a lui i project piacciono e che riteneva fosse necessario bocciare la mozione e proseguire gli iter, in barba al rispetto dei cittadini e delle regole democratiche.
E così hanno fatto. Senza imbarazzo o dignità, continua questa farsa che vede esponenti di vecchie e attuali maggioranze interpretare la loro particina di pedine di un potere finalizzato al mantenimento di sé stesso, delle sue insopportabili dinamiche antidemocratiche, del suo nauseante scenario di egoismi, di complicità e alleanze strumentali al perseguimento del proprio interesse.

Persa ogni remora, fame di potere e arroganza saccheggiano scompostamente risorse che, invece di essere utilizzate per migliorare la qualità della vita, sono oggetto di spartizione per tenere buona la maggioranza e non solo.

Il bottino sono i beni comuni, su cui si scatenano speculazioni e affarismo di pochi contro gli interessi e i benefici di un’intera collettività.

domenica 22 agosto 2021

PERCHÉ NON DISEGNANO LE STRISCE BIANCHE?

Se non fosse per gli enormi disagi, per l’ingiustizia nei confronti dei cittadini, per le gravi conseguenze sulla vita della città, la commedia delle strisce blu sarebbe da morire dal ridere. Giustamente, invece, i santamarinellesi stanno iniziando ad arrabbiarsi sul serio.

L’incapacità nella gestione dell’intera operazione, il menefreghismo e il desiderio dell’Amministrazione di “fare cassa” a tutti i costi sono lampanti. Alle strade tappezzate di strisce blu si aggiunge ora (con una modalità ancor più tragicomica) il grande spiazzo “ex fungo”, che avrebbe potuto essere invece un luogo di posteggio libero anche (ma non solo) per rispetto verso i pendolari e i lavoratori.

Tra le molte domande senza risposta, una riguarda le strisce bianche, che per legge andrebbero disegnate in spazi non lontani dalle strisce blu e in numero congruo, e che invece non esistono.

Abbiamo fatto un calcolo a spanne sulle vie destinate al parcheggio libero per servire il centro – ma anche la stazione (via Ulpiano, via Don A. Ranieri e via Barone Marincola).


Lunghezza 500 m circa, strade senza marciapiedi, larghe poco più di vicoli e costellate di portoni, passi carrabili, sportelli delle utenze, lampioni.

Le dimensioni minime di uno stallo auto, SU UNA SUPERFICIE LIBERA DA INGOMBRI, sono di 4,5 x 2,3 m (D.P.R. 495/1992); lo standard è di 5 x 2,5 m.

Quindi, anche ammesso che sia giusto destinare quelle strade al posteggio, potremmo ricavarne circa 100 posti auto gratuiti.

Sono già pochi ma a questi dobbiamo toglierne circa:

10 - per la prossimità degli incroci

10 - per i passi carrabili

15 - per i cancelli

15 - per gli sportelli delle utenze e le scalinate pedonali

Arriviamo a 50 – e ci siamo tenuti larghi. 50 posti liberi per assorbire le esigenze di parcheggio di centro e stazione, con il risultato di congestionare alcune delle vie di passeggio più belle di questo paese.

Se poi consideriamo la larghezza (media 4,90/4,50 m in concomitanza dei lampioni) siamo fuori con l’accuso: non resta neanche lo spazio di sicurezza per il transito di auto e pedoni.






Disegnando le strisce bianche la FOLLIA di un parcheggio a pagamento all’ex Fungo diventerebbe palese.
Il susseguirsi di comunicazioni contraddittorie di Sindaco, Consiglieri di maggioranza e Assessori vari, poi, non fa altro che accrescere lo scoramento e l’arrabbiatura dei cittadini.

Intanto, poco più in là, in assenza di un’isola pedonale a piazza Trieste, residenti e villeggianti mangiano accompagnati da un flusso di macchine continuo.

Su tutto svetta l’assenza di un Piano Urbano del Traffico, obbligatorio per legge, che pretendiamo venga redatto al più presto e, soprattutto, da persone competenti!

Codice della strada

domenica 8 agosto 2021

L’AMMINISTRAZIONE CALPESTA STATUTO E REGOLAMENTO

Santa Marinella - Il 4 agosto 2021 in Consiglio Comunale, la maggioranza ha respinto una mozione, firmata da tutti i consiglieri d’opposizione, che sollecitava il rispetto dell’art. 29 del Regolamento sugli Istituti di Democrazia Partecipata (indicazione della data delle consultazioni referendarie) e dell’art. 80 dello Statuto Comunale (sospensione degli atti relativi ai temi oggetto del referendum al momento della sua indizione).

Un voto, quindi, che arbitrariamente disattende l’applicazione di Statuto e Regolamento. Si può fare?

Il Presidente del Consiglio e la Segretaria Generale hanno dichiarato, non senza un certo imbarazzo, che dal punto di vista procedurale, trattandosi di una mozione, questa poteva essere respinta, accolta o rinviata, indipendentemente dal suo contenuto. Tecnicamente, quindi, niente di irregolare, ma eticamente è ammissibile?

Ci troviamo di fronte a un paradosso: la maggioranza si rifiuta di approvare una mozione che dice in sostanza “bisogna applicare lo Statuto e il Regolamento”, per continuare a non applicarli, fino a che gli farà comodo.

Questa Amministrazione ha dimostrato di essere pronta a calpestare il proprio atto normativo fondante e un regolamento da lei stessa approvato - e con essi ogni rispetto per le regole democratiche e per i propri cittadini - pur di portare avanti, i 5 project financing oggetto dei 5 referendum consultivi promossi dal Comitato Santa Marinella per il Bene Comune.

Indigna, inoltre, che i consiglieri di maggioranza, un attimo dopo avere respinto una richiesta di rispetto delle regole, si siano sollevati per stigmatizzare l’irregolarità dell’urlo di protesta e di sdegno che si è sollevato nel pubblico - irrituale e acceso, sicuramente, ma comprensibile.

Oggi arriviamo addirittura a leggere sui social l’affermazione del Sindaco secondo cui i consiglieri di minoranza si sarebbero rifiutati di collaborare a una riduzione dei costi dei referendum, quando invece l’opposizione si è dichiarata più che disponibile ad operare eventuali modifiche in tal senso al regolamento (come il verbale della seduta sicuramente riporta). Una palese, strumentale, manipolazione della realtà.

Impossibile non constatare che siamo davvero alla frutta.

mercoledì 4 agosto 2021

SLAPP: UNO SCHIAFFO ALLA DEMOCRAZIA

La minaccia di querela come strumento per zittire il dissenso

A Santa Marinella l’aria si fa sempre più irrespirabile. Non bastava l’assenza di qualsiasi trasparenza e condivisione democratica, ora siamo arrivati all’attacco diretto a chi esprime un pensiero critico nel dibattito pubblico.

Oltre a rimuovere le voci contrarie dalle pagine Facebook riconducibili al Sindaco, insultare pubblicamente- via social o a mezzo stampa - gruppi o rappresentanti politici all’opposizione, tentare (invano) di ostacolare l’iniziativa referendaria attraverso l’ostruzionismo e la denigrazione dei promotori, ora siamo arrivati a sporgere o minacciare querela nei confronti di singoli cittadini, definiti odiatori seriali per aver osato sollevare dubbi sulla opportunità e pubblica utilità di alcuni progetti previsti dall’Amministrazione.

Naturalmente, non mettiamo in discussione il diritto di difendersi dalla diffamazione o dall’incitamento all’odio, attraverso gli strumenti previsti dalla legge. Ma non è questo il caso; qui è in gioco il nostro diritto ad analizzare, discutere ed eventualmente bocciare pubblicamente le iniziative dell’Amministrazione. Diritto messo a repentaglio da una tattica che tenta di abusare degli strumenti legali per reprimere le voci critiche.

È una tattica consolidata che nel mondo anglosassone ha già un nome: SLAPP. Una SLAPP è una “Querela Strategica Contro la Partecipazione Pubblica” utilizzata per prevaricare e mettere a tacere chi dissente. L’acronimo inglese è volutamente simile a "slap" (schiaffo) perché è uno schiaffo alla democrazia. Questa procedura di intimidazione, infatti, ha lo scopo di eliminare ogni contestazione.

L’azione è resa ancora più meschina dalla disparità di potere e di risorse economiche tra querelante e querelato. La “Querela Strategica” sfrutta questa disparità e trasforma questioni di pubblico interesse in dispute tecnico-legali per intimidire il querelato e indirettamente tutta la comunità. Lo scopo è inequivocabile: bloccare i cittadini nell'esercizio dei loro diritti politici e “fargliela pagare” per averli esercitati facendo leva sulle preoccupazioni, i fastidi e le spese che essere chiamati in causa comporta. Anche se si è innocenti, la difesa legale (praticamente indispensabile) costa centinaia di euro, un deterrente forte per il cittadino che vorrebbe solo esprimere il suo dissenso.

In molti casi, non serve neanche che la querela venga formalizzata: basta l’annuncio/minaccia per intimidire, inducendo all’autocensura e scoraggiando la società civile o specifiche categorie (attivisti, personale dipendente, giornalisti) dall’esprimere critiche o sollevare obiezioni.

È una brutta situazione e non solo per le conseguenze che le scelte unilateralmente prese dall’Amministrazione possono comportare. Siamo di fronte a una minaccia alla partecipazione e alla libertà di espressione che può avere gravi ripercussioni sulla crescita culturale della nostra città e sul modello di rapporti di potere che diamo ai nostri figli, sull’indipendenza dell’informazione e sul rispetto di noi stessi in quanto parte di una comunità.

A questa provocazione rispondiamo: non ci faremo intimidire.




venerdì 16 luglio 2021

IN UN PAESE NORMALE, DA NOI NO!

Zero idee, zero progetti, zero tutele. Solo una grande avidità di denaro da incassare senza obiettivi di spesa di utilità sociale; anche sui parcheggi, il Sindaco e la sua maggioranza non si smentiscono e a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini.

In un paese normale, un’Amministrazione sana partirebbe da uno studio sulla mobilità per individuare le difficoltà e le esigenze dei pendolari, lavoratori e studenti, dei residenti, delle categorie più fragili, dei turisti. Fatto questo, potrebbe decidere di sviluppare un piano di mobilità sostenibile che tenga conto delle diverse necessità, nelle diverse fasce orarie, nei diversi periodi dell’anno partendo dalla considerazione che, in un luogo di villeggiatura, la stagione estiva possa richiede misure differenti per gestire l’afflusso e traffico veicolare. Concetto difficile ma non impossibile da comprendere.

Il piano dovrebbe puntare a fornire ai cittadini un trasporto pubblico efficiente e ai turisti un sistema di collegamento tra le diverse spiagge e luoghi di interesse che spinga, gli uni e gli altri, ad usare meno i veicoli privati. Potrebbe (addirittura!) prevedere un criterio di qualità nella scelta dei mezzi affinché siano a basso inquinamento e totalmente accessibili e politiche attive per favorire l’uso di biciclette per i piccoli spostamenti cittadini.

Un’amministrazione sana, stimerebbe poi il costo dell’operazione verificando le possibili fonti di finanziamento e solo a questo punto valuterebbe la copertura dei costi residui attraverso l’istituzione di una tassa sul parcheggio su suolo pubblico, le strisce blu.

Perché in un’ottica sana le strisce blu servono a finanziare i costi di un trasporto pubblico - efficiente, capillare, di qualità, accessibile ai disabili ed ecologico - attraverso il pagamento di una tassa a carico di quei cittadini che, pur avendo una valida alternativa, scegliessero di utilizzare comunque la propria auto.

I pendolari, invece, non usano la macchina per sfizio ma per andare a lavorare; già pagano per recarsi al lavoro e non è giusto che paghino un’ulteriore tassa. I residenti lasciano la macchina per strada perché non tutti hanno un garage e sarebbe difficile portarsela in camera da letto; dovrebbero essere esentati dal pagamento del parcheggio intorno alla propria residenza.  Anche un bambino capirebbe che far pagare loro una tassa equivale ad avvantaggiare ancora coloro che già hanno la fortuna di potersi permettere un parcheggio privato.  

In prossimità delle vie commerciali, le aree di parcheggio (come ex-fungo o lucciola) dovrebbero essere gratuite per incoraggiare il parcheggio fuori dalle carreggiate stradali, se invece si vuole avere la comodità di parcheggiare davanti ai negozi è giusto che si paghi la sosta. Naturalmente, questo concetto non può valere per chi ha difficoltà motorie o altre generi di impedimenti, a cui deve essere sempre garantito un parcheggio in esenzione, aldilà della presenza o meno delle strisce gialle.

Ma in un paese normale, si ragionerebbe anche sull’inopportunità di istituire una nuova tassa in un periodo in cui una pandemia ha già pesantemente colpito l’economia di vita della maggior parte dei cittadini, soprattutto se, come nel nostro caso, le tasse fossero già alla massima aliquota e la TARI in aumento. Si ragionerebbe infine sul periodo più opportuno per far partire quello che non dovrebbe essere un ennesimo balzello ma un progetto per una mobilità sostenibile. E chiunque troverebbe assurdo e iniziare i lavori nel periodo estivo, quando la città è già piena di gente e di macchine.

Qui da noi non è così. Nessun progetto, nessuna indicazione sull’utilizzo dei proventi, nessuna prospettiva mirata al miglioramento della qualità della vita. Sempre e solo avidità che si abbatte sui cittadini che pagano e continueranno a pagare i danni culturali e materiali che l’incapacità della cosiddetta classe dirigente produce.