domenica 8 marzo 2020

PER I DIRITTI E LE LIBERTA' DELLE DONNE



8 marzo 2020, nel cuore dell’emergenza Coronavirus, i cortei che da anni riempiono le strade sono stati bloccati per motivi di sicurezza sanitaria. Non è il momento di manifestare, lo capiamo e lo rispettiamo. Ricordiamo però 3 temi importanti di cui, se non in piazza, è necessario parlare nelle nostre famiglie, nelle nostre case, sui posti di lavoro.
IL FEMMINICIDIO. Nel 2019, 103 donne sono state uccise per violenze consumate nel contesto di relazioni “affettive o domestiche”. Nel 2020 è entrata in vigore della legge Codice rosso per andare in soccorso delle donne vittime di violenza: aumentate le pene per i reati di violenza sessuale e maltrattamenti. Un primo passo non ancora sufficiente: deve cambiare la cultura. Servono fondi ai centri anti-violenza, supporto a chi fa le indagini e programmi specifici per fermare questa vera e propria “emergenza nazionale.
IL LAVORO. Il tasso di occupazione delle donne in Italia, a gennaio 2020, è del 50%. Quello degli uomini il 68,1%. Il divario è tra i più alti in Europa, quasi doppio rispetto alla media europea. Secondo i dati ISTAT le caratteristiche del lavoro femminile sono “precarietà, minore accesso alle figure apicali, crescita del part-time involontario e della sovra-istruzione”.
I salari: nel 2017, i redditi complessivi guadagnati dalle donne “sono in media del 25% inferiori a quelli degli uomini. È una forma di “doppio sfruttamento”, di cui non si parla abbastanza e che rivela un rapporto tra la violenza domestica e quella sui posti di lavoro.
LA SALUTE. In Italia è ancora necessario tutelare il diritto all’aborto. A 42 anni dall’approvazione della legge 194, il 68% dei ginecologi è obiettore di coscienza. In alcune Regioni è ancora difficile interrompere volontariamente la gravidanza. Paradossalmente, il Paese che, per bocca di una grossa fetta della politica, ancora mette in discussione il diritto all’aborto, non facilita l’accesso alla contraccezione. Siamo 26esimi in Europa per gratuità e accessibilità dei contraccettivi, vicini a Ucraina e Turchia. E i costi della contraccezione, dai preservativi alle spirali, ricadono prevalentemente sulle donne.
Oggi non scenderemo in piazza ma non scordiamo i temi legati alla libertà delle donne. Parliamone, confrontiamoci, ascoltiamoci. Ne va del futuro delle nostre comunità.